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Crowdfunding culturale. L’Arte combatte il degrado.

Da qualche anno si assiste  ad una sempre maggiore ri-appropriazione di spazi pubblici o privati per destinarli alla produzione culturale: da gallerie d’arte allestite su barche, ex bunker o stabilimenti industriali, l’arte porta nuova vita in luoghi abbandonati o dal passato complicato, per la riqualificazione urbana e la rigenerazione culturale e sociale.

Si tratta soprattutto di arte di strada, la meglio definita street art. E’da qui che è partito il  fenomeno  di riqualificazione di spazi urbani o periferici e la diffusione di un concetto di arte pubblica, condivisa e democratica.

Fra i moltissimi esempi di successo posso ricordare i lavori di decorazione di spazi pubblici come quelli della metropolitana di Stoccolma e dell’Underbelly di Parigi, galleria sotterranea e “segreta” decorata da una decina di street artist che hanno trasformato le pareti del tunnel  in  un percorso suggestivo fatto di murales davvero molto gradevoli.

Ma le iniziative più dirompenti  sono quelle che interessano luoghi veramente non convenzionali: gli artisti norvegesi Urd Pedersen e Liv Ertzei nel 2015 hanno aperto Slursula, una galleria su una barca attraccata al porto di Oslo; mentre in Bosnia troviamo Tito’s ARK è un ex-bunker di 6.500 metri quadri, costruito per proteggere il presidente Tito da possibili attacchi nucleari e oggi trasformato in spazio per mostre.

Anche qui da noi ci sono iniziative interessanti.

Da poco, a Torino,  è partito il bando Portici d’Artista, un progetto concepito per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti dal Comitato Rilanciamo Via Sacchi insieme al Politecnico di Torino DAD e dedicato alla trasformazione dei portici ottocenteschi di una via centralissima, purtroppo degradata a causa della chiusura delle attività commerciali e della vicina Stazione.

Di cosa si tratta?

Il bando Portici d’Artista prevede che, una volta terminato il processo di selezione,  gli artisti   vincitori creino una relazione con le persone che abitano e lavorano negli stabili dove oggi si trovano le saracinesche  abbassate e  che sono  disponibili a  prestare queste inconsuete  tele metalliche per essere trasformate.

L’idea di base è quella di arrivare a realizzare opere che siano  in sintonia con il genius loci del luogo, armonizzate con i desideri e il gusto di chi ci abita e, contemporaneamente,  capaci di rendere   gradevole il passaggio di chi transita e, se possibile, lo incentivino  proprio grazie all’abbellimento del luogo stesso.

Portici d’Artista è  il primo passo di un progetto molto più articolato e che nasce e prende forza proprio grazie alla comunità dei residenti della zona in cui si trova Via Sacchi e dal loro desiderio di riappropriarsi del territorio in cui vivono.

Lo strumento selezionato  per creare e rafforzare le relazioni con i cittadini è la campagna di crowdfunding lanciata su www.innamoratidellacultura.it il cui obiettivo finale, oltre ad ottenere una somma da mettere a disposizione per retribuire il lavoro degli artisti ed acquistare il materiale, è proprio quello di rafforzare il legame fra chi decide di partecipare alla campagna e chi invece metteràa disposizione la sua creatività e il suo talento per rendere Via Sacchi un luogo migliore.

Come ogni crowdfunding che si rispetti, anche per Portici d’Artista sono previste delle ricompense per ringraziare chi partecipa con una donazione. Parliamo di una scelta fra i bozzetti realizzati dagli artisti e anche di sconti nei negozi di Via Sacchi.

Psss, spoiler, in Via Sacchi potete trovare una delle migliori pasticcerie della città… in tempo di pandori e panettoni, farsi sfuggire lo sconto è davvero un gran peccato…

Partecipa su https://www.innamoratidellacultura.it/projects/portici-dartista/

Per saperne di più puoi contattare il Comitato alla mail rilanciamoviasacchi@gmail.com

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Vuoi iniziare anche tu una campagna di crowdfunding? Scrivi a progettinnamoratidellacultura.it

Emanuela Negro Ferrero www.innamoratidellacultura.it

Il portone della Basilica di Santo Stefano a Bologna

Crowdfunding Culturale: il restauro del portone della Basilica di Santo Stefano a Bologna.

In italiano esiste l’espressione “fare il giro delle Sette Chiese”. A che cosa si riferisce? L’hai mai usata?

Il Giro delle Sette Chiese è un itinerario pellegrinale praticato a Roma fin dal Medioevo e nella sua forma originaria consiste in un percorso a forma di anello lungo all’incirca 20 km e  che tocca le principali chiese di Roma. Le  prime quattro sono le Basiliche Papali Maggiori:

Originariamente si impiegava una giornata intera per completare il giro, dai primi Vespri a quelli del giorno successivo.. Successivamente  la visita veniva svolta in due giornate dedicando la prima alla sola Basilica di San Pietro e la seconda alle altre sei con partenza dalla Basilica di San Paolo fuori le mura verso nord e in senso antiorario per terminare alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Non tutti sanno che anche a Bologna è possibile fare questo pellegrinaggio visitando il complesso delle “Sette Chiese”, ribattezzato dai bolognesi “Santo Stefano” Si tratta di un complesso architettonico che racchiude diversi stili , tutti diversi fra di loro perché realizzati in momenti religiosi diversi: romanico gotico, pagano. Il fatto che attira certamente l’attenzione è che “Santo Stefano” è stato concepito seguendo un progetto ambizioso. L’intenzione era di ricreare a Bologna i luoghi sacri di Gerusalemme e consentire ai fedeli di realizzare il pellegrinaggio nei luoghi santi (reso quasi impossibile a causa delle guerre continue e dalla pericolosità dei viaggi in mare).  All’epoca era molto sentito   il desiderio di visitare  i luoghi dove era nato e si era sacrificato Gesù. “La Gerusalemme Bolognese” è l’esatta copia della Chiesa del Santo Sepolcro in Terra Santa.

Via Gerusalemme a Bologna è la strada che Gesù fece in sella a un asino per recarsi a Gerusalemme; nello spazio tra Santo Stefano e San Giovanni in Monte venne scavato  un ampio fossato per  rappresentare la Valle di Giosafat  e  San Giovanni in Monte, venne costruito leggermente rialzato rispetto al centro a simboleggiare il Monte Calvario.

L’intera  struttura religiosa iniziò a essere costruita nel V secolo d.C. da San Petronio, santo patrono di Bologna, sopra all’originario tempio pagano dedicato alla Dea egizia Iside, edificato da una ricca cittadina bolognese  in prossimità della trafficata Via Emilia con lo scopo di  aiutare viandanti e soldati a recarvisi e favorirne il culto.

Nella realtà  a Bologna non ci sono esattamente 7 chiese come a Roma bensì  7 distinte zone, rimanendo soltanto 4 delle 7 chiese originali. Il classico percorso di visita comprende:

  • la  chiesa del Crocifisso
  • la chiesa del  Santo Sepolcro
  • il Cortile di Pilato
  • la Chiesa della Trinità, di San Vitale e Agricola
  • il chiostro e la Cappella della Benda.

Tutte le chiese elencate  contengono ognuna dei segreti da scoprire. La chiesa del Santo Sepolcro dall’esterno appare di forma ottagonale  mentre all’interno è a pianta centrale  con una grande cupola dodecagonale. Al centro si trova  l’edicola dove fino al 2000 riposavano le ossa di San Petronio e troviamo un pezzo originale della roccia del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Le 12 colonne sarebbero posizionate nella posizione originaria “a  guardia” al ninfeo del Tempio di Iside. e la  tredicesima colonna di marmo nero, proveniente dall’Africa, non allineata con le altre, che rappresenta la colonna dove venne flagellato Gesù Cristo e su cui si vedono ancora le fessure dove i flagellanti potevano aggrapparsi  con le mani. Il pozzo, chiuso da una grata, contiene l’acqua di una sorgente a ricordare  l’acqua del Giordano, il fiume dove Cristo venne battezzato dal Battista.

Dentro a  San Vitale e Agricola, nel ‘400 venne rinvenuto un sepolcro con l’enigmatica scritta SYMON. I fedeli, credendo che qui riposassero i resti di Simon Pietro lo trasformarono in luogo di culto che fece affluire verso Bologna  una grande moltitudine di pellegrini, tanto da farla diventare una meta più appetibile addirittura di Roma, la capitale della Cristianità. Papa Eugenio IV, infastidito dalla popolarità di Bologna e vedendo minacciato il suo potere ordinò che la chiesa venisse scoperchiata e riempita di terra e, solamente  dopo oltre sessant’anni,la chiesa venne riaperta alle funzioni.

La Chiesa del Crocifisso, la prima entrando dalla piazza, rappresentava la Casa di Ponzio Pilato con un sedile di pietra dove il magistrato avrebbe interrogato Gesù. Nella cripta ci sono diverse colonne di larghezza e altezza diverse fra di loro ma una di queste, la seconda a destra fatta di due parti in pietra di marmo bianco, rappresenta l’altezza del Figlio di Dio, cioè 170 cm.

