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Regala un “Passaporto Sospeso” per Matera

Dalla “vergogna” alla luce. Una frase breve, secca, che sintetizza con chiarezza quello che è accaduto – e sta accadendo – a Matera. Dopo la nomina avvenuta nel 2017 a Capitale Europea della Cultura 2019, dalle pietre secolari si è sprigionata una vibrazione creativa che ha preso la forma di uno straordinario evento culturale articolato su un programma declinato lungo tutto l’anno. Chi è stato a Matera prima del 19 gennaio 2019 deve sapere che quello che c’è lì oggi è totalmente diverso da quello che c’era anche solo ieri. Ogni giorno succede qualcosa e ogni giorno la città cambia e si trasforma. Nel 2019 Matera è diventata il simbolo della rinascita del Sud Italia. E’ la prova concreta che la Cultura ha il potere di cambiare le cose. Di creare economia e benessere in modo sostenibile e durevole.

regala un "Passaporto Sospeso " per Matera
Matera illumina il mondo con la sua bellezza

La Cultura a Matera è passata come un raggio magico ridestando nei luoghi e nelle persone energie sopite da millenni. Per celebrare la nomina a Capitale della Cultura la città intera si è messa in gioco, complice un Programma articolato e dai contenuti prestigiosi ma, soprattutto, ideato con l’obiettivo di costruire relazioni fra le persone e favorire la condivisione. Ed è proprio in questo clima di espansione che il team di progettazione della Fondazione Matera Basilicata ha realizzato un progetto dedicato al tema della co-creazione e destinato a diventare una campagna di crowdfunding. Il progetto ha preso il titolo di “Passaporto Sospeso” .

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Open the future
Matera open future

Che cosè ” Passaporto sospeso” ?

Per chi non lo sapesse, nei bar di Napoli esiste la tradizione di pagare un caffè a chi verrà a consumare dopo. Si tratta di un gesto generoso pensato con l’intenzione di condividere la gioia di assaporare la tazzina di caffè con uno sconosciuto. “Passaporto Sospeso” nasce con la stessa intenzione: a chi acquista un “Passaporto Sospeso” sul portale www.innamoratidellacultura.it viene chiesto di regalarne uno – o più di uno – a persone sconosciute. L’intenzione è chiara: condividere la cultura significa condividere qualcosa che possiede un alto valore emozionale. Chi dice che con la “cultura si mangia” ha ragione. La Cultura dà lavoro a moltissime persone, nutre lo spirito, aumenta la capacità di critica e alimenta la democrazia. Se la Cultura viene regalata, il valore che acquista è davvero molto grande.

regala un Passaporto Sospeso per Matera
Una scena dello spot di Passaporto Sospeso

Come funziona la campagna “Passaporto Sospeso”?

La campagna, pubblicata sulla piattaforma www.innamoratidellacultura.it è strutturata su una proposta di acquisto del “Passaporto” culturale per gli eventi di Matera Capitale della Cultura accoppiata alla donazione di uno o più “Passaporti Sospesi”. Ma non è tutto. Il “Passaporto Sospeso” verrà donato attraverso la Caritas per consentire a persone svantaggiate di vivere una giornata all’insegna della Cultura e… della leggerezza. Tutti possono partecipare, basta decidere l’importo da donare e quindi il numero di documenti di ingresso che si desidera donare. La campagna terminerà a fine agosto e i biglietti saranno quindi resi disponibili per la fine del mese di settembre.

La campagna di comunicazione di Passaporto Sospeso interpretata da Dino Paradiso
La campagna di comunicazione di Passaporto Sospeso interpretata da Dino Paradiso

Uno spot divertente per comunicare la campagna di crowdfunding

“Passaporto sospeso” è stato ideato dal team culturale della Fondazione Matera Basilicata e prodotto dall’Agenzia di Comunicazione SCAI con sede a Potenza. Lo spot, un video divertente è interpretato dall’attore lucano Fabio Pappacena . Il concetto di “cittadinanza temporanea” che si intende proporre a chi viene in visita a Matera vede l’attore appoggiato al bancone di un bar intento a gustarsi una tazza di caffè e deciso a lasciarne uno pagato per chi verrà dopo di lui. Si tratta del famoso “caffè sospeso” , antica tradizione napolitana nata per celebrare la generosità e l’amicizia attraverso un piccolo e semplice gesto. Chi deciderà di partecipare alla campagna di crowdfunding potrà acquistare un biglietto di ingresso per Matera 2019 e regalarne uno – o più di uno – a persone che non conosce e, soprattutto, che non possono permettersi di acquistarlo. e di godere dii una giornata all’insegna del divertimento e della gioia.

La Cultura diventa un vero proprio “pasto” per l’anima, un nutrimento essenziale per migliorare la vita delle persone e dell’intera comunità.

Vuoi regalare un “Passaporto Sospeso” ? Vai al link della campagna www.innamoratidelalcultura.it e scegli la tua ricompensa.

Vuoi fare le cose in grande? Condividi la campagna con tutti i tuoi amici e invitali a regalare un “Passaporto Sospeso” per gli eventi di Matera 2019.

redazione www.innamoratidellacultura.it

Trascorrere la PAsqua a Matera

Programmi per Pasqua? A Matera! Innamorati della Cultura.

E’ proprio vero che attraverso la Cultura il sud Italia sta dimostrando con i fatti che esiste un modo, ecologico e democratico, per mettere in moto l’economia. Il turismo in Basilicata è in aumento esponenziale e quindi, quale migliore occasione che trascorrere le vacanze pasquali proprio a Matera?

Festeggiare la Pasqua a Matera con un tour straordinario per le vie religiose? Idea fantastica! La città quest’anno offre veramente tantissimo e, le giornate dedicate alle festività religiose, arricchiscono il programma di visita culturale rendendolo davvero unico.

Pasqua a Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Fai il pieno di eventi.

La Pasqua di Matera riporta ai riti sacri e ogni evento è ricco di storia, religione  e tradizione.

La rievocazione della Passione di Cristo è un evento straordinario che si svolge in un luogo  magico già a partire dal giovedì santo,  nei Sassi, a ridosso del Canyon della Gravina con uno spettacolo dedicato al “Presagio”.

