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Pinot Gallizio. Una sorpresa alla GAM

Pillole d’arte

Quella di Pinot Gallizio alla GAM è una mostra intima, privata.
Profondamente espressiva, fatta di gesti forti. Rumorosa. Quasi Assordante. Il nero domina la scena, la luce se ne sta in disparte. Eppure è tutto così chiaro… L’arte sembra sciogliersi nella notte, fino a fondersi con essa, risucchiata da una materia viva e pulsante.

Questa mostra è davvero una sorpresa, proprio come suggerisce il titolo del progetto in cui rientra, “Surprise“, un interessante ciclo espositivo dedicato alla scoperta della ricerca artistica torinese tra gli anni Sessanta e Settanta e curato da Maria Teresa Roberto.

A Pinot Gallizio è dedicato il primo appuntamento del 2014, per celebrare il cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta mentre l’artista stava preparando la sala personale alla Biennale di Venezia del 1964.

Pinot Gallizio

Pochi anni prima, tra il 1962 e il 1963, la sua pittura si aprì a uno sguardo insieme geologico e cosmico, in cui la sperimentazione materica si traduceva direttamente in invenzione pittorica. La mostra alla GAM, organizzata in collaborazione con l’Archivio Gallizio di Torino, si sofferma proprio su quel periodo che vide la nascita del ciclo delle Notti di Cristallo in cui rientra anche la Notte barbara, un’opera di grandi dimensioni ora presente nel percorso delle collezioni del museo. È una tela fantastica, da poco restaurata, che ci lascia intravedere un paesaggio dinamico e quasi fantascientifico, popolato da bestie meccaniche.

Ecco, se ancora non avete fatto un giro tra le collezioni della GAM, questa potrebbe essere l’occasione giusta. Bisogna ritagliarsi un bel pomeriggio libero e andare. Per godersi interessanti e inediti dialoghi d’arte.

Intanto, vi lascio con un’anteprima video della mostra di Gallizio, “Ultime Notizie” (a cura Blog ContemporaryArt Torino Piemonte).

Pillole d’arte nelle puntate precedenti:

– Abbiamo amato tanto la rivoluzione

– Ron Arad. Let’s Drop It

– Milano Pop. Warhol da urlo a Palazzo Reale

– Ray Caesar in mostra a Torino

– Made in Italy

– Frida Kahlo. Quando la mostra è un successo ancora prima di essere inaugurata

Ray Caesar in mostra a Torino

Pillole d’arte

Tra i suoi fan annovera celebrità del calibro di Madonna, Christina Aguilera, Kate Moss, Sir Elton John, Mickey Rourke e Kate Beckinsale.

Il suo nome è Ray Caesar, artista di fama mondiale e leader indiscusso della digital art che, fino ad aprile, sarà protagonista di una grande personale dal titolo “The Trouble with Angels” nei nobili spazi di Palazzo Saluzzo Paesana.

La sua arte viaggia nel tempo, trasformando il passato in presente. Con un immenso potere evocativo, interpreta ed esaudisce i nostri desideri, ricercando per noi luoghi familiari e rassicuranti, svelando angoli segreti e oscuri.

Seducente, misteriosa, suggestiva sono i primi aggettivi che mi vengono in mente per descrivere un lavoro che si avvale di una raffinata e approfondita conoscenza della tecnica digitale. Ho scoperto infatti che Ray Caesar crea le sue figure e la sua realtà attraverso il software 3D Maya, utilizzato per gli effetti di animazione e la realizzazione di videogame. È così che dà vita a scenari scultorei e fantastici, popolati da figure fragili e solo all’apparenza innocenti.

Ray Caesar

In mostra a Palazzo Saluzzo, tra le 20 opere esposte – alcune provenienti da collezioni private e altre di recentissima produzione – è possibile vedere per la prima volta “Mother and Child”, la più grande opera mai realizzata dall’artista. Un lavoro molto commovente…
E ancora, “Fallen” e “La Chambre”, due opere che ultimamente sono apparse anche sui profili Instagram e Facebook di Madonna.

Interessante l’aneddoto secondo cui l’artista avrebbe rifiutato una commissione per la nota pop star americana, che da tempo desidera essere ritratta da Caesar. Forse dietro questa scelta, si cela un grande desiderio di indipendenza che aspira ad un’arte pura e libera da ogni compromesso… Un qualcosa di raro, oggi.

Per un racconto in foto della mostra cliccate qui.

Visitate questa mostra e godetevi un bel weekend d’arte!

La mostra è patrocinata dalla Città di Torino e realizzata in collaborazione con la Dorothy Circus Gallery, che rappresenta l’artista in tutto il Sud Europa.