Nel Cortile di Pilato giganteggia il cosiddetto “Catino di Pilato” o il “Santo Graal Bolognese” a forma di calice, un dono del Re dei Longobardi e rappresenta il recipiente dove Pilato si lavò le mani della condanna di Cristo. Nella Cappella della Benda è conservata  la striscia di tela che le mediorientali portavano sulla fronte in segno di lutto che, dice la tradizione, venne usata da Maria  durante l’agonia di Gesù per asciugare il sudore dalla fronte.  

Una campagna di crowdfunding per restaurare il portone della basilica di Santo Stefano

Dal 15 luglio fino al 15 di ottobre è stata messa online sul portale www.innamoratidellacultura.it la campagna di crowdfunding proposta dall’Associazione Assosantostefano per il restauro della Porta lignea della Basilica di Santo Stefano a Bologna. Assosantostefano ha scelto di rivolgere la sua attenzione alla Porta lignea della Basilica perché tra le sue Sette Chiese vi è la riproduzione del Santo Sepolcro.

Il Restauro

Il portone in legno di Santo Stefano oggi necessita di una ripulitura per ritornare all’antico splendore ma anche la recinzione lunga 73 mt che avvolge il lato ovest del complesso di S. Stefano è praticamente inabissata e ricoperta dalla  ruggine e risulta usurata nelle parti più nascoste verso via Santa. Riportarla alla sua dignitosa funzione protettiva e recuperarla nelle parti più danneggiate dal tempo e da usi impropri fa parte del progetto di recupero.

La parte inferiore della Porta, esposta alle intemperie ed agli agenti chimici rilasciati dalle idro-pulitrici per la pulitura del sagrato antistante, presenta erosioni importanti.  Il ritocco verrà effettuato considerando anche l’assoluta necessità di un trattamento contro gli insetti xilofagi dovuti dalla vetusta esposizione alle intemperie senza un’adeguata protezione. Al termine dell’intervento di pulitura, in una seconda fase, verrà applicata sulla superficie uno speciale prodotto contro i graffiti e le scritte, in modo tale da conservare più a lungo il ripristino.

Il restauro sarà eseguito da un Restauratore esperto nonché Professore docente dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.

La ripulitura della cancellata/recinzione del lato ovest della Basilica di Santo Stefano sarà effettuata da una Ditta che si compone di pochi e fidati artigiani esperti del settore del legno, del ferro, del trattamento di travi d’epoca, di sistemazione crepe degli affreschi con particolari materiali elastici e riparatori su cui lavorano i restauratori.

Chi è Assosantostefano?
L’Associazione Piazza Santo Stefano e dintorni’ e nasce, nel 2012 a seguito della collaborazione di residenti e non della omonima piazza con lo scopo di tutelare il decoro e la vivibilità del centro storico di Bologna, con sguardo particolare rivolto alle iniziative che promuovono la cultura, l’arte e la tutela del patrimonio artistico di Bologna.
L’Associazione collaborando con il Quartiere Santo Stefano, il Comune, e Istituzioni come il “Conservatorio G. B. Martini”, la Basilica di Santo Stefano, ha organizzato programmaticamente nei mesi estivi di giugno e luglio eventi, concerti, danze classiche e moderne e  cori di notevole pregio artistico.
In questi ultimi anni, viste le condizioni di progressiva mutevolezza dello status sociale e generazionale, gli associati hanno  intrapreso un nuovo percorso allargando gli ambiti di azione dell’associazione. Gli obiettivi condivisi con gli Enti Istituzionale per il benessere della collettività hanno dato modo di avviare una stretta cooperazione con organi comunali di governo come le Consulte e le commissioni di quartiere legate all’ambito dell’Inclusione Sociale, della Cultura, dell’Ambiente. Di queste ultime Commissioni alcuni componenti del Consiglio Direttivo ne facevano già parte.

Come avverrà il restauro?

Il restauro del Portone verrà realizzato attraverso il meticoloso lavoro di un esperto restauratore dott. Federico Capitani – professore dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna che procederà attraverso la pulitura ed il ripristino dell’antico portale.
Saranno coinvolti anche alcuni studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna guidati e coordinati dal maestro Capitani.

La pulitura ed il ripristino della recinzione sarànno eseguiti dalla Ditta Monticelli Luigi la quale provvederà alla sverniciatura, saldatura e tinteggiatura del materiale antico. Il lavoro risulterà magnifico e porterà una grandissima miglioria alla nostra amata basilica!

Contatta Assosantostefano

assosantostefanobologna@gmail.com

redazione www.innamoratidellacultura.it

Jazz’inn è un format proposto da Fondazione Ampioraggio sperimentato per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (Bn). Si tratta di una forma alternativa di incontro e confronto sui temi legati allo sviluppo istituzionale e imprenditoriale attraverso l’innovazione, da affrontare in maniera informale e conviviale.

Cultura e Innovazione, connubio perfetto sotto le stelle di Pietrelcina.

Il mondo dell’innovazione incontra la Cultura. A cavallo fra luglio e agosto, a Pietrelcina, sonnolenta cittadina dell’entroterra campano famosa per aver dato i natali a Padre Pio, la Fondazione Ampioraggio guidata da Giuseppe De Nicola, imprenditore salernitano,dietro esplicita richiesta del sindaco, ha deciso, coraggiosamente, di organizzare quella che sarà la quarta edizione di Jazz’in : incontri fra startup e imprese ad elevato tasso di innovazione e rappresentanti della pubblica amministrazione in cerca di nuove idee allietati da concerti jazz, aperitivi  e spaghettate notturne.

Se a qualcuno viene in mente il modello dell’hackaton va bene, Jazz’in in effetti può essere paragonato ad un hackaton gestito con una formula slow, più adatta ai ritmi lenti di noi italiani. Niente pitch sincopati scanditi da un timer ansioso. Zero presentazioni affannate , caroselli di idee e scambi frettolosi di biglietti da visita.

A Jazz’in l’atmosfera è davvero rilassata. I tavoli di lavoro sono organizzati in modo tale da  aiutare i partecipanti  a conoscersi e a scambiare idee e opinioni. Incontri sereni, proprio come si faceva una volta, prima che arrivasse il modello Silicon Valley.  I risultati di questo lavoro si misurano da quanto è stato già realizzato nel corso delle tre edizioni precedenti. I legami che si creano sono professionali e diventano amicizie, reti di relazioni, rapporti duraturi.

Che cos’è Jazz’inn?

Jazz’inn è un format proposto da Fondazione Ampioraggio sperimentato per la prima volta nel 2017, in occasione del Jazz Festival Sotto le Stelle di Pietrelcina (Bn). Si tratta di una forma alternativa di incontro e confronto sui temi legati allo sviluppo istituzionale e imprenditoriale attraverso l’innovazione, da affrontare in maniera informale e conviviale.
Il format prende spunto dalla parola jamming, che indicava il disturbo provocato nelle trasmissioni radiofoniche da interferenze e rumori, in unione con la parola jazz, che rimanda al fenomeno sociale degli schiavi afroamericani che trovavano conforto e speranza nelle loro anime improvvisando collettivamente ed individualmente canti.

Dunque si tratta di una improvvisazione creativa, intelletuale, innovativa che trova la sua anima nell’interferenza di pensieri che mettono a confronto per produrre nuove idee.

Un think thank dedicato alla social innovation realizzato con la formula dello slow dating.

Per facilitare e sollecitare il dialogo fra innovazione tecnologica e social innovation  è stato inserito il jazz come elemento culturale fondante. . Questo approccio trasforma il programma dell’evento in un vero e proprio think tank, dove stimolare le idee e trasformarle in investimenti sostenibili coinvolgendo innovatori, investitori e professionisti nei processi di innovazione e cambiamento sostenibile, coordinati da Ampioraggio. L’obiettivo è quello di fornire idee e nuovi stimoli ad aziende ed enti locali, cercando soluzioni in maniera orizzontale, su tavoli di confronto paritari e cooperativi, in un’atmosfera caratterizzata da lentezza, apertura, libertà e convivialità.

L’improvvisazione che nasce trova la sua base dal livello di professionalità degli attori coinvolti: Jazz’inn consente di far emergere l’anima dell’innovazione attraverso l’interferenza di nuove sinergie, di sperimentare metodi nuovi di confronto che siano informali, partecipativi ed esperienziali, con lo scopo di generare investimenti e sostenerli.

A chi si rivolge  Jazz’inn?

Amministratori e dirigenti pubblici, imprenditori e manager, influencer e media, professionisti e associazioni di categoria, startupper e PMI innovative, investitori, banche, incubatori e business angels, esperti del settore, grandi aziende, università e mondo della ricerca, e tutti coloro che hanno interesse ad approfondire le tematiche legate alla innovazione e allo sviluppo, con un orientamento sostenibile, consapevole e responsabile.

Jazz’inn: tre anni di successi.

In 3 anni l’evento ha generato  investimenti innovativi e contaminato territori, soprattutto aree minori del sud e del nord, avvicinandole al tema dello sviluppo sostenibile. Grazie alle sinergie con agenzie di sviluppo, investitori e centri di ricerca, le ricadute dirette e indirette sono state di circa di 8 milioni di euro.

