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Zapatos Rojos contro la violenza di genere

Scarpe rosse.

Come quelle che ieri hanno invaso piazza Castello, per formare l’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet contro la violenza di genere.

Ogni paio di scarpe, reperito attraverso l’attivazione di una rete di solidarietà, rappresenta una donna e la traccia di una violenza subita. Sistemate ordinatamente lungo un percorso urbano, le scarpe ne ridisegnano lo spazio e l’estetica, visualizzando una marcia di donne assenti, un corteo che sottolinea il dolore che tale mancanza provoca tanto a livello sociale quanto familiare.

Torino è la quarta città europea che accoglie il progetto d’arte pubblica Zapatos Rojos, dopo Milano, Genova e Lecce, e soprattutto dopo Ciudad Juárez, la città messicana dove, dal 1993, centinaia di donne vengono rapite, stuprate e assassinate.

Si uccidono le donne a Juárez perché si può fare. C’è impunità, c’è una cultura machista che non educa al rispetto della donna. Non vi è Stato e i cartelli del narcotraffico si scontrano per il controllo del mercato della droga e degli esseri umani. A Juárez, città che divora le sue figlie, è stato utilizzato per la prima volta il termine femminicidio.

Questa città di frontiera nel nord del Messico ha visto nascere la prima installazione, composta da 33 paia di scarpe, che ora sono diventati migliaia e, forse anche più, e vogliono girare il mondo per chiamarci a manifestare la nostra solidarietà verso tutte le donne che subiscono violenza, le donne uccise o rapite e di cui si sono perse le tracce.

Ieri, in piazza Castello, ho visto tanti cittadini partecipare, portare con sé le proprie scarpe per donarle e per dipingere di rosso un percorso sempre più consapevole. Ecco altre foto di questa coraggiosa iniziativa:

Zapatos Rojos è un progetto voluto e organizzato dalla Città di Torino, in collaborazione con il Tavolo torinese per le Madri di Ciudad Juárez, composto da Amnesty InternationalSur Società Umane ResistentiDonne di SabbiaDonne in NeroCasa delle DonneSe Non Ora QuandoAntropocosmosAss. AlmaterraLiberaIl SalvagenteAcmosUrzene.

Retro Valentine


“Quando non ricevi mai lettere d’amore, devi far finta che qualsiasi cosa sia una lettera d’amore.” (Peanuts)

Navigando nella rete, oggi ho scoperto Retronaut, un bellissimo network per gli amanti del retro style che raccoglie immagini e foto d’epoca per tutti i gusti e settori. Immancabile, ovviamente, San Valentino che spunta ironico e sfacciato direttamente dagli anni Venti, tra bambini dispettosi e irriverenti dichiarazioni d’amore. Date un’occhiata qui.

Buon San Valentino retrò a tutti!

La “bella Italia” nel Buongiorno di Gramellini

Dopo il caso Dante-Dan Brown: perché le glorie del nostro passato ispirano solo gli stranieri?

“Perché?”, si chiede Gramellini nel suo quotidiano Buongiorno su La Stampa. “Perché, se l’Italia fa vendere, a guadagnarci devono essere sempre gli altri? Perché i miti del passato italiano affascinano gli scrittori e i registi stranieri, ma non i nostri?”.

Sembra che da più parti qualcosa si stia muovendo. Se Federalberghi lamenta carenza delle strutture e personale mal preparato, ci si accorge di ciò che è ovvio. E non posso fare altro che ribadire che in Italia abbiamo tutto. Basterebbe investire le risorse in maniera corretta, mirata.

Serve una riconversione psicologica, premessa di quella industriale. Serve un sogno antico e grande, mentre qui si continua a parlare soltanto di spread.“.

 

Primarie della Cultura

Primarie della Cultura, oltre 33 mila voti.
Più investimenti per il patrimonio storico-artistico
e tutela del suolo, le priorità di chi ha partecipato finora.

Dopo aver letto questo articolo sul Corriere della Sera, ho pensato che sicuramente la strada è ancora lunga, ma il risveglio è già cominciato. Parte dai giovani, i veri proprietari dell’Italia di oggi. FAI promuove un’iniziativa fondamentale che porta alla luce un argomento chiave. La Cultura può e deve essere motore di sviluppo per il paese. Abbiamo già tutto qui. Serve solo un serio e ponderato piano industriale, un atto di coraggio per mettere da parte il metallo pesante che tanto piace alle vecchie generazioni. La Cultura è leggera. Non inquina. È a impatto zero. In più, spesso e volentieri, è divertente.

Cultura è Sviluppo

Oggi, mi piacerebbe condividere con voi questo spot, realizzato da Federculture e proiettato nel corso del Convegno “Cultura è Sviluppo“.

Il contenuto è molto chiaro e ringrazio il dottor Claudio Bocci per la gentile concessione.