Pillole d’arte nelle puntate precedenti:

– Abbiamo amato tanto la rivoluzione

– Ron Arad. Let’s Drop It

– Milano Pop. Warhol da urlo a Palazzo Reale

Milano Pop. Warhol da urlo a Palazzo Reale

Pillole d’arte

Dato che ultimamente sono più a Milano che a Torino, fra un impegno e l’altro ho deciso di regalarmi una pausa pop.

L’occasione è unica e come tale ha una data di scadenza; avete tempo ancora fino al 9 marzo per coglierla al volo. Andy Warhol vi aspetta a Palazzo Reale, dove è protagonista di una mostra davvero bella, molto completa e vasta. 150 sono le opere esposte, fra tele, sculture e fotografie dell’artista americano più famoso del ‘900. Tutte della collezione di Peter Grant, intimo amico dell’artista.

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Con occhio critico osservo subito l’allestimento, del Gruppo Arthemisia, e lo sponsor S24ore Cultura. Non mi stupisco se la mostra è davvero straordinaria. E poi va detto che l’atmosfera milanese è sempre molto glamour.

Seguendo il percorso, mi sono resa conto che un’ora, ahimè, è stata del tutto insufficiente. Da sola, senza una guida in grado di farmi apprezzare il percorso, il tutto si è limitato ad una straordinaria esperienza sensoriale. Sono rimasta incantata davanti a Mao, a Marilyn, alle zuppe Campbell. Le immagini parlano da sé. Manca solo la mia… Ma ho rimediato subito. 😉

Emanuela

Tornerò una seconda volta, con un intero pomeriggio a disposizione e il percorso guidato prenotato. Mai più turismo culturale fai da te.

Abbiamo amato tanto la rivoluzione

Pillole d’arte

È stata prorogata fino al 9 marzo e se ancora non l’avete vista, vi consiglio vivamente di non perdervela.

Cosa? La mostra di Alfredo Jaar alla Fondazione Merz. Perché? Perché lui è un grande artista e il suo lavoro una rivoluzione per i nostri occhi stanchi.

Sorprende fin da subito il progetto di Jaar e, soprattutto, punge. Lo fa attraverso una distesa di pezzi di vetro che ricoprono interamente il pavimento della Fondazione. Bisogna attraversare quel passato e i suoi mille pezzi per risvegliare e curare la nostra fragile memoria. Farlo è difficile e faticoso, ma alla fine diventa naturale.

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Il processo si attiva e il percorso tracciato dall’artista svela mille e una riflessioni che chiamano in causa anche altri grandi personaggi: da Pasolini a Gramsci, da Boetti a Weiner. Per tornare indietro nel tempo ed esaminare il significato dell’impegno politico negli anni Sessanta e Settanta, e il ruolo della cultura nella vita democratica di ieri, oggi e domani. Tutto questo non sa di nostalgia, ma di coraggio e costruzione.

Abbiamo amato tanto la rivoluzione è una mostra rara e profondamente poetica. Cogliete solo l’occasione.

Per tutti gli approfondimenti, cliccate qui.

FRIDA KAHLO. Quando la mostra è un successo ancora prima di essere inaugurata

(Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine, 1940).

Pochi giorni fa, mentre mi trovavo a Roma per la prima riunione di redazione del nuovo blog Federmanager dedicato all’Agenda digitale, mi è caduto l’occhio su una notizia che, parlo per me, ritengo sensazionale.

A partire dal prossimo 20 marzo, alle Scuderie del Quirinale sarà possibile ammirare le opere della pittrice Frida Kahlo. Icona della cultura messicana e anticipatrice del movimento femminista, Frida Kahlo è da sempre l’artista che preferisco e ammiro. Ciclicamente la televisione ripropone il film sulla vita della pittrice interpretato dalla bravissima Salma Hayek.

Un racconto interessante, perché i dipinti d Frida Kahlo raccontano la sua vita rappresentando con semplicità e chiarezza le trasformazioni culturali e sociali che hanno preceduto la Rivoluzione Messicana.

Come donna, trovo affascinante il fatto che questa grande artista abbia esposto senza nessun pudore i propri difetti fisici e che si sia servita dell’arte per farlo. Un incidente avvenuto nel 1925, mentre era sul tram, la costrinse a soli 17 anni a una lunga degenza a letto. Lì, nella solitudine della sua stanza, condannata all’immobilità, iniziò a dipingere se stessa e lo fece solo attraverso l’aiuto di uno specchio appeso sopra il letto a baldacchino.