Jazz’inn 2020 contro Covid 19

L’iniziativa quest’anno ha diversi significati, a partire dal messaggio che intende lanciare al Paese per reagire alla crisi pandemica generata dal Covid-19 e stimolare, da un borgo del Sud, gli attori dell’economia e dell’innovazione a guardare avanti con fiducia. Il programma di Jazz’Inn 20.20 si sviluppa su due giornate, più una terza alla scoperta del territorio, a Pietrelcina dal 30 luglio al 1 agosto.

Programma

Il programma generale delle due giornate di slow dating for innovation è il seguente:

  1. Registrazione partecipanti e welcome coffee
  2. Saluti istituzionali
  3. Presentazione delle call del giorno da parte dei case givers
  4. Sessioni di brainstorming in differenti tavolo di lavoro
  5. Pausa pranzo
  6. Restituzione dei risultati emersi ai tavoli
  7. Open talk e matching
  8. Apericena
  9. Eventi conviviali e serata jazz

Perché una campagna di crowdfunding?

Organizzare un evento è costoso. Organizzare un evento con il Covid lo è ancora di più. I protocolli di sicurezza richiedono attenzione e acquisto di materiali. Ma non è solo questo. Un evento dedicato a creare relazioni vede nel crowdfunding la modalità giusta per sottolineare l’importanza del fare rete. Della massa critica che si genera quando tutti lavorano nella stessa direzione per raggiungere un obiettivo comune.

Si scrive tanto di crowdfunding. Si tengono corsi, eventi, podcast.  L’unica cosa che va detto per chiarire che cos’è concretamente una campagna di crowdfunding è la parola “unione”. Piccole cifre donate da molti realizzano grandi sogni e obiettivi.

Giuseppe De Nicola invita tutti i soci di Ampioraggio, gli innovatori, gli amici e i colleghi a partecipare e a condividere la campagna con altri amici, colleghi e innovatori il link della campagna su www.innamoratidellacultura.it dimostrando con i fatti che  insieme ce la possiamo fare.

Abbiamo cantato all’unisono dai balconi, sfidato la paura e la solitudine e sopportato limitazioni e divieti. Ora possiamo far volare le idee con la forza della comunità.

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

VIVA VERDI supporta il restauro di Villa Verdi

Crowdfunding culturale: salviamo il Museo di Villa Verdi dalla chiusura.

Una campagna di crowdfunding per salvare il Museo di Villa Verdi dalla chiusura.

Ci mancava solo il lockdown. A tre chilometri da Busseto, a Sant’Agata, una frazione di Villanova sull’Arda appena oltre il torrente Torgina , Il Museo di “Villa Verdi”, storica dimora fatta costruire   dal famoso compositore italiano Giuseppe Verdi per i suoi genitori e in cui però decise di trascorrere gli anni della sua maturità insieme alla compagna Giuseppina Strepponi, rischia oggi la chiusura. Definitiva. Come sta accadendo per la stragrande maggioranza dei luoghi italiani di eccellenza culturale,  la mancata possibilità da parte della proprietà di aprire le proprie porte ai turisti (che generalmente a partire dalla primavera arrivano a migliaia da ogni parte del mondo per  visitare  gli interni della Villa e il  romantico parco ottocentesco)  sommata all’impossibilità di  organizzare eventi a causa delle norme per il distanziamento sociale, ha ridotto drasticamente gli introiti lasciando però immutati i costi fissi fra i quali anche gli stipendi delle cinque persone che da anni prestano opera per la Villa .

Il Museo di Villa Verdi è una dimora storica privata e come tale non ha mai potuto beneficiare di alcun supporto economico  da parte del pubblico. I fondi per mantenerla aperta e conservarne la bellezza degli esterni e degli interni finora sono stati messi a disposizione dall’attuale proprietario, Angiolo Carrara Verdi. Il 2020 era programmato come l’anno dedicato al restauro. Alcune parti della villa necessitano interventi urgenti di manutenzione e ripristino ma, quattro mesi di chiusura forzata hanno generato un disastro. Per evitare  che la Villa debba affrontare un nuovo lockdown , questa volta ben più drammatico e definitivo,  Angiolo e sua moglie Manuea,  hanno pensato che organizzare una  raccolta fondi su una piattaforma specializzata poteva essere una buona soluzione.

La piattaforma selezionata è www.innamoratidellacultura.it , italiana e ben conosciuta da chi lavora in ambito culturale. Nel 2019 è stata nominata piattaforma ufficiale di Matera Capitale della Cultura e nel corso degli  anni ha ospitato diverse campagne per importanti realtà culturali  nazionali. Perché quindi questa piattaforma e non un’altra, magari americana? La prima risposta è di tipo etico. Scegliere una piattaforma italiana significa dare lavoro a un’impresa nazionale. La seconda risposta è di tipo pratico. Il team di lavoro di www.innamoratidellacultura.it offre assistenza professionale in italiano per la realizzazione dei contenuti e mette a disposizione  dei progettisti la possibilità di pubblicare le proprie idee sottoponendole ad una grande comunità di persone, profilate e realmente interessate all’arte e alla cultura italiane.

Qualche notizia storica su Villa Verdi

Il terreno che arrivava fino all’argine del fiume Po su cui oggi  sorge Villa Verdi  venne acquistata dal celebre compositore italiano nel 1848  per i genitori, Carlo Verdi e Luigia Uttini ma, dopo la morte di sua madre, il padre tornò a vivere a Busseto e solo a partire dal 1851 Verdi dimorò nella Villa . Fu proprio Verdi a eseguire di proprio pugno gli schizzi del progetto di ampliamento e a dare  indicazioni dettagliate per la scelta dei materiali da utilizzare fino a farla diventare come egli volle e come oggi noi la vediamo, una magnifica ed elegante dimora ottocentesca immersa in un parco ricco di alberi e piante secolari ed esotiche con un laghetto, grotte, un ponte rosso e una ghiacciaia.

In origine la Villa era una casa padronale di campagna a cui  Verdi fece aggiungere due ali  completando il tutto con una imponente terrazza sulla facciata, le serre, una cappella e la rimessa per le carrozze sul retro. Verdi e Giuseppina Strepponi dedicarono molto tempo alla cura del parco e il  musicista curò personalmente la gestione dei terreni agricoli, tanto che al censimento, si dichiarò agricoltore.

Presso la villa, il maestro Verdi, ospitò numerosi amici e, dopo la morte di Giuseppina  Strepponi, nel 1897, il Maestro continuò ad abitare a Sant’Agata anche se  amava trascorrere il periodo invernale presso il Grand Hotel et de Milan, luogo in cui  morì nel 1901.

Il Museo di Villa Verdi

Una parte della casa è ancora abitata dalla famiglia degli eredi del Maestro mentre un’altra   porzione dell’edificio è stata adibita a museo. Le stanze normalmente aperte al pubblico sono cinque: la camera di Giuseppina Strepponi, lo spogliatoio dove oggi si trova anche il piano utilizzato da Verdi durante la composizione di Rigoletto (1851), la camera da letto del Maestro. Questo per chi ama il Maestro è un  luogo speciale perché è qui che Verdi lavorava e dormiva: la distanza fra letto e scrittoio è davvero ridotta al minimo per poter permettere di fermare l’ispirazione notturna. L’accesso della stanza è diretto dal giardino in cui Verdi era solito passeggiare, anche in solitudine. In questa camera, in una teca, sono conservati i famosi guanti bianchi con cui Verdi ha diretto la Messa di Requiem del 22 maggio 1874 per commemorare Alessandro Manzoni. Subito dopo la camera da letto, si visita lo studiolo in cui sono conservati spartiti, lettere, biglietti oltre al cilindro nero e alla sciarpa bianca con cui Verdi è spesso rappresentato nelle sue immagini più note. L’ultima stanza visitabile è la camera del Grand Hotel et de Milan, l’albergo ancora oggi situato nei pressi del Teatro alla Scala, dove Giuseppe Verdi morì il 27 gennaio del 1901. I mobili originali sono stati trasportati a Villa Verdi e qui esposti. Una visita dedicata a pochi perché davvero esclusiva è quella del  “salotto rosso”, del “salottino rosa”, della stanza del biliardo a cui si aggiungono la biblioteca e la sala da pranzo. Sono tutte stanze private che non fanno parte del circuito normalmente proposto da Villa Verdi , e per il visitatore rappresentano certamente una meravigliosa e imperdibile occasione.

Perché un crowdfunding?

Salviamo Villa Verdi. Il significato è  chiaro. Senza l’aiuto della folla Villa Verdi chiude. Per sempre. I cinque dipendenti resteranno a casa e le condizioni interne della dimora non potranno che deteriorarsi ancora di più. Villa Verdi è un unicum, un bene che, anche se privato, appartiene alla memoria culturale di tutti noi italiani  e che non può assolutamente andare perduto. Il rischio purtroppo c’è ma si può evitare.