Ieri, Venerdì Santo, si è svolta la processione sulla Via Crucis, un percorso disposto su quattordici stazioni lungo le strade del centro storico, Un saliscendi suggestivo che vede i fedeli portare sulle spalle le statue della Vergine Maria e di Gesù con l’accompagnamento musicale di brani storici eseguiti da una banda musicale. Inutile dire che la partecipazione è sempre altissima e l’effetto emozionale unico al mondo.

Oggi è il sabato della vigilia. La Pasqua a Matera è straordinaria. Nelle chiese cittadine si celebra la “benedizione del Cero Pasquale, un rito seguito dai materani che affonda le radici nella storia locale e si narra che una volta, i bambini della città utilizzassero un oggetto simile ad un atavola di ferro chiamata “tracca troch”.

Il giorno di Pasqua è il culmine dei festeggiamenti che, uniti agli eventi culturali organizzati per celebrare la nomina di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, rendono la visita ancora più interessante e ricca .

Come si arriva a Matera?

In treno, con Italo fino a Napoli e poi in bus. In aereo fino a Bari e poi in bus o con un taxi (prenderlo collettivo conviene!). La città si può visitare a piedi ma…senza il “passaporto” non si va da nessuna parte, Che cos’è il “Passaporto”? E’  il biglietto unico ideato dalla Fondazione Matera Basilicata per accedere agli eventi. Dove si acquista? Sul sito della Fondazione www.materaevents.it. It oppure on line su diversi canali di distribuzione come, per esempio, Ticketone. Per una visita al top è bene fare programmi.

Il “Passaporto” di Matera è stato creato per dimostrare la volontà da parte della città di aprirsi al turismo offrendo una cittadinanza culturale temporanea. E’ un bel modo per dimostrare la nuova vocazione turistica legata alla cultura che la città dei Sassi offre al mondo dimostrando con i fatti che il passaggio da “città della vergogna” a “città dei sogni” è avvenuto proprio grazie alla cultura.

Due consigli per passare al meglio la vacanza.

Arrivati a Matera, non perdete l’occasione di assaggiare le specialità gastronomiche tradizionali: la “panarella” dolce di pastafrolla con al centro un uovo sodo e il celebre “pane di Matera” ma anche le torte di ricotta e le “spumette”  meringhe, soffici soffici a base di chiara d’uovo, zucchero a velo e  farina di mandorle.

Siete pronti per trascorrere la vostra vacanza di Pasqua a Matera?  Buona visita e… auguri dal nostro staff!

Redazione www.innamoratidellacultura.it

Hai un’ idea in mente? Carica il tuo progetto sulla nostra piattaforma di crowdfunding dedicata alla cultura.

Turismo culturale. Ogni vacanza vale

È un dato di fatto che il nostro  patrimonio culturale piace moltissimo agli stranieri. Negli ultimi anni anche noi  italiani ci siamo accorti delle straordinarie meraviglie artistiche che abbiamo proprio sotto casa.

I dati Istat rivelano che ci siamo #innamoratidellacultura al punto da far registrare una crescita del 20% dal 2016 ad oggi.

Quali sono le mete preferite dagli italiani quando si tratta di cultura?

Le statistiche indicano il Veneto come prima scelta (16,5 per cento delle presenze nel 2010), a cui seguono Lazio (15,8 per cento) e Toscana (15,2). Tre stranieri su dieci invece vanno in Lazio (33,7 per cento), poi in Veneto (25,2 per cento) e Toscana (17,2 per cento).

Prima del terremoto l’Emilia Romagna era gettonatissima. Oggi molto meno.

Nelle destinazioni top vince sempre il tour “classico e romantico”  con le città d’arte in testa : Venezia, Roma Firenze.

Ma è il “turismo slow” il vero campione di preferenze. Esiste una nuova identità. E’ quella del  turista culturale. Si tratta di persone più selettive, dai gusti decisamente più sofisticati , amanti della natura, dell’arte e che in linea generale preferiscono un approccio più “lento” . Il cambiamento nei gusti illustra un modo di trascorrere le vacanze più umano, meno costoso e meditativo. Il turismo culturale è arricchito dal turismo enogastronomico che altro non è che un modo per conoscere la cultura dei luoghi passando attraverso le ricette tradizionali del luogo. L’Italia, da sud a nord, offre una varietà praticamente infinita di luoghi e di sapori. Il risultato è che nelle località di interesse storico e artistico, le presenze di italiane sono cresciute del 17 per cento e  quelle di stranieri del 54 per cento.

Dove vanno gli #innamoratidellacultura quando c’è un ponte o una vacanza?

Nord, centro o sud? Sud. Senza ombra di dubbio. Direzione? Calabria.

La curiosità ci ha spinti verso un piccolo centro del Vibonese che dall’inizio dell’anno sta registrando un numero di visitatori in costante e continua crescita. Stiamo parlando di Soriano Calabro.

L’attrazione esercitata da questo piccolo centro, situato in  provincia di Vibo Valentia è il concentrato di bellezze architettoniche e storiche immerse in  un paesaggio da mozzare il fiato.

Passeggiare al tramonto lungo le spettacolari  rovine dell’antico convento dei padri domenicani raso al suolo dal  terribile terremoto del 1783 è emozionante e magico allo stesso tempo .

Il monastero è un complesso monumentale risalente al 1550. In età barocca, divenne uno dei più ricchi e famosi conventi domenicani d’Europa ]ed uno dei santuari più frequentati dell’Italia meridionale. L’edificio  originale era formato da cinque chiostri, la chiesa era lunga quattro campate ed aveva sei cappelle laterali. Monumentale è una definizione azzeccata.

Oggi i resti più consistenti si riferiscono alla parte inferiore della facciata della chiesa barocca, mentre rimangono tutte le strutture portanti fino all’altezza del piano terra: l’intero complesso è stato oggetto di un restauro conservativo nel secondo dopoguerra.

In tema di cultura italiana, la Pasqua di Soriano Calabro è ricca di  tradizioni. Culinarie e religiose. Come in molto comuni del vibonese anche qui si tiene l’“Affruntata”, rievocazione dell’incontro tra il Cristo Risorto e sua Madre. Una processione meravigliosa seguita con partecipazione da centinaia di persone. Che finita la festa si godono le meravigliose creazioni della pasticceria locale.  In Calabria abbondano le ricette di biscotti di ogni forma e sapore.  Si dice che i dolci tipici di Soriano Calabro siano stati tramandati dal un monaco misterioso. Santo subito!  I suoi “marzelletti” gustosi e delicati sono vero e proprio un concentrato di bontà. uo a tutti, e buona visita!