(Frida Kahlo, La colonna spezzata, 1944)

L’immagine ritratta è quella di una donna baffuta, dotata di sopracciglia foltissime e unite.

Non so esattamente quali saranno le opere esposte a Roma. A New York vidi alcune tele, tutte di piccole dimensioni, che mi colpirono per la vivacità dei colori e la vividezza rappresentativa.

Riflettendo sull’opening, personalmente avrei preferito che l’inaugurazione si svolgesse l’8 marzo anziché il 20. Perché il messaggio di Frida è un messaggio forte: indica con fermezza che la strada da percorrere è quella della sostanza. Noi donne, in un momento come questo intriso di femminicidio e quote rosa, non possiamo che trarne beneficio.

Turin is posh: from Renoir to Artissima, ContemporaryArt is flowering. Everywhere

Milan has couture. Venice canals, Naples pizza and Vesuvio and Turin has cars, a Holy Shroud and the best of Italian Contemporary art events in all the country. It is called “the system” because museums, art galleries, and events are all linked in a unique net distributed all over the year.

Turin has earned over the years a strong reputation with its industries. But, after Olympic Winter Games in 2006, Turin has a new face. After all we are speaking about an Italian town. Business and pleasure. Art and gastronomy.

Vermouth was born here with Martini and Cinzano. Also “grissini” (breadsticks), zabaglione and, mhh, a gourmet chocolate called “gianduiotto”. There’s no shortage of places in which to indulge yourself either – 800 restaurants to be precise, ranging from the old and glamourous Ristorante del Cambio to the city’s famous art-deco cafés and pastry shops, elegant confections of marble, iron and glass such as Mulassano and Il Bicerin.

Even the old Fiat factory, a couple of miles out of the centre at Lingotto, has been transformed – genious architect Renzo Piano converting the 20s site into a hotel, Le Meridien Lingotto, a conference centre, shopping arcade and an auditorium.

At night, it is possible to listen to a classical concert there or an opera at Teatro Regio. And you can snatch glimpses of frescoed ceilings through half-drawn curtains as you walk your way down to the fashionable Murazzi district to enjoy an aperitif and a romantic meal overlooking the river Po.

After the shroud, the second most popular attraction in Turin is the Egyptian Museum, which claims to have the most complete collection outside Cairo. A further claim is that the Italian film industry was born here, and the restored Mole Antonelliana – originally conceived as a synagogue – is now a shrine to the silver screen in the form of the National Museum of the Cinema.

This is all classic. Turin has a modern face. Something different from cars and food. The city has plenty of art galleries, museums and Foundations dedicated to contemporary art.

Yesterday I was at the vernissage of Renoir exhibition in Museo di Arte Moderna (GAM). It was the first opening of the season. A beautiful collection of sixty paintings of the maestro celebrated by all the citizens waiting in a queue for hours and hours. Beautiful portraits, magnetic colours and a sober set-up. I have said it was the first opening. That’s true. Contemporary art is flowering all over the city from the seven of November ‘till the end of December. Artissima is a well know international art fair. Anything new. What is really new is following the stream of private parties, vernissages, exhibitions all over. A party in the party. Gorgeous, elegant and  very posh as only Torino can be.

Here’s a very nice video about Renoir exhibition (by ContemporaryArt Blog):

Fuoco, fuochissimo. A Torino inaugura la mostra di Albanese, artista illuminato e illuminante.

Giocare col fuoco

Particolare entrare nella galleria Ermanno Tedeschi quando è tutto spento. Le uniche luci sono quelle delle opere di Giovanni Albanese.

Forme appoggiate al muro, fiammeggianti di lampadine incandescenti. “Ho preso l’idea guardando le luci votive delle chiese” – mi dice sorridendo sornione. “Le faccio fare apposta per me. Diverse dimensioni, più grandi, più piccine. Tutte durano quasi dieci anni. Se guardi, ogni opera ha un piccolo interruttore. Perché così puoi accendere e spegnere come e quando ti viene voglia”.

Mi faccio attirare dal grande cuore posto sulla parete in fondo alla sala. Per metà è coperto di lampadine e per metà è un semplice filo di acciaio. Al fondo, forse a simboleggiare questo taglio netto fra la luce e l’ombra, una sega. Di quelle vere, con i denti. Lo trovo straordinario. Come la piccola astronave a forma di fungo pronta al decollo.

Amo l’arte contemporanea e adoro quando riesce a farmi stupire. Quando mi diverte e mi affascina. Penso che non sia una questione estetica. Piuttosto è una questione di emotività. Un’opera mi piace se muove dentro di me un’emozione. Albanese mi ha trasmesso la gioia e il calore della Puglia, la regione dov’è nato e lavora.