Quali sono gli interventi più urgenti? Senza dubbio pagare gli stipendi allo staff. Subito dopo procedere con determinazione mirata al restauro della Villa. Andando per ordine. Un passo alla volta. Calcolando bene lo sforzo e scegliendo con cura gli interventi più urgenti:

SALOTTO ROSSO – In questo salotto il Maestro riceveva pochi e selezionati ospiti come i librettisti Francesco Maria Piave o Arrigo Boito, pittori del calibro dei fratelli Palizzi o Boldini, l’editore Ricordi o gli aristocratici Andrea e sua moglie Claretta Maffei. Qui si discuteva di tante cose oltre alla musica; stiamo parlando del periodo risorgimentale in cui per strada si gridava “VIVA V.E.R.D.I”, l’acronimo di Viva Vittorio Emanuele re d’Italia. Il restauro in questo caso riguarda il soffitto   rovinato dalle infiltrazioni di acqua causate da un terrazzo sovrastante. Il Prezzo stimato per il restauro del Salotto Rosso è di circa 50.000,00 euro.

 TETTO – Importanti lavori di restauro anche per il tetto delle carrozze che rischia il crollo. Il restauro del tetto impegna fino a 6.000,00 euro.

STRUTTURA – Tinteggio di una parte esterna della dimora € 25.000,00

RESTAURO PIANOFORTE ERARD: euro 14.000

SITO WEB – un nuovo sito arricchito di visite virtuali per consentire le visite della Villa a distanza e mantenere viva la memoria del maestro euro 5000,00

Come si svolgerà la campagna?

Quante sono le persone al mondo innamorate di Giuseppe Verdi? Tantissime, decine di migliaia. Sparse in ogni nazione del mondo. Appassionati della grande musica del Maestro. Saranno pronti a donare? Forse, speriamo. Qual è l’opera lirica più rappresentata al mondo? La Traviata di Giuseppe Verdi. Opera grandiosa. Magnifica.

Mai come in questo momento difficile che l’Italia sta attraversando sostenere –e mantenere – l’apertura e i restauri della storica abitazione di Giuseppe Verdi assume un significato di grandissima importanza simbolica. Manuela e suo marito Angiolo    contano su una ricchissima mailing list di appassionati del Museo Villa Verdi ma, anche su una vasta comunità di artisti, cantanti, direttori d’orchestra, critici d’arte  e musicali. Tutte queste persone verranno contattate una ad una e sollecitate a partecipare e, per farle sentire parte di questa iniziativa “famigliare” le ricompense saranno tutte offerte direttamente dalla proprietà e  e “consumate” fra le mura della Villa e del Parco.

Il link della campagna è il seguente
hhttps://www.innamoratidellacultura.it/projects/salviamo-il-museo-di-villa-verdi

E’ sufficiente cliccare e, quando  si arriva sulla pagina della campagna pubblicata su www.innamoratidellacultura.it si può scegliere la cifra con cui si desidera partecipare. Viene rilasciata una ricevuta? Si, il portale invia una ricevuta al momento della donazione. Si può usare la carta di credito? Si, la transazione è sicura e i fondi donati vengono inviati direttamente al conto corrente di Villa Verdi. Si può donare più di una volta? Certamente. Usando il proprio nome oppure uno pseudonimo.

In questo momento, quando le urgenze che ci chiamano a intervenire sono tante, troppe ha senso aiutare la cultura italiana? Si, certamente. In Italia la cultura in Italia produce il 5,7% del Pil ed è proprio la cultura con la sua bellezza, gli eventi e i luoghi speciali che incentiva i turisti a visitare il nostro bellissimo paese. L’Italia, da nord a sud, isole comprese, è un vero e proprio museo a cielo aperto. L’unico grande spettacolo che vale davvero la pena di applaudire.

Partecipa alla campagna di crowdfunding culturale per salvare il Museo di Villa Verdi hhttps://www.innamoratidellacultura.it/projects/salviamo-il-museo-di-villa-verdi e innamorati anche tu della cultura italiana!

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it  

Crowdfunding culturale:crea la tua audience.

E’ il momento per lanciare una campagna di crowdfunding in ambito culturale? Si, è il momento. Le campagne di crowdfunding per la raccolta di fondi da destinare all’emergenza sanitaria sono in diminuzione. E’ necessario tenere alta l’attenzione, ma è anche indispensabile ripartire.

Un dato che non verrà mai ripetuto abbastanza è  riferito al valore della cultura che in Italia “muove” il 5,7% del PIL a cui si aggiunge il 13% del Turismo e l’indotto. Sono coefficenti  importanti e sono quelli che determinano la grande attrattività dell’Italia e che possono e devono risalire.

Abbiamo pensato di dare supporto ai nostri progettisti scrivendo una breve guida dedicata ad un aspetto fondamentale per il successo di qualsiasi  campagna di crowdfunding: la folla.

 La folla, cioè l’insieme di persone che si raccolgono attorno a una campagna di crowdfunding son il fattore che ne determina il successo. Sappiamo per esperienza che le  persone che hanno una lista di email possiedono molte più possibilità di successo rispetto a chi non ne possiede una.

Senza strategia nessun progetto può essere realizzato

Costruire una lista di indirizzi non è semplice, non è immediato e richiede lavoro.

Nei punti successivi vi presentiamo una strategia collaudata che vale la pena di seguire, soprattutto se l’obiettivo di raccolta della campagna supera i 5000 euro

SCRIVI UNA LISTA   – senza stare troppo a pensare, chiunque può contare su una rete di relazioni personali: parenti, amici, vicini di casa, negozianti, colleghi di lavoro. Il primo passo quindi è quello di scrivere una lista. Ogni membro della squadra scrive la sua lista. Un buon metodo è quello di esaminare  i propri canali social e verificare chi, fra i contatti, effettivamente fa parte della  rete personale. A questo primo elenco se ne aggiunge un secondo che si può definire di secondo giro. Si tratta dei contatti ottenuti da amici, durante eventi oppure incontri e riunioni di lavoro. Tutti questi nominativi devono essere completati dal numero di telefono e dalla email per creare una SOLIDA BASE di persone che si fidano e che possono supportare la campagna con il loro passaparola. Un dato? Molte campagne raggiungono il 20% dell’obiettivo di raccolta grazie alle persone dei questa lista.

CREA UNA LANDING PAGE – a seconda dell’obiettivo di raccolta, il tempo necessario per costruire la propria lista di indirizzi può variare molto. Obiettivi ambiziosi richiedono un lavoro di mesi e una strategia che include la creazione di una “landing page” ideata in modo da poter raccogliere gli indirizzi di persone sconosciute intercettandole in rete. Si tratta di un metodo piuttosto semplice che aggiunge al valore degli indirizzi raccolti la possibilità di far conoscere il proprio progetto in anticipo.  Se non siete in grado di costruirne una da soli,  la creazione della “Coming Soon Page” è uno dei servizi aggiuntivi che potete chiedere scrivendo a progetti@innamoratidellacultura.it

RACCONTA LA TUA STORIA – Una campagna senza storia non attira l’attenzione. Vendere la propria idea significa vendere alle persone il proprio sogno. In un certo senso è vero che chi sceglie di appoggiare una campagna di crowdfunding lo fa perché si fida di chi la propone e vuole che abbia successo.


Costruisci la landing page per raccogliere indirizzi di potenziali donatori e fai crescere la lista

RESTITUISCI VALORE – Una campagna di crowdfunding non deve portare vantaggi solo a chi la propone ma, anche e soprattutto, a chi la sostiene. Chiedersi se quello che viene dato in cambio ha un valore anche emotivo per chi partecipa deve essere la linea guida da seguire. Perché la richiesta ai donatori non riguarda solo il denaro. La richiesta riguarda soprattutto la condivisione della campagna.

COME CONTATTARE LE PERSONE VIA EMAIL – è dimostrato che una campagna di email ben costruita  ha un’efficacia molto maggiore rispetto alla pubblicazione di post sui canali social. In genere il tasso di successo si aggira intorno al 4/5%. Dipende dalla lista e dal contenuto della email inviata anche se ogni campagna è differente cambia a seconda dell’ambito in cui si svolge.  

USARE LE EMAIL PER OTTENERE CONTRIBUTI PRIMA DELLa MESSA ONLINE DELLA CAMPAGNA Andare online con la campagna e avere già donazioni in evidenza aumenta la possibilità di ottenerne altre. Inviare una email ai propri contatti prima del lancio è certamente un sistema efficace ma le persone vanno incentivate. Come farlo? Ideando un regalo special da dare solo a chi partecipa per primo. Il messaggio da dare è “solo per te” , “solo per pochi” e,“solo per pochi giorni”. Le persone amano sentirsi speciali e adorano far parte di club speciali ricevendo attenzioni speciali.

Verifica quale canale social fa al caso tuo

.CREA UN COMITATO DI PROMOTORI – parallelamente alla costruzione della lista un passo da compiere subito è individuare le persone che possono sostenere il progetto, diffonderlo e quindi creare un comitato di promozione.  In pratica si tratta di un  gruppo di persone appassionate del progetto e disponibili a parlarne con i propri contatti. Il numero di persone da identificare è di circa 10-15 individui. La prima email andrà inviata subito a loro e poi allargata al restante gruppo di persone inserite nella lista.