Redazione – www.innamoratidellacultura.it

Al via le celebrazioni per i duecento anni di Giacomo Leopardi.

L’infinito di Giacomo Leopardi? Alzi la mano chi non l’ha studiato a scuola! Nel 2019 ricorrono i 200 anni del celebre poeta italiano e a Recanati i festeggiamenti saranno davvero straordinari.

Giacomo Leopardi. Al via i festeggiamenti per i 200 anni del celebre poeta italiano.

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Casa Leopardi a Recanati oggi è un magnifico Museo.

 

Il prossimo 21 dicembre prende avvio a Recanati il progetto “Infinito” . Un anno intero di festeggiamenti con un calendario fitto fitto di mostre, spettacoli, conferenze, pubblicazioni dedicate al bicentenario di uno dei più celebri componimenti nella storia della poesia italiana.

Il nucleo  del progetto è rappresentato da una straordinaria esposizione del manoscritto vissano del celebre componimento a Villa Colloredo Mels.

Villa Colloredo Mels a Recanati

Infinito Leopardi” è un progetto promosso dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario de L’Infinito di Giacomo Leopardi, istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la partecipazione di Regione Marche, Comune di Recanati, Centro Nazionale Studi Leopardiani, Casa Leopardi, Centro Mondiale della Poesia e della Cultura e Università degli Studi di Macerata. http://www.leopardi.it/centro_mondiale.php

Il 21 dicembre avrà luogo la prima parte delle celebrazioni con la realizzazione di due sezioni espositive: la prima, curata dalla studiosa Laura Melosi, direttrice della Cattedra Leopardiana presso l’Università degli Studi di Macerata, dal titolo “Infinità / Immensità. Il manoscritto”. Questa mostra  vedrà la riscoperta del patrimonio leopardiano dei manoscritti di proprietà del Comune di Visso e la loro esposizione straordinaria a Villa Colloredo Mels insieme all’autografo de “L’Infinito”, cuore simbolico del progetto e si avvale, per la gioia di chi alle mostre vuole imparare divertendosi, di strumenti multimediali ne accompagnano la visione, la comprensione e consentono l’approfondimento della storia che lo ha condotto fino a noi.

L’infinito di Giacomo Leopardi compie 200 anni

 

La seconda sezione della mostra, intitolate C “Mario Giacomelli. Giacomo Leopardi, L’Infinito, A Silvia”, è  curata da  Alessandro Giampaoli e Marco Andreani, ed espone la  sequenza fotografica al centro di uno dei capitoli più affascinanti e meno indagati della storia della fotografia italiana del dopoguerra e dei rapporti tra letteratura e fotografia.

Saranno esposte “A Silvia”, il celebre foto-racconto ispirato all’omonima lirica di Leopardi, nella sua versione originale del ’64, di cui fino ad oggi si erano perse le tracce e in quella del 1988, insieme con la serie de “L’Infinito”.

Le celebrazioni continueranno nel periodo estivo fino all’autunno,  dal 30 giugno al 3 novembre 2019 (inaugurazione prevista il 29 giugno, giorno in cui cade il compleanno del poeta recanatese), con due mostre che ruotano intorno all’espressione dell’infinito nell’arte, “Infiniti” a cura di Emanuela Angiuli e “Finito, Non Finito, Infinito” a cura di Marcello Smarrelli, con uno straordinario percorso che attraversa l’epoca  romantica sino ad arrivare ai nostri giorni.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete

Oltre alle mostre, le celebrazioni saranno accompagnate da eventi collaterali curati da massimi esperti del panorama culturale italiano e internazionale con un’attenzione particolare per le nuove generazioni.

Per maggiori informazioni www.infinito.it e qui di seguito un breve vademecum per chi è interessato a trascorrere le festività facendo il pieno di cultura.

 

Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10-13/15-18. Chiuso lunedì, 25 dicembre e 1 gennaio

 Tariffe: biglietto unico mostra e circuito Recanati Musei intero 10 euro; ridotto 7 euro (gruppi minimo 15 persone, possessori di tessera FAI, Touring Club, Italia Nostra, Coop, Alleanza 3.0 e precedenti Adriatica, Bordest, Estense, gruppi accompagnati da guida turistica abilitata); ridotto 5 euro (Recanati Card, aderenti Campus l’Infinito, gruppi da 15 a 25 studenti); omaggio minori fino a 19 anni (singoli), soci Icom, giornalisti muniti di regolare tesserino, disabili e la persona che li accompagna.Con il biglietto di mostra si accede al circuito museale di Recanati: Musei Civici di Villa Colloredo Mels, Museo dell’Emigrazione Marchigiana, Museo “Beniamino Gigli”, Torre del Borgo.

Visite guidate: ogni sabato ore 17, su prenotazione 

Info e prenotazioni: Villa Colloredo Mels 071 7570410 – recanati@sistemamuseo.it

Redazione – www.innamoratidellacultura.it

 

Storie di comunità in… una scatola di latta!

Riscoprire la comunità attraverso la poesia, la memoria e  la cultura locale.

E’ proprio vero. Per andare avanti occorre guardare indietro. Per dare nuova forma al nostro futuro dobbiamo guardare al nostro passato. O, meglio ancora, dentro ad una scatola di latta.

La storia che vi raccontiamo prende il via da una domanda: come contribuire allo sviluppo del proprio territorio all’indomani di una laurea in Scienze per la cooperazione e lo sviluppo? 

A interrogarsi è Gianluca Palma, che si definisce il custode sociale di una scatola molto particolare, uno scrigno di beni comuni, raccolti come fiori con riguardo e cura, camminando per le vie dei paesi del sud della Puglia. Con uno statuto per la costituzione di un’Associazione di Promozione Sociale, scritto ma lasciato in un cassetto, la Scatola di latta è formata da un gruppo spontaneo di persone, che opera da tre anni principalmente sul territorio della provincia di Lecce, rivolgendo però lo sguardo a tutto il meridione.

La Scatola di latta nasce con l’intento di promuovere occasioni di conoscenza e di coinvolgimento delle comunità locali, attraverso passeggiate esplorative spontanee e incontri di convivialità, con un chiaro invito a scoprire la bellezza, promuovendo un’educazione estetica e poetica per tutti. Passeggiate itineranti per paesi e paesini, tra paesani e con i paesani, per abilitare i cittadini alla partecipazione culturale a sostegno della valorizzazione diffusa dei patrimoni locali esistenti.