La galleria Tedeschi per me è un appuntamento fisso. So che posso trovare opere interessanti di artisti che magari non sono molto noti ma sono particolari e, soprattutto, per i miei criteri estetici, emozionanti.

Questa settimana a Torino apre Artissima. Non c’è giorno in cui non via sia una vernice, uno spettacolo, un evento. Ho iniziato con Albanese e ho intenzione di andare fino in fondo. Di vedere tutto. Assaporare tutto. Emozionarmi. Ancora stupita che il governo tagli la Cultura. In Italia poi… Robe da matti.

Castello di Rivara

Equinozio al Castello di Rivara

Il Castello di Rivarasede storica del Cenacolo di pittori della Scuola di Rivara, situato a 30 chilometri da Torino nelle valli del Canavese, è un complesso composto da tre edifici indipendenti: il Castello Medievale, la Villa Neobarocca e le Scuderie, immersi in un parco di oltre 45.000 mq. È un luogo magico e l’idea di festeggiare l’equinozio d’autunno ritorna dopo sei anni con grande spolvero.

L’inaugurazione ufficiale dell’Assessore Coppola ha svelato ancora una volta il genio del padrone di casa, Franz Paludetto. Per celebrare il passaggio alla nuova stagione, il famoso gallerista ha riunito una nuova generazione di artisti, dando vita non a una mostra bensì a un grande evento fuori dal  normale. “Equinozio d’autunno” è il titolo e 19 sono gli artisti, italiani e internazionali, che “dialogano” con le opere della collezione permanente.

Nel corpo centrale del Castello, restaurato (credo) verso la fine del 1800, ho visitato ben quattro personali: Elvio Chiricozzi “Senza peso”, Oreste Casalini “Balanced”, Mustafa Sabbagh “Tutto si muove”, Davide Dormino “Magnetism”. E ancora, collocati in mezzo alla collezione permanente, i lavori di Omar Ronda “Gli ospiti di sangue blu in visita al Castello di Rivara”.

Nel Castello Vecchio, la modernissima esposizione di tre artisti super giovani. Luca Cruz Salvati “Principi senza princìpi”, Sveva Angeletti e Leonardo Aquilino “Centro di Documentazione Fotografica”, a cui fanno da simbolici “tutor” le altre importanti opere della collezione permanente e i progetti degli artisti Enzo Gagliardino, Adriano Campisi “Il giglio si manifesta alla parete bianca”, Alessio Delfino “Tarots”, e Daniela Perego “Quel che rimane”. Un trionfo di creatività fresca e originale.

All’esterno, le opere permanenti che popolano il parco, ospitano in mezzo a loro come anziani tutor, le opere temporanee di  Alessandro Giorgi “4 materassi bianchi 1 nero”, Annamaria Gelmi “The flower for Castello”, Maurizio Taioli “Via Crucis” e Nicus Lucà “Il ladro di colore”.

Il meglio, per me che amo l’arte ma ammetto di non capirne un granché, è arrivato scendendo nella cantine del Castello. Lì sotto, il lavoro “Dejavu” di Katia Pugach si snoda lungo l’esposizione che narra la storia del vino Erbaluce, con la ceramista Maria Teresa Rosa in “Cantico”, realizzata grazie ai  produttori canavesani Ferrando, Orsolani, Santa Clelia.

La mia domenica al castello è stata davvero magica e vi consiglio vivamente di fare altrettanto. Perché il Piemonte continua a riservare sorprese e delizie. Ormai non vi è più stagione in cui i sensi non possano trovare appagamento.

*Ringrazio per le foto la mia cara amica, Patrizia Casagrande.

Tanya Kagan – Josefowitz: una lunga storia d’amore

In the quiet of the night, melodies and rythms invade my being.

Torino e l’Arte Contemporanea. Un amore sbocciato molti anni fa, che fiorisce alle porte dell’autunno in una miriadi di eventi, vernissage, installazioni, new opening e culmina con Artissima ai primi di novembre.

Interessanti gli artisti proposti da Ermanno Tedeschi. Scelti perché incontrano il gusto del titolare e non perché di tendenza. Mercoledì ha inaugurato la personale Tanya Kagan Josefowitz. Piccoli disegni ispirati alla musica e ai colori perché “la plastica è adatta al modulo e il colore all’anima”. I soggetti, ispirati alla Musica e alla Natura, rappresentano lo sviluppo del suo talento artistico, cresciuto seguendo nei suoi viaggi il marito, David Josefowitz, famoso direttore d’orchestra.