USA I  SOCIAL MEDIA – crowdfunding e canali social vanno a braccetto.  I social media occupano il secondo posto per efficacia  dopo le email con un risultato stimabile attorno al 30% di di visite ottenute sulla pagina della campagna.

CREA PAGINE WEB E PROFILI SOCIAL DEDICATI ALLA CAMPAGNA – ci sono progetti che possono essere pubblicati sulla propria pagina social e progetti che necessitano della creazione di una pagina dedicate esclusivamente alla campagna. Dipende dal progetto e dalla community che già si possiede e al tipo di interazione che già si ottiene dai propri fan. Pensare che un contatto su Istagram o su Facebook sia attivo non è un dato reale, va verificato e sollecitato.

LANCIA LA CAMPAGNA SUI CANALI SOCIAL PRIMA DELL’USCITA DELLA CAMPAGNA SU www.innamoratidellacultura.it – I social media sono strumenti potenti se vengono usati con accortezza e con una strategia definita a monte. Iniziare a raccontare la propria idea con anticipo oltre ad assolvere la funzione di informare e incuriosire consente di ottenere nuovi fan e di compendere in base alle reazioni se l’argomento interessa oppure se è necessario modificare alcuni aspetti Se pensi che sia troppo difficile, il team di www.innamoratidllacultura.it mette a disposizione un servizio completo di marketing digitale e la gestione dei canali social. Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it per saperne di più.

Sui social è facile indentificare un target di persone interessate alla tua idea

IDENTIFICA IL TUO TARGET – i canali social permettono di identificare il target di rifermento con grande precisione. La domanda da porsi prima di pubblicare i contenuti è:” chi è interessato al mio progetto”? Innamorarsi della propria idea è normale, adattare la propria idea a quello che chiede il pubblico è strategico. E’ sempre bene testare dei post. Si tratta di un modo semplice e poco costoso che consente di aggiustare il tiro e raggiungere con maggiore precisione le persone che sono veramente interessate a partecipare, valutando in base ai dati ottenuti su quale piattaforma e con quale strumento intercettarle. Un video? Un’immagine? Un testo? Ogni canale social è dedicato ad un particolare pubblico. Il mondo della cultura tende a privilegiare Facebook e Istagram ma in molti casi un video è più efficace e condiviso di cento post e You Tube sirivela molto più efficace. Questo per dire che un solo video di presentazione non basta, preparatevi a pubblicare spesso e volentieri video pillole, aggiornamenti e testimonianze. Più contenuti producete e più aumentano le possibilità di successo.

CREA UN HASHTAG PER LA TUA CAMPAGNA –  l’hashtag della campagna va inserito ogni volt ache viene postato un contenuto riferito alla campagna. L’hashtag ’ la versione moderna del payoff usato in pubblicità dai grandi marchi Un esempio? Dove c’è Barilla c’è casa. Indimenticabile. Come deve essere un hashtag? Corto, efficace, esemplificativo e soprattutto facile da trovare.

PUBBLICA CONTENUTI INTERESSANTI– la mia campagna è online: dona. Questo non è un contenuto interessante. Se poi viene postato decine di volte sui canali social diventa decisamente  terribile. Il tono utilizzato per arricchire di contenuti le proprie pagine social dovrebbe essere leggero, simpatico, possibilmente divertente.  Le immagini spesso dicono più delle parole. Raccontare la campagna giorno per giorno è divertente. Le persone amano leggere gli aggiornamenti e vedere contenuti nuovi ogni giorno. Chi dona è felice di verificare che il progetto va avanti e che la sua scelta si è rivelata azzeccata.

CONTATTARE LA STAMPA – campagne con obiettivi ambiziosi e che hanno la potenzialità di ottenere donazioni da qualsiasi parte del pianeta dovrebbero pensare ad un’attività di ufficio stampa. Non è vero che questa attività costa e non  è vero che è necessario rivolgersi a un’agenzia. Le testate digitali e, soprattutto i blog, sono sempre alla ricerca di contenuti e notizie interessanti.  Chiedere non costa nulla e scrivere un comunicato stampa – o costruire un Media Kit- non è difficile.  Anche per questa attività scrivere un elenco delle  redazioni e dei giornalisti da contattare è molto utile. Se il progetto è di taglio piccolo o medio ci sono le redazioni locali. Se il progetto è ambizioso vale la pena tentare con le redazioni nazionali. Senza mai dimenticare i blogger e gli influencer che, spesso, sono più efficaci e disponibili dei giornalisti.

ORGANIZZARE UN EVENTO– in tempi di Covid organizzare un evento è impossibile. Ma l’evento rimane il momento perfetto per farsi conoscere e presentare la propria campagna entrando in contatto diretto con le persone. L’evento è l’occasione perfetta per raccogliere nuovi nominativi da aggiungere alla propria lista di contatti e per studiare una piccola ricompensa legata al progetto da regalare creando una sorta di memo per quando la campagna andrà online. Ci sono tre  tipi di evento:  l’evento di presentazione che può essere organizzato in qualunque momento della campagna anche come regalo per chi ha già donato;  l’evento di lancio che invece serve a presentare il progetto a un’audience di persone selezionate con l’obiettivo di ottenere donazioni prima della messa online e l’evento di chiusura che invece è un momento di festa per celebrare la chiusura della campagna insieme ai donatori.

Le persone donano perchè scelgono te e vogliono il tuo successo

CONCLUSIONE– una campagna di crowdfunding ha successo quando riesce a coinvolgere un altissimo numero di persone. Crescere l’audience è  il mantra da ripetere ossessivamente da quando si decide di lanciare la propria campagna e per tutti i mesi di preparazione che precedono la messa online. In ambito culturale questa attività viene fatta poco e spesso senza una strategia. Ma un buon database di contatti è la miniera d’oro a cui è sempre possibile attingere anche quando la campagna è terminata. Che si tratti di un nuovo spettacolo, un restauro, una mostra o di un concerto, avere un elenco di fan è sempre importante. Basta rimanere in contatto con loro e mantenere sempre viva la loro attenzione inviando nuovi messaggi e tenendoli informati sulle vostre attività.

redazione www.innamoratidellacultura.it

info

progetti@innamoratidellacultura.it

Crowdfunding culturale? Suggerimenti per avere successo.

1. Sei tu che crei il tuo successo:  non ci sono formule magiche.

I soldi non cadono dal cielo e… pubblicare il progetto sulla piattaforma non significa che venga finanziato con successo. E’ necessario che tu ti dia da fare prima della campagna per organizzare le attività di comunicazione, gli eventi e…. durante tutta la durata della campagna per garantire una buona visibilità.  Ricapitolando, non basta che il progetto sia pubblicato sulla piattaforma per far sì che sia finanziato con successo. Un progetto di successo è un progetto che invoglia i lettori a partecipare!

Foto di Tino Romano

2. Vuoi ottenere generosità? Sii generoso.

Un bel video, immagini nitide e con il giusto formato, testi scritti n maniera chiara e ben strutturata. La qualità dei contenuti dimostra la qualità del progetto che andrai a realizzare. Racconta la tua storia perché sai che le storie piacciono alle persone e aiutano a condividere e a partecipare!

3. La regola del  “tutto o niente”.

Se hai scelto il contratto “keep it all” sai che se non raggiungi il 100% della somma che hai definito come obiettivo non potrai ottenere i fondi al termine della campagna. Il “keep it all” è una spinta  a dare il massimo e non  lascia spazio agli indugi. Il “flessibile” ha termini meno rigidi ma..attenzione. Quando pubblichi la tua campagna stai stringendo un accordo con chi ti sostiene. Questo significa che hai l’obbligo di realizzare quello che dici di voler fare e se non hai tutta la cifra necessaria…meglio un progetto a “step” o un obiettivo inferiore!

Members of the Castellers Joves Xiquets de Valls try to complete their human tower during the 25th Human Tower Competition in Tarragona, Spain. (Emilio Morenatti/Associated Press)

4. Massima trasparenza sull’obiettivo finanziario.

Il crowdfunding culturale (e non solo) è basato  sulla fiducia e la fiducia la ottieni se riesci a entrare in relazione con le persone che ti appoggiano. Meglio stabilire un obiettivo di raccolta realistico e indicare come lo utilizzerai (includendo anche tutte le spese). Si tratta di stendere un conto economico e capire sin da subito che organizzare e gestire una campagna di crowdfunding non è affatto gratis!  

Gardentopia. Matera 2019.

5.Il crowdfunding va oltre il finanziamento.
Chi sono i tuoi donatori? Pensaci bene. Sono e persone che condividono le tue idee e le appoggiano. I primi a credere in te sono i tuoi contatti stretti, e saranno proprio loro gli “early birds” del progetto, i veri VIP della campagna,  gli ambasciatori della tua idea. Hai già fatto la lista? Il crowdfunding è fatto di amicizia, relazioni, sinergie. Mette in moto reti di persone e chiedi agli amici di portare altri amici.