Succede nel Basso Salento. Passeggiare per concedersi di curare lo sguardo, per scoperchiare prima di custodire, passeggiare per spiare dietro un balcone, per accorgersi di un dettaglio architettonico forse mai davvero guardato. Passeggiare perché chissà chi viene stasera, chissà chi spontaneamente leggerà una sua poesia, chi metterà a disposizione la sua arte, chi rivelerà i segreti del suo antico mestiere. Passeggiare insieme per ascoltare la spontanea declamazione di un verso del paesologo Franco Arminio o per stupirsi, perché accanto ad un noto poeta come Vittorio Bodini, c’è uno scrittore locale ancora da scoprire e da svelare.

 

Storie di ordinaria resilienza.

Passeggiate spontanee che richiedono l’avanscoperta e lo scouting di un gruppo più ristretto di volontari che svolgono un’attività di promozione e di valorizzazione del capitale sociale, culturale, umano sui territori.

Sono già sessanta i paesi salentini per ora in custodia sociale nella scatola, che si avvia verso il raggiungimento del numero complessivo di paesi battuti a piedi nella provincia leccese, senza tralasciare alcune esperienze realizzate fuori dalla provincia, come anche in Molise e in Basilicata, con la prospettiva futura di esportare le storie per condividerle con un pubblico più ampio.

Passeggiate spontanee, ma anche inedite e irripetibili, perché difficilmente si ritorna nello stesso paese e, quando accade, il ritorno comporta l’attivazione di altre energie e competenze ad arricchire nuovi sguardi, nuove sinergie e nuove scoperte.

Comunità erranti di persone si ritrovano spontaneamente a passeggiare per conoscere e conoscersi, per ascoltare e ascoltarsi, per raccontare e raccontarsi di storie di erranza ma anche di restanza.

Storie di ordinaria resilienza e di straordinario amore, proprio come il titolo di uno degli incontri conviviali organizzati, che si articola in più appuntamenti attorno a storie che raccontano comunità resilienti e generative. Come la storia di due coniugi ottantenni, che si avvicinano alla chiusura della loro attività commerciale in un piccolo paese del sud e, che saranno protagonisti di uno dei prossimi incontri calendarizzati. Questo è riscoprire il valore della comunità!

Storie di beni comuni materiali e immateriali, tangibili e intangibili, manifesti e nascosti, di difficile censimento. Storie di grande ricchezza e valore sociale, particolarmente meritevoli di essere ri-conosciute, preservate e custodite gelosamente per salvaguardarne la memoria. Storie che assicurano nuove immersioni nell’immaginario e che, in una immensa rete di scambi, innescano processi creativi che rimodulano il rapporto delle comunità con il territorio di appartenenza.

Gianluca e i suoi amici non sono guide turistiche nel senso tradizionalmente inteso, ma praticano invasioni dolci per realizzare ponti e contaminazioni fra contesti, organizzazioni e persone diverse e, quindi, per sviluppare quel capitale sociale che rafforza e crea i legami nelle comunità.

Presso Tuglie

Gli incontri e gli eventi della Scatola di latta sono totalmente in forma gratuita, con l’azione propositiva, estranea alla logica dei bandi e dei finanziamenti, di “sperimentare una forma alternativa non istituzionalizzata” di coinvolgimento delle comunità offline e online, favorendo processi partecipativi e stimolando sul territorio il networking fra gli attori delle comunità.
Si cerca, da un lato, di rammendare, nel senso di riallacciare le risorse e le competenze di cui è ricco il territorio per ricucire relazioni di fiducia e di reciprocità, permettendo quel baratto culturale tra persone che mettono a disposizione i propri saperi, conoscenze e arti; dall’altro di facilitare connessioni e opportunità per progettualità d’azione con altri attori sui territori. Un lavoro di tessitura di relazioni, che partendo dalla costruzione stessa della comunità ne promuove la capacitazione. Memoria e identità di paesi, paesini e paesani, custodite gelosamente in una scatola di latta: beni comuni di cui occuparsi per una responsabile maturità civile e sociale.
Ci sono tutte le componenti per una infrastrutturazione culturale tra territori e comunità.

 

A questo link la pagina Facebook del progetto.

Mentre a questo link potrete visitare ed iscrivervi al blog.

Vuoi contattare la “Scatola di latta”?

scatoladilatta2014@gmail.com  –  cell. 3395920051

Redazione  #innamoratidellacultura     

Vuoi pubblicare anche tu il tuo articolo? Inviacelo a progetti@nnamoratidellacultura.it

 

Innamorati dei giardini storici italiani

Nei secoli passati i giardini d’Italia sono stati  una fonte inesauribile di ispirazione per poeti e pittori.

Tra le aiuole elaborate, spesso disegnate e curate da architetti e giardinieri di grande fama,  hanno passeggiato re, regine, principesse e principi. Questi luoghi incantati, che hanno fatto da scenario alla vita sociale e politica del nostro paese sono  una delle innumerevoli meraviglie che il nostro paese offre e che sono da visitare almeno una volta nella vita.

Giardini La Mortella a Ischia

E’ possibile avere informazioni  grazie al grande lavoro costruito negli ultimi vent’anni da Grandi Giardini Italiani, la rete fondata nel 1997 per promuovere il turismo orticulturale che raccoglie i più bei giardini visitabili in Italia e offre informazioni dettagliate su percorsi, visite e orari.

Castello di Miradolo in Piemonte

Ho pensato di descriverne solo alcuni spaziando da nord a sud perché questa forma di turismo culturale racconta la storia del nostro paese in un modo semplice, delicato ed emozionale.  I giardini e gli orti botanici sono luoghi dell’anima che fanno parte della nostra cultura e che raccontano con i loro colori e profumi l’essenza del nostro magnifico paese.

Giardini più belli in Lombardia

In Via Via Madonna Fametta 1, a Castellazzo di Bollate (Mi) troviamo Villa Arconati. Creata da Galeazzo Arconati mette a disposizione un  giardino davvero stupefacente. Si tratta di un vero  e proprio tripudio di costruzioni barocche immerse in un bosco di castagni,  carpini e faggi.  Passeggiando tra i lunghi viali incastonati fra aiuole multicolori e arbusti di ogni varietà e forma, si incontrano diverse fontane che realizzano stupefacenti giochi d’acqua. La guida mi ha riferito che questo sistema idrico è  stato realizzato da Arconati seguendo gli studi di Leonardo da Vinci. Il giardino di Villa Arconati è un vero e proprio teatro all’aria aperta dotato di quinte e di volte. C’è persino un labirinto dove perdersi è d’obbligo!

