Ultimamente, da più parti, si è parlato molto di Cultura. La core new è certamente la mancanza di fondi per la cultura che, in un paese come il nostro che detiene il più grande patrimonio artistico del mondo, non è una bella notizia. La novità semmai risiede nella nuova direzione intrapresa da un punto di vista lessicale. Non si parla più di sponsor e nemmeno di mecenati. Piuttosto si parla di “investitori culturali”. Lo ha detto il Sottosegretario ai Beni Culturali, Roberto Cecchi, durante il summit «Arte & Cultura» del Gruppo Sole 24 Ore, e la cosa è piaciuta talmente tanto che su Twitter si è poi scatenata una vera e propria moda. L’evento è divenuto in breve il primo dei trending topics italiani di Twitter (#summitcultura), catalizzando l’attenzione di migliaia di operatori ed esperti del settore.
Senza Cultura non c’è Sviluppo. Il Sole 24 Ore con il suo Manifesto della Cultura ha lanciato un appello al Governo in cinque punti e la richiesta, mi pare logico, è che la Cultura venga messa al centro della propria azione per il rilancio economico del Paese.
Visti i tagli drammatici, ci si sarebbe dovuti aspettare quantomeno l’eliminazione dell’Iva dalle attività culturali per favorire gli interventi da parte degli sponsor. Invece no. Per fortuna. Le imprese sempre di più si accorgono dell’importanza dell’investimento culturale per la comunicazione Corporate.
Le sempre più frequenti politiche di corporate social responsibility delle imprese rappresentano per la cultura un’importante opportunità. La “pianificabilità” e la misurazione dei risultati degli investimenti in cultura continua a rappresentare un tema di primaria importanza per le imprese. Infine la relazione con gli operatori della cultura è considerata dalle imprese, in genere, un’occasione di confronto costruttivo con mondi e culture professionali diverse.
A Torino ne abbiano l’esempio concreto. Giovedì 13 giugno al Museo Nazionale del Cinema è stata inaugurata la mostra dedicata al grande regista Martin Scorsese. Oltre alle consuete fondazioni bancarie due sponsor: Lancia, che a Torino non è una novità, e Gucci, che a Torino è una novità.
La mostra, strepitosa in una cornice ammaliante, certamente attirerà centinaia di persone. Mi chiedo, però, come mai non sia stata studiata una strategia di comunicazione ad hoc per lo sponsor. La risposta è presto detta. Se da un lato le imprese si dimostrano volenterose e interessate ad investire in cultura, dall’altra parte i responsabili Comunicazione devono fare uno sforzo per uscire dal seminato ed entrare in una mentalità – aziendale – che non rientra nel loro normale modus operandi. Perché il fundraising culturale non arriva solo dalle imprese. Ci sono tanti altri modi che bisogna conoscere per saperli poi sfruttare.