E’ stato presentato a Roma il nuovo rapporto annuale Federculture (l’undicesimo per l’esattezza) sullo stato dell’arte della cultura italiana. Siamo felici di essere una piattaforma italiana verticale per la raccolta di fondi per progetti culturali. Ma piuttosto stupiti di non essere sommersi di progetti tanto da non sapere più come fare per pubblicarli. I dati forniti parlano chiaro. Gli investimenti pubblici, dopo anni di tagli allo spettacolo e ai beni culturali così come a scuola e università, continuano ad essere il fanalino d’Europa: uno scandaloso 0,13% rispetto al PIL. Quest’anno il Mibact vede passare per la prima volta dal secondo dopo-guerra, ulp, un aumento del finanziamento passato da 1,5 a 1,6 miliardi annui. Ma crollano le erogazioni liberali (-19%) e i fondi bancari (-12%) con i quali qualcuno sperava di rimediare al taglio dei fondi pubblici.
Il dato consolante è l’aumento della spesa da parte delle famiglie italiane per cultura e tempo libero dopo due anni di crisi. Secondo il rapporto si tratta di 66,1 miliardi di euro nel 2014, circa 1,4 miliardi in più rispetto al 2013 (+2,1%), contro il –5% del 2013 e il –10% del 2011. Un secco aumento si registra anche nel numero di visitatori a musei e mostre (+7,7%), ai siti archeologici e monumenti (+5,8%), seguiti dal teatro (+2,2). Interessante la differenza registrata nelle presenze: i turisti in tutto il sud Italia nel 2014 sono meno di quelli arrivati nella sola Toscana, 8,6 milioni.
Dopo Napoli, Roma è la città che investe meno in cultura sia come incidenza della spesa sul totale del bilancio comunale, sia come spesa dell’amministrazione comunale per abitante: quella della Capitale è di 56 euro per cittadino circa un terzo di Firenze dove si spendono 183 euro per abitante.
In mancanza di una chiara analisi critica dell’austerità di cui soffre il comparto culturale con un evidente danno al suo stesso sviluppo, ho potuto ascoltare il consueto refrain monotono che ormai mi tocca ascoltare ovunque si parli di cultura in Italia e cioè che con il «turismo culturale» e il «made in Italy» in qualche modo salveremo il nostro magnifico paese. Come? Non l’ho ancora capito . Dal 2009 al 2013 gli arrivi nelle città d’arte sono aumentati del 14,4%. I turisti culturali hanno speso 12,5 miliardi di euro nel 2014, il 5,6% in più dell’anno precedente ma di investimenti d aparte del Governo e dei privati non se ne vede quasi traccia. Ci salverà il crowdfunding. Ne sono certa. E mi vengono in mente le decine di enti pubblici che potrebbero attivare strepitose campagne e non lo fanno. Perché? La risposta me la sono data e attendo fiduciosa teatri, musei, fondazioni e chiunque decida seriamente di mettersi in gioco. La piattaforma è nata nella città con il sindaco più innamorato della cultura d’Italia. Una garanzia.