In gruppo? Molto meglio!

6.Gestisci al meglio le tue relazioni.

.
L’idea è tua e sei tu l’unico responsabile del tuo progetto. Questo significa che sei anche responsabile del rapporto che riuscirai a creare con le persone. Orima, durante e dopo la campagna.

8. Occhio ai costi.


Calcola i costi di spedizione (se ce ne sono), i costi di produzione delle ricompense e la commissione di Innamoratidellacultura  (7% IVA inclusa sulla somma totale raccolta). Tutte le spese di transazione Stripe sono incluse. La comunicazione? Gli eventi? Inserisci ogni singola voce e saprai sempre quanto ti serve veramente raccogliere.

Circus, spettacolo a Matera 2019

9. Ringrazia

La tua campagna è andata a buon fine? Ricordati di ringraziare chi ti ha sostenuto. Di mandare le ricompense e di comunicare alla tua folla di sostenitori che sei riuscito a realizzare la tua idea.

Grazie, parola magica che apre tutte le porte.

Redazione -www.innamoratidellacultura.it

Hai un’idea? Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it

Manifesta a Palermo. La Cultura dona nuova vita alla città.

Crowdfunding per Arte e Cultura.

Al giorno d’oggi il termine  “crowdfunding” sembra essere stato assorbito dalle persone tuttavia, l’esperienza professionale come piattaforma verticale e i numeri ancora bassi del comparto “reward” indicano come in Italia i suoi meccanismi non lo siano affatto, soprattutto per quanto riguarda il settore culturale, creativo e artistico.

In genere le persone sono a conoscenza  che il crowdfunding si riferisce a a campagne di raccolta fondi gestite attraverso il web, caratterizzate dalla erogazione di piccoli contributi donati da un grande numero di persone.

In pratica, il proponente del progetto riesce a raggiungere l’ obiettivo sfruttando le opportunità offerte da internet per coordinare e aggregare grandi  numeri di persone che condividono  interessi e passioni comuni.

Nel nostro paese la diffusione di progetti in ambito culturale è estremamente ampia e variata. Il crowdfunding di tipo reward e donation si presta molto bene per sostenere la produzione e diffusione di idee progettuali nell’ambito dell’arte, design, moda, musica registrata, spettacoli teatrali, editoria (fumetti, saggistica, narrativa, poesia), audiovisivi (film, cortometraggi, documentari, serie televisive e via web) videogiochi, reportage, festival , rassegne, restauri, recuperi architettonici, mostre e acquisizioni da parte dei musei e l’elenco è davvero lunghissimo.

Il fattore comune del settore artistico e creativo italiano è la richiesta di raccogliere somme piuttosto elevate per realizzare la propria idea progettuale  coprendone i costi in toto oppure per integrare un budget corposo composto da più finanziatori (enti, sponsor privati ecc).

L’impiego di questa pratica di raccolta fondi è adottata – e adottabile – sia da realtà piccole che da quelle di grandi dimensioni. Ricordo le iniziative fortunate di  enti come Palazzo Madama a TorinoComune di Bologna ( per il restauro del ”Portico di San Luca”) oppure la Biennale di Venezia per sostenere mostre interne all’evento.

Il denominatore comune che spinge queste realtà a rivolgersi al crowdfunding è da ricercare nella contrazione dei finanziamenti pubblici oltre che nella non capacità delle realtà private italiane di considerare  la cultura come forma di investimento sociale e come investimento virtuoso sia per le ricadute economiche sul territorio di riferimento che  per il ritorno di immagine.

In Italia il fattore del ritardo digitale assommato alla scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano il crowdfunding produce un approccio ingenuo e poco realistico in chi decide di impegnarsi in una campagna.

Il  crowdfunding viene ancora visto come soluzione semplice  per ottenere finanziamenti mentre di facile non c’è niente.

Matera CApitale della Cultura 2019
Matera CApitale della Cultura 2019

Cosa dicono le statistiche?

L’analisi condotta dall’Università di Cambridge sulle grandi piattaforme internazionali per progetti di ogni tipologia riporta una percentuale di successo che oscilla dal 40 al 50%. In Italia, il report Starteed del 2018 per le campagne reward based e donation based per i progetti artistici e culturali si attesta sul 22%.

Questo significa che su 10 campagne due hanno successo e raggiungono il loro obiettivo. Questo dato vale per campagne importi di superiori ai 10.000 euro. Infatti, la percentuale di successo di campagne al di sotto dei 5000 euro sale al 35%. Questo dato va applicato a campagne di crowdfunding gestite da individui, piccole realtà culturali, associazioni, microimprese e cooperative. Realtà che non possono contare su  “brand” famosi come, ad esempio il Teatro della Scala a Milano o Palazzo Madama a Torino.

Quali sono gli strumenti del crowdfunding per arte e cultura?

Per ottenere fondi la cultura si affida al fund-raising che ha una sua ragionevole efficacia se viene allineato alle attività di marketing. Anche il crowdfunding richiede una accurata attività di pianificazione e il successo o meno di un’iniziativa dipende anche dal livello di competenza posseduta da chi propone l’iniziativa.

Gli aspetti da curare per realizzare una campagna di crowdfunding sono molti e variati e non riguardano solo ed esclusivamente le ricompense da dare a chi dona come molte persone pensano erroneamente. In ambito culturale artistico la ricompensa è importante ma non è centrale come, per esempio, nel caso di una campagna per realizzare un prodotto.

Prima di realizzare una campagna di crowdfunding per un progetto artistico e culturale è bene verificare:

– il numero di persone che  possano essere convinte a donare veramente  

– la composizione delle proprie reti sociali eseguendo una distinzione fra coloro che realmente possono condividere la campagna e/o sostenerla e chi invece ha dato il like ma non è coinvolto

– le risorse a disposizione, in particolare il tempo da poter dedicare alla campagna, soprattutto per quegli aspetti che riguardano la promozione se non si ha la fortuna di disporre di un ufficio stampa e di un budget per eventi e materiale informativo. 

Il tempo e le energie da poter investire nella campagna di crowdfunding rappresentano sicuramente un fattore chiave da tenere in considerazione  perché la comunicazione ricade pressoché interamente sul progettista.

Il restauro di Santa Caterina ha raccolto 8000 euro per lo start dell'impresa
Il restauro di Santa Caterina ha raccolto 8000 euro per lo start dell’impresa

Meglio da soli o con una piattaforma?

Una campagna di crowdfunding può essere realizzata sia con mezzi propri, per esempio sul proprio sito web, oppure appoggiandosi a una piattaforma. Quali vantaggi offre una piattaforma rispetto ad una campagna gestita da se’? Il primo vantaggio, innegabile, è quello di avere uno strumento già pronto.  In secondo luogo , la sicurezza che questo genere di siti offrono e infine, elemento questo da non scartare, i servizi che le piattaforme mettono a disposizione gratuitamente e che vanno da forme di tutoraggio nella fase di impostazione  e gestione  del progetto sino alla possibilità di avere accesso a sponsorizzazioni e servizi professionali di comunicazione e marketing digitale. Un altro fattore che offre una piattaforma  è quello riferito alla trasparenza e alla sicurezza dei dati personali e di pagamento.

www.innamoratidellacultura.it offre ai propri clienti la possibilità di  gestire la propria campagna reward o donation in completa flessibilità scegliendo

  • la durata della campagna
  • la possibilità di trattenere quanto raccolto a prescindere dal raggiungimento dell’obiettivo (modello “all-you-can-get) o di ricevere  i fondi solo al raggiungimento dell’obiettivo (modello “all-or-nothing”)

La verticalità della piattaforma è un aspetto peculiare che risolve la difficoltà di riuscire a raggiungere e coinvolgere soggetti esterni alle reti di relazioni preesistenti alla campagna.

Niente comunità, niente soldi.

Chi pensa che il successo di una campagna dipenda dalla piattaforma sui cui è stata pubblicata sbaglia. Per le campagne di tipo artistico e culturale il successo si costruisce in prima del suo lancio.  Nella maggior parte delle campagne (riuscite), i contatti pregressi oscillano fra il 75 e l’85% di tutti i finanziatori . Questo dato spiega il perché campagne proposte da creativi eccezionali o enti super culturali non raggiungono l’obiettivo e perché contare sui contatti social è un errore. Convertire un amico digitale in amico reale è difficile. Per farlo bisogna possedere due doti: un buon storytelling e una reason why  molto convincente .

Ricapitolando, chi aiuta veramente una  campagna a decollare è la cerchia definita  dei family and friends. Generalmente sono le persone amiche quelle che donano di più e che creando massa critica invitano le altre persone a partecipare.

La simpatia e l’entusiasmo da sole non bastano. Per coinvolgere le persone è indispensabile uno storytelling ad alto impatto emotivo. Raccontare se stessi e il proprio progetto è tutt’altro che facile, soprattutto quando si vuole arrivare a un pubblico che ancora non ci conosce. Ma è un dato di fatto che lo  storytelling conta molto di più dei rewards. Attraverso lo  storytelling il progettista può raccontare la sua idea e coinvolgere le persone trasmettendo i propri valori, problemi, desideri e obiettivi.

La community è la base imprescindibile di ogni operazione di crowdfunding per arte e cultura.

Per concludere, spero che le mie considerazioni relative alle  complessità che presenta una campagna di crowdfunding siano di aiuto a chi decide di intraprendere questo tipo di percorso per finanziare la propria idea. Non è mia intenzione scoraggiare, anzi, è mio desiderio condividere informazioni per favorire un approccio più consapevole e, di conseguenza, più efficace.

Emanuela Negro-Ferrero – www.innamoratidellacultura.it

Dal Gobbo di Notre Dame a Otello.L’ultimo bacio: Musical!

Il nuvo Otello si chiama Fabrizio Voghera. E’ un autore, cantante e  compositore italiano. Dopo il grande successo di “Notre Dame de Paris” in cui ha interpretato la doppia parte di Quasimodo e di Frollo partecipando a oltre duecentocinquanta repliche,  e poi di “Giuletta e Romeo” dove ha interpretato la parte di Frate Lorenzo, Fabrizio Voghera si è cimentato a scrivere un’opera musicale tutta sua. Si tratta della trasposizione cantata e ballata di “Otello”, una struggente quanto famosa storia d’amore ricca di dramma e di contenuti.

Otello.L'ultimo bacio in crowdfunding su www.innamoratidellacultura.it

Chi non conosce la storia dello sfortunato amore di Otello per Desdemona? Credo nessuno! Otello (titolo originale The Tragedy of Othello, the Moor of Venice) è una tragedia di Shakespeare scritta agli inizi del XVII secolo. La prima rappresentazione documentata ebbe luogo il 1º novembre 1604 al Whitehall Palace di Londra. La trama è avvincente e il tema cardine dell’intera vicenda è la gelosia.

Otello è un moro, al servizio della repubblica veneta, al quale è stato affidato il compito di comandare l’esercito veneziano contro i turchi nell’isola di Cipro. All’inizio del dramma, Otello parte da Venezia in compagnia del luogotenente Cassio. Lo avrebbe seguito Desdemona, sua moglie, scortata dall’alfiere Iago e da sua moglie Emilia. Desdemona è sposata con Otello in gran segreto. Iago, che è cattivo e infido,  e tenta in tutti i modi di far destituire Cassio riuscendoci infine con uno stratagemma. Con l’ignara complicità della moglie Emilia, Iago fa arrivare un  fazzoletto di seta preziosa appartenente a Desdemona nelle mani di Cassio, convincendo Otello (che osserva di nascosto su consiglio di Iago) del tradimento di Desdemona. Le false difese di Cassio da parte di Iago sono la parte centrale dell’opera di persuasione che infine sfocia nella furia cieca del Moro. Otello il quale travolto dalla gelosia, uccide Desdemona nel letto nuziale soffocandola.

Alla fine,  Emilia rivela che il tradimento di Desdemona era soltanto una bugia inventata  da suo marito Iago, il quale freddamente la uccide. Otello, preso dal rimorso, a sua volta si toglie la vita, ricadendo sul corpo di Desdemona. Iago, infine, viene portato via, condannato a subire tortura e Cassio, innocente,  prende il posto di Otello, al comando dell’esercito veneziano

Otello. L'ultimo bacio in crowdfunding su www.innamoratidellacultura.it

UN GRANDE PROGETTO ARTISTICO 

Fabrizio Voghera mi ha raccontato con grande entusiasmo come quest’opera rappresenti per lui il massimo dell’espressione artistica. “Otello.L’ultimo bacio”  unisce tre  fra le maggiori espressioni artistiche dello spettacolo:  il canto, il ballo e la recitazione. Partendo dalla tragedia immortale che William Shakespeare scrisse nel 1603, Fabrizio ha elaborato un viaggio musicale totale  e appassionato in grado di ispirare nel pubblico divertimento ed emozione.  Nei brani che lo compongono gli autori raccontano la triste vicenda dell’uomo avvelenato dal dubbio e dalla gelosia. La perversione mentale di Iago, l’impetuosità di Otello e l’amore di Desdemona sono le coordinate che tracciano la rotta di questo viaggio musicale.

MUsica Otello.L'ultimo bacio

OTELLO. L’ULTIMO BACIO. CI SIAMO QUASI!

La stesura del progetto è arrivata alle fasi finali e l’obiettivo è di arrivare alla messa in scena insieme ad un cast di grandissimi interpreti. Si tratta per la  maggior parte di artisti provenienti dall’opera popolare moderna “Notre dame de Paris” di Riccardo Cocciante . Una squadra affiatata con cui Fabrizio ha condiviso diversi anni di esperienza andando in scena sui principali palchi d’Italia di fronte a più di tre milioni e mezzo di spettatori.  Dopo aver coronato il successo nella magica cornice dell’Arena di Verona, il sogno comune era di trovare un progetto che potesse ricreare un’altra volta la magiA. Da qui all’idea di formare un’unica grande compagnia il passo è stato breve. L’umore della crew è alle stelle perché la sfida è altissima.

QUANTO SERVIRA’ PER REALIZZARE OTELLO?

Mettere in scena un musical è molto, molto, molto impegnativo. I soldi servono e tanti. Un grande viaggio inizia sempre con un passo. Fabrizio e i compagni d’avventura hanno deciso di cominciarlo ponendosi un obiettivo piccolo ma  significativo. Tutti, amici, parenti e conoscenti si stanno muovendo su più fronti per aiutarlo a realizzare questo grande sogno. A superarlo, doppiarlo e, perché no, decuplicarlo. I fondi raccolti in questa campagna serviranno ad ultimare alcune fasi della produzione ed alla realizzazione di un DVD ed un CD dell’opera. Un piccolo passo per iniziare un viaggio di cui non si conosce la fine.

VUOI INNAMORATI ANCHE TU DI OTELLO. L’ULTIMO BACIO?

15 euro =   il tuo nome e cognome nei titoli di coda del dvd

30 euro =   il tuo nome e cognome nei titoli di coda del dvd e il fazzoletto in cotone di Desdemona*

50 euro =   il tuo nome e cognome nei titoli di coda del dvd e 5 foto dello spettacolo autografate

100 euro = il tuo nome e cognome nei titoli di coda del dvd, biglietto di ingresso allo spettacolo con posto dedicato

150 euro = il tuo nome e cognome nei titoli di coda del dvd, biglietto di ingresso allo spettacolo con un posto dedicato e il cd con gli highlights delle canzoni dell’opera

250 euro = il tuo nome e cognome nei titoli di coda del dvd, presenza alle prove dello spettacolo e posto dedicato

500 euro = il tuo nome e cognome nei titoli di coda del dvd, biglietto di ingresso allo spettacolo con un posto dedicato e ringraziamento sul palco a fine spettacolo insieme agli artisti del cast

Partecipare è semplice, digita sul link www.innamoratidellacultura.it , scegli l’importo che senti di voler  donare e unisciti al sogno di Fabrizio Voghera e di tutti i meravigliosi artisti che insieme a lui reciteranno per te questa straordinaria storia.

Importante! Ricordati di condividere con tutte le persone che conosci questa storia. Il crowdfunding funziona perché tante persone insieme con piccole donazioni raggiungono grandi importi! C’è un posto in prima fila per te. Ti aspettiamo

 

Staff –  www.innamoratidellacultura.it

Cultura e crowdfunding. L’Italia s’è desta?

Era il  2013 quando abbiamo proposto a Torino la piattaforma www.innamoratidellacultura.it inteso per essere  uno strumento semplice ed efficace per ottenere fondi per la cultura italiana in difficoltà. La risposta che abbiamo ricevuto da business angels, fondazioni,  investitori , incubatori, acceleratori e politici non è certo stata delle più positive.  In parte perchè erano già stati finanziati altri progetti di crowdfunding e in parte, soprattutto, perchè agli investitori non piace attendere anni per veder tornare indietro il proprio investimento.

Malgrado la assoluta mancanza di aiuti concreti e di fondi, ogni giorno di più abbiamo avuto  la conferma che quello che stavamo facendo era corretto. Dopo quattro anni  di lavoro  abbiamo la conferma che una piattaforma di  crowdfunding dedicata in esclusiva  alla cultura è quello che serve al nostro per aiutare chi si occupa di cultura ad uscire dalla crisi. E non solo.

E’ ampiamente dimostrato che il  crowdfunding oltre ad aiutare concretamente il progettista a raccogliere  il denaro necessario per realizzare le sue idee, aiuta le persone a costruire reti di rapporti attorno a sé e alla propria idea progettuale. Una campagna di raccolta fondi dal basso ha successo – prima di qualsiasi altro fattore – perché il progettista è riuscito a creare delle relazioni autentiche con le persone.

Queste relazioni , in un momento storico caratterizzato dalla disumanizzazione dei rapporti, sono  la ricchezza inestimabile che conferisce al crowdfunding  potere e velocità di trasformazione . Dalla crisi economica alla autorealizzazione.  Dalla mancanza di liberà alla possibilità di scelta. Questo  valore nel tempo, può  crescere e conferire al progetto o al bene quella stabilità economica e quel riconoscimento sociale che chi si occupa di cultura sa essere indispensabile e vitale.