Giardini più belli in Piemonte

A Verbania troviamo i Giardini Botanici di Villa Taranto disposti sulla sponda piemontese del Lago Maggiore tra Intra e Pallanza.  Il giardino nasce nel 1935 nella proprietà del capitano scozzese Neil Mc.Eacharn (acquistata dalla marchesa di Sant’Elia) con il desiderio di creare un complesso botanico di valore internazionale.  La proprietà che fra terreni originali e acquistati misura 16 ettari, ospita boschi, arbusti, aiuole, parterres, tappeti erbosi, laghetti, serre ed espone una collezione di oltre 8500 piante provenienti da tutto il mondo, formando una collezioni di altissimo valore scientifico

Giardini più belli in Veneto

In Via Doge Pisani 7 a Stra, provincia di Venezia, troviamo la straordinaria villa Pisani. Considerata la regina delle ville venete, oggi Villa Pisani è sede di un museo. I giardini, che sono stati progettati rifacendosi ai giardini di Versailles, ospitano il  famosissimo labirinto realizzato dall’architetto  Girolamo Frigimelica de’ Roberti, L’intero parco si estende per 11 ettari e occupa un’intera ansa del fiume Brenta. Da visitare la magnifica coffee house, la casa dei giardinieri, l’orangerie con le sue collezioni di agrumi e di piante in vaso.

Giardino della Rosa Antica

I giardini più belli in Emilia Romagna

A 30 chilometri da Modena si trova  il museo della Rosa Antica  www.museoroseantiche.it.  Si tratta di una straordinaria opera di recupero del territorio. Ci sono voluti sette anni per ripristinare questi 43 ettari di colline modenesi abbandonati, in un unico grande museo naturalistico all’aria aperta e che ospita al suo interno 3.600 esemplari di rose, suddivise in 750 varietà. Oggi il museo è punto di riferimento a livello internazionale per la coltivazione delle rose antiche e offre al visitatore diversi tipi di percorso .

  • Il giardino di rose antiche e classiche
  • Il Vivaio con le rose in vaso
  • L’erbario dei sensi
  • Le rose ritrovate

Giardino Bardini a Firenze

I giardini più belli in Toscana

GIARDINI BARDINI 
Il nome del giardino deriva da quello dell’antiquario Stefano Bardini, che ha acquistato i 4 ettari di proprietà nel 1913. Si tratta di un vero e proprio cuore verde adagiato sulla sponda sinistra del fiume Arno  all’interno della città di Firenze. La vista che offre il belvedere sui monumenti storici della città è davvero spettacolare. I Giardini sono stati restaurati fra il 2000 e il 2005, insieme all’annessa villa Manadora e oggi è possibile godere delll’antico giardino barocco e di quello anglo-cinese. In primavera avanzata la passeggiata sotto allo spettacolare e profumatissimo pergolato di glicine è un vero sogno profumatioad occhi aperti.

I giardini all’italiana di Vignanello

I giardini più belli del Lazio

In Piazza della Repubblica  9 a Vignanello (Viterbo) troviamo il Castello Ruspoli di Vignanello http://www.castelloruspoli.com/

 Il viterbese offre la più alta concentrazione mondiale di giardini storici e proprio in questa zona il “giardino all’italiana” ha raggiunto la sua massima espressione. Vignanello rappresenta forse l’esempio più elegante e sofisticato e celebre del mondo. La proprietà nasce nell’anno 853 attorno a una rocca dei frati benedettini ma il castello, così come lo si vede oggi fu voluto nel 1610 da Ottavia Orsini, figlia del creatore dei Giardini di Bomarzo e nel 1704 prese il nome Ruspoli che è stato tramandato sino ad oggi. Il giardino ospita un grande spazio pianeggiante e rettangolare attraversato in lunghezza e larghezza da quattro grandi viali che definiscono dodici parterre di bosso allineati e squadrati con al centro una vasca recinta da quattro arcate di balaustre.L’effetto geometrico con la pianta del originale del Sei cento è stata arricchita alla fine del Settecento con le bordature alla francese ed è arrivato sino a noi miracolosamente intatto.

Il bosco di Capodimonte a Villa san Michele

I giardini più belli della Campania

Villa San Michele si trova in Viale Axel Munthe 34 ad  Anacapri sull’ Isola di Capri (Na). Una costruzione dalle tinte oniriche che ospita una delle viste più affascinanti del Golfo di Napoli. Abitata e curata dallo scrittore e medico svedese Axel Munthe fino al 1907, deve la sua popolarità al libro “La Storia del Michele”. Nel suo giardino si possono ancora incontrare gli ultimi esemplari di Kochia saxicola, pianta rarissima, che sopravvive in pochi altri ambienti mediterrane.

l giardino di Villa San Michele si trova su un altopiano a circa 300 metri sul livello del mare con vista sul golfo di Napoli, la penisola sorrentina e il Vesuvio in lontananza. Quando il tempo è sereno, a nord  si intravede Ischia. Il giardino non è grande ma, grazie alla disposizione su livelli diversi e alla grande varietà di colori, è estremamente ricco e vario.

Orto botanico di Catania

I giardini più belli in Sicilia

In Via A. Longo 19, Catania sorge il meraviglioso Orto Botanico di Catania. Si tratta di un  antico giardino botanico curato dal Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania. La fondazione dell’orto botanico di Catania si deve al monaco bibliotecario benedettino Francesco Tornabene Roccaforte che, nominato titolare della cattedra di Botanica nel 1843, ottenne dalla Deputazione della Regia Università di Catania, un terreno da destinare a tale scopo. L’orto botanico universitario venne inaugurato nel 1858 ed oggi si estende su una superficie di circa 16.000 m² a 75 m s.l.m., su suoli in parte di origine vulcanica (lave di epoca romana) e in parte alluvionali. L’area è suddivisa in Hortus Generalis  caratterizzato dalla presenza di piante esotiche, ed Hortus Siculus destinato alla coltivazione di specie spontanee siciliane.