I tratti sono semplici e poche linee bastano per comunicare una grande emozione. La massima aspirazione dell’artista è quella di comunicare l’Amore verso gli altri esseri umani in tutte le sue forme. Ho scambiato qualche parola con Lei, che accompagnava il marito seduto in carrozzina. Un uomo anziano bellissimo, circondato da moglie e figlia. Tanya mi ha detto: “Ho 84 anni. Lui ne ha 94. La nostra è una lunga storia d’amore. Io dipingo e lui dirige me e le mie mostre. Il nostro amore è racchiuso nei miei dipinti”. L’ho trovato bellissimo, commovente.

La galleria Tedeschi, gremita come sempre, ha rivelato una sorpresa: una nuova sala al piano sotterraneo. Sono rimasta incantata, perché i quadri di Tobia Ravà sono esposti in tutta la loro lucentezza.

Questo è solo l’inizio. Settembre ha inaugurato con l’Amore. Chissà cosa avremo quando arriveremo a novembre. Ci aspettano Artissima, l’opening di tutte le Gallerie per la “notte bianca dell’Arte Contemporanea”, la Borsa dell’Arte e visitatori da tutto il mondo. A riprova che la Cultura muove. Le masse, il denaro, i cuori.

If music be the food of Love, play on (W. Shakespeare)

L’arte è jazz & groove

La seguo da un po’ e quest’anno, Ars Captiva, giunta alla sua quarta edizione, si è aperta verso una nuova prospettiva…

Ha lasciato la storica sede delle Ex Carceri Nuove di Torino, per cogliere l’opportunità offerta dal Torino Jazz Festival di creare un nesso tra giovane arte e musica.

L’edizione 2013 presenta così una serie di opere ed eventi di diversa concezione, tutti ispirati alla tematica GROOVE, cioè all’humus originario della musica nera che costituisce il nucleo ritmico e dinamico dell’improvvisazione. Ne sono scaturiti video, installazioni, sonorizzazioni d’ambiente, performance a carattere acustico / teatrale / coreografico, tutti realizzati a conclusione di un percorso formativo originale, e strettamente collegati agli spazi aulici del Museo Regionale di Scienze Naturali che accolgono questa edizione.

Qui il video della mostra, filmata durante il work in progress:

ARS CAPTIVA GROOVE, che ha aperto domenica 21 aprile, insieme alla mostra JAZZ DE J À ZZ con protagonista Guy Le Querrec e i suoi magnifici scatti jazz, è stata accompagnata fino ad ora da una serie di interessanti eventi collaterali.

Tra questi, ho avuto la fortuna di assistere ad una lezione/performance di Peader Kirk, Direttore Artistico di MKUKTRA performance group (UK) e di F2 Performance Unit (Grecia). Titolo:  “Memory Machine“, una macchina della memoria umana. Cosa è successo? C’è una persona seduta che racconta al pubblico un suo ricordo. I ragazzi seduti dietro di lui ascoltano il ricordo e lo raccontano ad altre persone che poi lo raccontano ad altre persone che lo raccontano ad altre ancora. E la memoria non si perde. (Un pò come facevano i i bardi secoli fa).

Devo dire che è stato davvero strano partecipare. Qui alcune foto della performance:

ARS CAPTIVA è un progetto del Comitato Creo, che ha come finalità lo sviluppo di pratiche artistiche contemporanee da parte degli istituti di formazione artistica del territorio torinese. Fondata da Accademia Albertina, Primo Liceo Artistico, Liceo Cottini, Liceo Passoni, Istituto Grafico Steiner, ha dato vita a tre rassegne biennali a partire dal 2007, in collaborazione con altri istituti artistici del territorio regionale, in particolare quelli di Asti, Biella, Caluso, Cuneo, Pinerolo.

Vorrei cogliere l’occasione anche per segnalare la mostra dedicata a Guy Le Querrec che, ospitata per la prima volta in Italia sempre al Museo Regionale di Scienze Naturali, propone una cinquantina di scatti del celebre fotografo della Magnum.

Perché “Jazz de J à ZZ” racconta attraverso la fotografia alcuni dei più grandi musicisti del secolo scorso: da Thelonious Monk, Miles Davis, Ray Charles, Phil Woods, Sun Ra, Dizzie Gillespie, Nina Simone, Ben Webster, Herbie Hancock a Dexter Gordon e tanti altri. Meravigliose, immediate, fumose…

Ecco un video della mostra, curata da Lorenza Bravetta, Alessandro Giorgio, Andrea Holzherr e Toni Lama: