Il Castello di Rivara, sede storica del Cenacolo di pittori della Scuola di Rivara, situato a 30 chilometri da Torino nelle valli del Canavese, è un complesso composto da tre edifici indipendenti: il Castello Medievale, la Villa Neobarocca e le Scuderie, immersi in un parco di oltre 45.000 mq. È un luogo magico e l’idea di festeggiare l’equinozio d’autunno ritorna dopo sei anni con grande spolvero.
L’inaugurazione ufficiale dell’Assessore Coppola ha svelato ancora una volta il genio del padrone di casa, Franz Paludetto. Per celebrare il passaggio alla nuova stagione, il famoso gallerista ha riunito una nuova generazione di artisti, dando vita non a una mostra bensì a un grande evento fuori dal normale. “Equinozio d’autunno” è il titolo e 19 sono gli artisti, italiani e internazionali, che “dialogano” con le opere della collezione permanente.
Nel corpo centrale del Castello, restaurato (credo) verso la fine del 1800, ho visitato ben quattro personali: Elvio Chiricozzi “Senza peso”, Oreste Casalini “Balanced”, Mustafa Sabbagh “Tutto si muove”, Davide Dormino “Magnetism”. E ancora, collocati in mezzo alla collezione permanente, i lavori di Omar Ronda “Gli ospiti di sangue blu in visita al Castello di Rivara”.
Nel Castello Vecchio, la modernissima esposizione di tre artisti super giovani. Luca Cruz Salvati “Principi senza princìpi”, Sveva Angeletti e Leonardo Aquilino “Centro di Documentazione Fotografica”, a cui fanno da simbolici “tutor” le altre importanti opere della collezione permanente e i progetti degli artisti Enzo Gagliardino, Adriano Campisi “Il giglio si manifesta alla parete bianca”, Alessio Delfino “Tarots”, e Daniela Perego “Quel che rimane”. Un trionfo di creatività fresca e originale.
All’esterno, le opere permanenti che popolano il parco, ospitano in mezzo a loro come anziani tutor, le opere temporanee di Alessandro Giorgi “4 materassi bianchi 1 nero”, Annamaria Gelmi “The flower for Castello”, Maurizio Taioli “Via Crucis” e Nicus Lucà “Il ladro di colore”.
Il meglio, per me che amo l’arte ma ammetto di non capirne un granché, è arrivato scendendo nella cantine del Castello. Lì sotto, il lavoro “Dejavu” di Katia Pugach si snoda lungo l’esposizione che narra la storia del vino Erbaluce, con la ceramista Maria Teresa Rosa in “Cantico”, realizzata grazie ai produttori canavesani Ferrando, Orsolani, Santa Clelia.
La mia domenica al castello è stata davvero magica e vi consiglio vivamente di fare altrettanto. Perché il Piemonte continua a riservare sorprese e delizie. Ormai non vi è più stagione in cui i sensi non possano trovare appagamento.
*Ringrazio per le foto la mia cara amica, Patrizia Casagrande.