L’Hortus Generalis è all’italiana quindi è diviso da viali ortogonali in ventidue settori geometrici delimitati da larghi gradini in pietra calcarea da taglio; la regolarità delle forme è accentuata dalla presenza di tre vasche circolari, utilizzate per la coltivazione delle piante acquatiche.

L’edificio monumentale è stato realizzato in stile neoclassico dall’architetto Di Stefano con eleganti colonne ioniche e soffitti a cassettoni. Alle rigorose linee architettoniche fanno da contrappunto due maestose Dracaena draco, comunemente note come albero del drago. Nell’Hortus Generalis si possono inoltre ammirare la ricca collezione di palme e l’affascinante settore delle piante succulente..

L’Hortus Siculus, con la sua collezione di piante spontanee dell’isola, rappresenta un’oasi di tutela e conservazione di specie rare e a rischio di estinzione come la Zelkova sicula. In aree diversificate sono stati riprodotti alcuni ambienti tipici mediterranei (ambiente dunale, roccaglie, ambienti umidi, bosco, macchia) che ripropongono in piccola scala il paesaggio siciliano.

Villa Hanbury

Il Giardino più bello della Liguria

Non è un errore! Ho inserito appositamente per ultima la descrizione dei Giardini Botanici Hanbury di Ventimiglia. Questo  piccolo paradiso terrestre isi trova in Corso Montecarlo 43 a Latte (Ventimiglia). E’ un  luogo davvero unico sia per la sua ubicazione che per la sua disposizione e struttura. La proprietà venne acquistata da Sir Thomas Hanbury  dalla famiglia Orengo, Hanbury iniziò nel 1867 insieme al fratello Daniel lo straordinario lavoro che avrebbe reso la sua proprietà uno dei giardini più famosi al mondo.

La proprietà presentava una enorme ricchezza di microclimi derivati da diversità di esposizione alla luce e ai venti, dalla differente acclività e condizioni di umidità e questo spiega la grandissima varietà di piante e arbusti disposti nelle varie aree e che comprendono persino una foresta australiana.

I Giardini Hanbury crescono attorno a Palazzo Orengo, nato da un’antica torre e costruito nei secoli sino ad arrivare alle ristrutturazioni e agli ampliamenti fatti realizzare da Thomas Hanbury.

Sakai

La maestosa costruzione oggi è visitabile. Il 2017 è l’anno dei 150 anni dei Giardini Hanbury. Per le celebrazioni sono stati organizzati eventi di varia natura. Uno di questi è SAKAI, una mostra dedicata all’arte contemporanea giapponese ideata dalla giovane curatrice Arianna Bianciardi. La mostra inaugurerà a ottobre e Arianna, per poter sostenere i costi organizzativi e dimostrare che malgrado tutto e tutti è possibile per un giovane restare in Italia e lavorare, ha attivato una campagna di crowdfunding sulla nostra piattaforma.

Il link a cui poter  partecipare per sostenere SAKAI e regalare un bell’evento culturale alla città di Ventimiglia è il seguente https://www.innamoratidellacultura.it/campaigns/%E5%A2%83-sakai-emerging-japanese-art-italy-x-giardini-hanbury/#.WZlzhvhJbIU

Emanuela Negro-Ferrero   www.innamoratidellacultura.it

L’Italia, museo a cielo aperto popolato da borghi fantasma

Quando qualcuno afferma che l’Italia è un “museo a cielo aperto”   non posso che essere d’accordo con questa definizione vagamente enfatica. Non mi riferisco alle bellezze artistiche e architettoniche che tutto il mondo conosce e apprezza.

Ci sono bellezze naturali, meraviglie artistiche minori. E centinaia di  borghi abbandonati diffusi su tutto il territorio e per questo  definiti “borghi fantasma”.

Casa Paretto

Il mio sguardo cade sulle meraviglie nascoste praticamente ovunque e che solo recentemente si sta iniziando a scoprire e ad apprezzare. In Italia, i borghi fantasma, incluse le frazioni, sono circa 130. Sono situati praticamente tutti nell’Appennino e la loro storia è molto antica e da raccontare.

Il viaggio esplorativo inizia da Borgo Val di Taro con una navetta bus per Bedonia. Risalente al 1600, è il simbolo dello spopolamento dell’Appennino così come lo è Bozzi con le sue case, i cortili e gli edifici disabitati.

oggetti di vita quotidiana abbandonati

“L’Appennino è veramente un grande museo. Nelle sole Valli Taro e Ceno, in Emilia, sono stati  censito ben 120 Mulini ad acqua. A Bozzi, situato ai confini tra Emilia, Toscana e Liguria, le antiche case abbandonate, le vecchie stalle, molti attrezzi contadini, tracce di una civiltà ormai scomparsa ma anche vicoletti e cappelle sono le testimonianza di una architettura a chilometro zero preziosa e solida allo stesso tempo.

Esiste un progetto per rilanciare queste valli nascoste e meravigliose.

L’architetto Emanuele Mazzadi, specializzato in restauro degli edifici antichi e presidente delle Guide Ambientali Escursionistiche della Val Taro e Val Ceno in Emilia- Romagna ha illustrato come, analizzando le antiche tecniche costruttive degli edifici, che sfidano il tempo essendo interamente costruiti con materiali reperiti in loco: pietra arenaria e calcarea per i muri, gli archi e le volte, calce per la malta, legno per i solai, i tetti, le pareti divisorie, sia oggi possibile pensare ad un recupero dei borghi e al rilancio delle valli di montagna”.

A Bedonia, dove gli interventi sono già iniziati, per il restauro della pavimentazione è stata usata la pietra arenaria di Carniglia, proveniente dalle vicine cave ed esportata in tutto il mondo.

Nel piccolo borgo di Roncole, l’osservazione del territorio e la particolare disposizione dei terreni fa comprendere la straordinaria organizzazione di un territorio montano tradizionalmente legato all’agricoltura.

Oggi riportare alla vita i borghi fantasma richiede lo sforzo congiunto di uomini e di realtà in grado si sostenere economicamente questa trasformazione.

La casa nel bosco

Il crowdfunding culturale è anche questo. Cercare bisogni e offrire risposte con e per  le persone.

Chi dice che non esiste futuro sbaglia. Il futuro del nostro paese è alla portata di chi desidera impegnarsi in prima persona per cambiare le cose.

