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Attendo con ansia di partecipare al @Digitalfestival di Torino. Apre domani. Intenso, interessante, innovativo. Ci saranno folle di visitatori e di addetti al settore. Un pienone di workshop, eventi live, presentazioni e molto molto networking. Ma ho un pensiero che mi tormenta. Un tarlo che non mi lascia tranquilla. Il nuovo governo finalmente si è insediato. Ma io non ho ancora sentito parlare dell’Agenda Digitale. Che cos’è l’Agenda digitale? Si tratta di misure. Provvedimenti che un ente attuatore – l’Agenzia per l’Italia Digitale – deve attuare subito per portare fuori il paese dalla crisi. Parlo della vera innovazione: banda larga e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Però questa famosa Agenzia Digitale non è ancora del tutto operativa.
Quindi a che serve parlare di digital se poi ci mancano le basi? Mi spiego. A cosa serve che la società civile, le aziende e chi lavora nel privato vada alla velocità della luce se la Pubblica Amministrazione non si svecchia? Ho curiosato sul sito di Agendadigitale.eu. Ho letto, se ho capito bene, che il Decreto Crescita 2.0 (quello che ha dato il via all’Agenda) prevede ben diciannove novità. Cinque sono state attuate, sei entreranno in vigore verso il 2014-15. Ma otto sono ancora nell’etere. Di cosa sto parlando? Cito un progetto a caso. La carta d’identità elettronica. Il pezzettino di plastica chippato che finalmente ci libera dall’assurdo pezzo di carta telata che puntualmente riduco ad uno straccio.
Non si può avere. Perché manca il decreto attuativo che definisce le modalità di funzionamento dell’Anagrafe nazionale digitale. Che in parole semplici sarebbe una delle prime forme di unificazione di tutti i nostri dati posseduti dalla PA e quindi, sospiro di sollievo, la fine delle corse pazze da un ufficio all’altro rincorrendo i nostri documenti. Un sogno. Cito da @Gianluca Dettori: Stesso destino per il decreto in materia di domicilio informatico, per quello sull’innovazione nel sistema dei trasporti e, soprattutto, per “l’Agenda nazionale che definisce i contenuti e gli obiettivi delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico” e per il “rapporto annuale sullo stato del processo di valorizzazione in Italia” che avrebbero dovuto essere approvati ormai da mesi a norma di quanto previsto all’art. 9. Manca il decreto attuativo per la digitalizzazione dei certificati di nascita e morte e quello per il Fascicolo Sanitario Elettronico (che doveva arrivare entro marzo). Idem per quello sugli incentivi fiscali alle startup e per le facilitazioni per gli scavi della fibra ottica.
È vero che solo per alcuni di questi decreti si può parlare formalmente di ritardi, perché per molti non c’era una scadenza definita nel Crescita 2.0. Eppure questo stessa indefinitezza è una debolezza del Crescita 2.0 che ora emerge in tutta la sua evidenza.
A caduta, la mancata operatività dell’Agenzia per l’Italia Digitale crea un intoppo per le misure di eGovernment e Smart City. La mancanza di un direttivo blocca tutto. Mancano i decreti attuativi che servono a snellire la burocrazia e l’uso della carta. Niente firme elettroniche, documento informatico, conservazione sostitutivi, protocollo informatico e fattura elettronica obbligatoria.
Quindi, domani andrò al @DigitalFestival. Vivrò in una realtà parallela virtuale comune ai paesi sviluppati del pianeta. Perché sui giornali e in televisione si parla di crisi economica e di taglio ai costi della politica. Di crescita azzerata e di esodati. Come se l’Italia potesse ancora aspettare.