Qual è il significato di una piattaforma dedicata alla cultura?

Le piattaforme di crowdfunding possono essere di due tipi: generalista o verticale. Una piattaforma generalista accoglie al suo interno progetti di tipologia varia. Tecnologia, viaggi, arte, scuola, innovazione, start up, campagne personali. Una piattaforma verticale accoglie al suo interno solo campagne ristrette ad un determinato ambito.  Ci sono piattaforme dedicate alla musica. Ai viaggi. Alla beneficenza . E quelle, come www.innamoratidellacultura.it, che sono dedicate interamente alla cultura.

LE CAMPAGNE DI CROWDFUNDING IN AMBITO CULTURALE SONO IL 35% DEL TOTALE DI TUTTE LE CAMPAGNE PUBBLICATE SUI PORTALI.

Questo dato ci ha convinti che la nostra strada era giusta. Una piattaforma di corwdfunding generalista infatti è una vetrina di progetti di varia tipologia che, per certi versi, può essere paragonata ad un Centro Commerciale. Gli utenti di una piattaforma generalista quando donano lo fanno perché qualcuno ha indicato loro che cosa scegliere.

Diversamente, gli utenti di una piattaforma verticale, sono persone che si, quando donano lo fanno perché qualcuno ha detto loro quale campagna devono  supportare.  Ma , per i loro interessi personali, fanno parte di una comunità che, se opportunamente coinvolta e gratificata, può arrivare a costruire una presenza affezionata attorno ai progetti proposti qualsiasi essi siano.

Siamo una comunità di #InnamoratidellaCultura

Quali sono i nostri obiettivi? Costruire una comunità di persone consapevoli, innamorate della cultura.  Offrire ai chi si occupa di cultura una vetrina d’eccellenza per investitori. Soprattutto stranieri perché abbiamo capito che qui, la strada da fare è ancora lunga. Vogliamo e i nostri #innamoratidella cultura siano fedeli alle nostre proposte e attivi e propositivi  nella raccolta fondi e nella diffusione dei progetti.  Abbiamo fatto esperienza e ci sentiamo pronti a crescere. Dal 2013 ad oggi abbiamo raccolto dati, analizzato le campagne definendo criteri per ogni tipologia, abbiamo ,verificato le procedure. Come tutti abbiamo commesso errori. Siamo stati hackerati . Copiati. Abbiamo messo tutto nel calderone per uscire con una ricetta nuova. Che ha il sapore della passione.

Qualcuno sa che cos’è il crowdfunding?

E’ partita la campagna di crowdfunding”; “ Museo diocesano ha aperto la campagna di crowdfunding”.  Ogni giorno leggiamo sui blog, sui giornali o ascoltiamo alla radio frasi come queste che abbiamo appena scritto.  Non siamo affatto sicuri che chi legge o ascolta, a meno che non sia un giovane nerd o un addetto ai lavori, capisca di che cosa si sta parlando.  La strada purtroppo è ancora lunga ma siamo fiduciosi che qualcosa potrà cambiare. Insistendo,lavorando insieme ai colleghi. Portando risultati. Con passione ed energia.

Emanuela Negro-Ferrero         www.innamoratidellacultura.it

 

 

Crowdfunding culturale e audience development. Due facce della stessa medaglia?

Fioriscono bandi ed iniziative dedicate alla “audience develpment”.  Di che cosa si tratta? Perché se ne parla tanto? Traduco subito in italiano questi due termini anglosassoni come “sviluppo del pubblico”  consapevole che anche la traduzione, per chi non è addetto ai lavori, rischia di rimanere poco chiara. Il sito http://cultura.cedesk.beniculturali.it/link-europa-creativa.aspx?audience_development alla pagina di Europa Creativa  riporta una definizione abbastanza esaustiva.

Per Audience development si intende il processo strategico e dinamico di allargamento e diversificazione del pubblico e di miglioramento delle condizioni complessive di fruizione. Questa è la definizione ufficiale che troviamo nelle linee guida del Sottoprogramma Cultura e siamo partiti da qui perché il concetto di AD è vago: l’AD non è una disciplina specifica, anche se si nutre di tante discipline, tra cui il marketing culturale, l’antropologia e la comunicazione culturale e soprattutto di pratica. Tutto dipende dal “gioco linguistico” in cui lo inseriamo: “cultural participation”, “active spectatorship/citizenship, “audience building”, per esempio, sono alcuni dei tanti nomi che si riferiscono all’audience development….niente di nuovo, anche se qualcosa è cambiato: l’irruzione del nuovo paradigma delle ICT, la rivoluzione digitale e il web 2.0, dell’“era dell’accesso” hanno modificato decisamente la distribuzione e l’accessibilità dei prodotti culturali, inserendoli in un contesto multidimensionale in cui il pubblico diviene “creatore” di contenuti. La definizione suggerisce di ampliare e diversificare il pubblico: non si tratta, quindi, soltanto di rivolgersi al pubblico “fidelizzato”, ma anche di raggiungere pubblico nuovo, diverso, facendo i conti anche con le barriere economiche, sociali, psicologiche e fisiche. L’AD richiede tempo, proprio per questo viene definito spesso un “processo” pianificato, continuativo e, soprattutto, lungo”.

Come si traduce nella realtà questa definizione e ,soprattutto, come si applica e cosa implica l’attività di sviluppo del pubblico per un ente culturale?  Ancora, il crowdfunding culturale può essere considerato un’attività di “sviluppo del pubblico”?

Certamente si.  Se per un museo, un sito archeologico, un teatro lo “sviluppo del pubblico” è  riferito ai visitatori, per una campagna di crowdfunding  la  stessa attività sulle persone  è definita come “costruzione del crowd”. Cioè di quella folla di persone che il progettista intercetta e che, grazie  a un lavoro di coinvolgimento decisamente non casuale, trasforma in  sostenitori entusiasti e protagonisti affezionati.

Se quindi è stato compreso che l’attività di sviluppo del pubblico è identica, sia che si tratti di azioni portate avanti da un ente culturale che dal promotore di iniziative artistiche e culturali,  con che cosa abbiamo a  che fare?

Mi piace pensare all’ente culturale come ad un’azienda. Per vivere e prosperare l’impresa ha bisogno di clienti. Senza clienti che comperano i prodotti l’impresa fallisce.

Come fa un’impresa ad avere clienti e, soprattutto, come riesce a procurarsene  sempre di nuovi e quali iniziative deve mettere in atto per consolidare quelli già acquisiti? In pratica, come mette in atto un imprenditore delle azioni di “audience development”?

Nel mondo imprenditoriale, la ricerca del cliente coinvolge  ambiti sdiversi che e spaziano dal commerciale alla comunicazione, dalle pubbliche relazioni alla pianificazione e gestione.  Una volta individuato il prodotto o il servizio, per entrare nel mercato e guadagnare, l’azienda deve costruire  una strategia commerciale basata prima di tutto su una strategia di marketing.

Infatti, il cliente, visitatore o donatore, arriva e compera se prima è emotivamente coinvolto e quindi se è convinto ad acquistare.

Questo processo può diventare rapidissimo grazie al  digitale. Oggi, chiunque  desideri vendere, comunicare o promuovere i propri prodotti, può contare su strumenti estremamente mirati ed efficaci che, anche solo cinque anni fa,non esistevano.

La rete, con la sua velocità ed infinite opportunità, è terreno fertile e produttivo per chi sa sfruttarne le potenzialità.

Quante realtà culturali, pubbliche  e private sono in grado – o vogliono- approfittare di  questa miniera di opportunità che, nel caso specifico del coinvolgimento del pubblico, è veramente solo da mettere a reddito?

La cultura italiana sta iniziando  appena adesso ad utilizzare il digitale . Chi si occupa di cultura non è un imprenditore.  Il marketing, le pubbliche relazioni e il social media management sono mestieri e non si possono improvvisare.

Per attirare, coinvolgere e poi trattenere il pubblico bisogna sempre partire dalle persone.  E’ necessario intercettarle, convincere e, con i nominativi ottenuti, costruire elenchi di persone.  Costruendo quello che in gergo viene definito  database. IUn valore inestimabile per chiunque abbia bisogno di vendere per mantenere in attivo la propria impresa.

A cosa serve il database? Per contattare le persone e creare iniziative che rafforzano e  mantengono nel tempo la relazione.

Tutto questo lavoro, impegnativo e faticoso, per chi decide di condurre una campagna di crowdfunding è obbligatorio. Niente crowd niente    donazioni.

Musei ed enti pubblici italiani non ne hanno capito l’enorme potenzialità. Ecco perchè per loro,  attivare campagne di crowdfunding non si limita all’ ottenimento di  donazioni  ma piuttosto attirare, coinvolgere e trattenere il pubblico.

Fare cioè “audience development”.

Quella cosa di cui tutti parlano e che pochi sanno fare.

Emanuela Negro-Ferrero   www.innamoratidellacultura.it