Emanuela Negro-Ferrero    www.innamoratidellacultura.it

Gennaio 2017. Buon inizio d’anno per la cultura italiana.

Gennaio 2017. L’anno  inizia con un’ottima notizia  per la cultura italiana. Le due principali Regge italiane sono saltate in testa alle classifiche per numero di visitatori. Mi riferisco alla  Reggia di Caserta e a quella di  Venaria Reale. Una al Nord e l’altra al Sud. Entrambe meravigliose ed in grado di offrire esperienze culturali ed emozionali indimenticabili. Davvero una nota positiva  in mezzo a un mare di guerra e di disperazione.

La Reggia di venaria e i suoi giardini

La Reggia di venaria e i suoi giardini

I siti culturali  durante le vacanze di Natale sono stati letteralmente presi d’assalto dai turisti e questo non può che far piacere. Perché conferma quello che ormai in molti ripetono  da tempo e cioè che “con la cultura si mangia”. Questa espressione, che non è delle più felici, è supportata da solidi dati che dimostrano che la cultura in Italia è in grado di creare posti di lavoro. Che si tratti di una mostra, di uno spettacolo oppure di un museo o di un bene artistico, sempre più persone scelgono di dedicare i loro momenti liberi a fruire dell’offerta. Il turismo straniero ama da sempre visitare le nostre città d’arte. Il classico giro Napoli, Roma, Bologna, Venezia, Milano oggi è arricchito dal turismo culturale minore. Quello dei luoghi ancora incontaminati, dei paesaggi mozzafiato, delle tradizioni culinarie secolari e ancora artigianali.

turisti

La cultura in Italia produce un indotto lavorativo con ricadute sul territorio circostante di milioni di euro. Il rapporto Federculture 2015 attestava una produzione di valore pari al 5.7 del pil. Più del comparto metalmeccanico, per esempio. E in un modo molto più bello e sostenibile. Ma, perché l’Italia alle prese con lo spread e il punitivo rigore germanico non inizia a sfruttare questa risorsa? La cultura  è un asset e utilizzarla per uscire da questa crisi che ci attanaglia da anche troppi anni renderebbe giustizia ad un paese che, tramontata la fase industriale, può puntare su tutto quello che gli stranieri ammirano e desiderano. Esiste l’offerta, esiste la domanda: che cosa stiamo aspettando?

Reggia di Caserta

Reggia di Caserta

Seguendo questo punto di vista, considero che anche la  cultura è un’industria e, per logica,  come tale si merita un piano industriale. A onore del vero nel 2016 il Ministero dei Beni Culturali ha fatto moltissimi passi avanti. L’Art Bonus ideato da Dario Franceschini – e che a noi continua a non piacere per la sua asetticità – , ad ogni buon modo a giugno del 2016 aveva superato i 100 milioni di raccolta consentendo diversi interventi di recupero ed il sostegno di importanti enti culturali come la Scala di Milano e l’Arena di Verona. Ma ancora non basta. Perché l’Italia non è la Francia, non è la Spagna e nemmeno la Germania. Il  nostro patrimonio artistico e architettonico è unico al mondo e, soprattutto, diffuso su tutto il territorio. L’effetto, ipoteticamente visto dal cielo è quello di  un  “museo a cielo aperto “ che, ci ripetiamo, se solo venisse valorizzato, potrebbe creare posti di lavoro per moltissime persone.

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E  il crowdfunding? Dove si può collocare questo strumento di finanziamento alternativo? E perché le realtà culturali italiane lo usano così poco? Credo che i fattori siano molti. In primis, la confusione che ancora regna in Italia su questo argomento. Secondariamente, la paura di affrontare una attività si redditizia ma percepita come “faticosa” in termini di impegno, tempo e competenze.

Crowdfunding del Museo del Louvre

Crowdfunding del Museo del Louvre

Eppure il  Museo del Louvre ha scelto di promuovere campagne di crowdfunding invece che sostenere semplici azioni di raccolta fondi?  La risposta è tutta in una sola parola:  “comunità”.  Una campagna di crowdfunding, gestita con i tempi e i modi corretti, garantisce risultati in termini di nuova affiliazione, fidelizzazione, fiducia e, infine denaro.  Ma non solo. In termini semplici, comunicare con il digitale allarga il raggio delle informazioni e consente di realizzare campagne di comunicazione e branding a costi veramente bassi.  I dati parlano chiaro. Venaria ha registrato 28.000 ingressi nel periodo natalizio http://www.zipnews.it/2016/12/reggia-di-venaria-boom-di-turisti-nel-ponte-dellimmacolata/ , Caserta nel 2016 ha registrato 650.000 visitatori http://www.lastampadelmezzogiorno.it/salute-e-benessere-specializzata-2/23894-caserta-reggia-boom-turisti-2016.html .

Cosa succederebbe se ad ognuno dei visitatori venisse chiesto di contribuire a una campagna di crowdfunding,  al momento dell’uscita?  Si potrebbe migliorare il bilancio? Restaurare uno dei tanti meravigliosi pezzi che questi palazzi hanno sempre in conto di fare? Conservare quello che già c’è?  Costruire una comunità di #innamoratidellacultura che da oggi in poi possono fare parte del progetto? Bei problemi…

 

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

“Presepe” o “presepio”? La storia della Sacra Famiglia nei secoli.

“Presepe” o “presepio”? La dizione è corretta in entrambi i casi.   Alessandro Manzoni nel suo componimento sul Natale usava entrambe le  parole e questo dovrebbe fugar e qualsiasi dubbio linguistico. Nel mondo cristiano, ovunque nel mondo la nascita di Gesù viene rappresentata dal presepe, Che può essere interpretato da persone in carne ed ossa che recitano la storia della Sacra Famiglia, oppure da personaggi in miniatura. Nei paesi è sempre stata viva la tradizione di allestire presepi di grandi dimensioni e in quasi tutte le chiese italiane il presepe è l’attrazione natalizia principale.

angeli per presepio di epoca barocca

angeli per presepio di epoca barocca

 

La narrazione della natività di Gesà Cristo risale agli evangelisti Luca e Matteo e nelle catacombe di Roma sono presenti diverse immagini della natività.

Ma il primo presepe, quello che diede il via ufficiale alla tradizione natalizia venne allestito nel 1223. A Greggio, all’interno di una caverna in un bosco, San Francesco d’Assisi allestì una mangiatoia e tenne una predica di Natale davanti a una folla. Le persone raccolte, quasi tutte analfabete, poterono imparare la storia della natività e così comprenderne il significato.  Da quella data in avanti la tradizione del presepe inizio a diffondersi e nel 1289  nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma ,venne realizzato un presepe con una capanna intagliata in alabastro dove è stata rappresentata l’adorazione dei Magi.

presepio napoletano

presepio napoletano

In Italia, Francia e Spagna, il periodo Barocco vede la massima  fioritura dei presepi . I Gesuiti fecero costruire presepi ricchissimi con personaggi ed oggetti abbelliti con vestiti cuciti a mano, capelli e gioielli  e costruire che l’usanza si estese ben presto oltreconfine nelle chiese di tutta l’Europa cattolica. Quella dei presepi divenne una vera e propria arte nel XVIII secolo, quando si iniziò ad ampliare la storia del Natale con vari episodi rappresentati in chiese castelli e case. A Bressanone oggi è possibile ammirare il più famoso dei presepi annuali, quello composto da oltre 4000 figure.

A Napoli una via dedicata ai presepi

A Napoli una via dedicata ai presepi

Costruire da sé il proprio presepe è un compito affatto banale. A Napoli, ”Via San Gregorio Armeno è  la celebre strada degli artigiani del presepe, famosa in tutto il mondo per le innumerevoli botteghe artigiane dedicate all’arte presepiale. La via e le botteghe sono aperte tutto l’anno ma è in inverno che il fascino e l’atmosfera raggiungono il loro punto massimo.

tutto quello che serve per costruire un presepe

tutto quello che serve per costruire un presepe

A San Gregorio Armeno si può trovare  tutto quello che serve per il presepe : dalle casette in varie dimensioni e materiali (sughero, cartone, legno) , agli oggetti “meccanici” azionati dall’energia elettrica come le cascate per i fiumiciattoli o i mulini a vento . Per le statuine non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si passa dalle minuscole statuine dei pastori in terracotta dipinti a mano a statue alte  30 cm con abiti in tessuto cuciti su misura. Ci sono venditori di frutta, di pesce, il macellaio e l’acquaiola; il pizzaiolo “robotizzato” che inforna la pizza, i classici come Benito ed i Re Magi e naturalmente la Sacra Famiglia, con il corredo di bue ed asinello, in tutte le dimensioni, fatture e prezzi. La fantasia dei napoletani è famosa in tutto il mondo.  Alcuni artigiani si sono specializzati nella realizzazione di questi pastori sui generis e non appena un personaggio sale alla ribalta della cronaca, ne creano il relativo pastore. Ci sono stati pastori  Maradona , Nino d’Angelo, la schiera di politici condannati dell’era di Tangentopoli e ogni anno le novità si sprecano.
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Un vero #innamoratidellacultura dove può andare a Natale? Presepi da visitare ce ne sono tantissimi.

A Bressanone la mostra dei presepi

A Bressanone la mostra dei presepi

Per esempio a Sutrio (Udine)ogni anno si può visitare la mostra di presepi allestita nei vari cortili e il cuore della manifestazione è rappresentato dal grande presepe animato da ingranaggi meccanici.  A Milano si può visitare la mostra permanente del Presepe del 1700 creato dallo scenografo della Scala , Londonio. Per informazioni dettagliate al link http://presepe.pernatale.com/presepi-da-visitare.html potrete trovare tutte le indicazioni per organizzare il vostro viaggio natalizio dedicato al turismo culturale.

Custonaci - presepe vivente

Custonaci – presepe vivente

L’Italia è ricchissima di bellezza e di tradizione e il Natale è un momento perfetto per viaggiare e scoprire le bellezze e innamorarsi di ciò che il nostro paese offre.

 

Emanuela Negro Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

L’arte fa bene alla salute? Ce lo dice la nostra saliva.

magnificat-2015-salitaUn campione di saliva prima  e dopo la visita alla cupola  è stato prelevato alle 100 “cavie della cultura”. Dove? A Vicoforte, più precisamente in provincia di Cuneo, vicino a Mondovì.Nel 2015 la cooperativa Kalatà ha messo in sicurezza e aperto un percorso che, a partire dal prossimo 23 aprile,  consentirà al pubblico di salire sino alla vetta della cupola salendo lungo un percorso appositamente messo in sicurezza, attraverso scale a chiocciola e antichi passaggi riservati alle maestranze e finora mai aperti al pubblico. Questa originale visita, chiamata “Magnificat” (http://www.magnificat2015.com ) consente di vedere in prospettiva diversa   la più grande cupola di forma ellittica del mondo ( appena 5 metri più piccola di quella di San Pietro).

santuario-di-vicoforte-cupolaIl percorso permette di salire fino ad un’altezza di 63 metri e , una volta arrivati in cima si possono ammirare da vicino i maestosi affreschi e godere di una vista davvero mozzafiato. E qui  sta il bello dell’esperimento realizzato dall’università di Bologna in collaborazione con l’ASL di Cuneo e con il solito provvidenziale contributo della Compagnia di San Paolo e del gruppo alimentare Michellis.

img_5761_1533429Ma in che cosa consiste questo test?  Si tratta infatti di verificare se  il livello di cortisolo prelevato è rimasto uguale oppure è sceso grazie alla magnifica esposizione artistica a cui la “cavia culturale” è stata esposta. Il cortisolo è l’ormone dello stress e, logica vuole, che se la salita è stata gratificante, il livello di cortisolo deve  risultare inferiore rispetto . Al momento l’esperimento si è appena concluso. Attendiamo con ansia il risultato. Perché, se è assodato  che l’arte fa bene all’anima,  e  oggi venisse verificato scientificamente  che fa anche bene alla salute, si aprirebbero nuove  ed interessanti strade per la terapia. In realtà, a ben pensare, già  si sa  che l’arte fa bene. L’uso del colore all’interno delle strutture ospedaliere è  noto anche se, curiosamente, non sempre viene applicato. Quindi,se questo esperimento risultasse positivo, ipotizzo cure a base di intense  esposizioni ad opere d’arte al posto – o  in supporto –a lunghe e invasive  terapie farmacologiche. Sarebbe bello. In caso di malattia, penso che potrei stare meglio con dosi massicce di Klimt e Dalì.  Da ricordare   al primo mal di testa.

Emanuela Negro-Ferrero – Ceo   – enf@innamoratidellacultura.it