In rete ormai abbondano articoli, manuali e corsi sul crowdfunding. Alcuni sono efficaci e altri molto meno. Altri ancora sono offerti da persone che di crowdfunding sanno poco o niente ma, siccome l’argomento è di moda, dispensano consigli che si rivelano spesso del tutto inefficaci se non addirittura dannosi. Il dato che emerge comunque, è che anche se non è ancora un’abitudine consolidata, la consulenza in questo campo esiste e ,anzi, mi permetto di affermare che in molti casi è davvero necessaria. Le richieste e le domande per questo genere di sostegno aumentano e questo vuole dire che l’approccio al crowdfunding si sta facendo più consapevole anche nel nostro Paese ed evidenzia che le persone hanno compreso la complessità che si nasconde dietro il crowdfunding in generale e alle campagne in particolare.
Perché dico questo? E’ semplice. Se si comprende che una campagna di crowdfunding è in realtà un vero e proprio progetto di comunicazione (a cui ci si deve avvicinare con consapevolezza) e che condurla con successo richiede:
• un mix di competenze ben precise e molto variegate
• tempo da dedicare alla campagna
• un team di lavoro affiatato
• un budget
allora si capisce che non è qualcosa che si può improvvisare e nemmeno delegare a qualcuno che non ha mai seguito una campagna.
Ma come si fa a riconoscere se il crowdfunding manager è esperto oppure no?Ogni campagna di crowdfunding è diversa e un buon consulente, oltre a dover presentare le case history di campagne di successo su cui ha già operato, deve dimostrare di conoscere i principi chiave del fenomeno. Le domande sono alla base di tutto. Perché è dalle risposte che vengono ottenute che il consulente può aiutare il progettista ad organizzare i contenuti e le informazioni e, nell’ambito della discussione, spiegare ed educare i progettisti alla conoscenza del mondo in cui si stanno lanciando, spesso senza sufficiente consapevolezza.
Per avere successo è sufficiente farsi seguire da un crowdfunding manager? Purtroppo no. E’ fondamentale comprendere che, come per ogni progetto, non è sufficiente affidare la propria campagna ad un consulente esperto. Il crowdfunding manager si occupa infatti di ideare la strategia e di condurre il progettista lungo un percorso formativo e operativo. Ma in nessun caso si può sostituire nel coinvolgere la comunità ( il famoso crowd di riferimento), nel trasmettere il credo e infondere passione per il vostro progetto . Che cosa significa questo? Che la parte operativa va lasciata ai progettisti. Sono loro infatti che devono investire il loro tempo e risorse nella gestione fattiva della campagna.
Ma che cos’è la strategia per una campagna di crowdfunding?
Prima di tutto, se non si conosce a fondo il crowdfunding nelle sue varie forme, è meglio informarsi, magari leggendo uno dei molti manuali disponibili sia in italiano che in inglese. Come per qualsiasi progetto, è importante definire gli obiettivi , il valore che ha e che quindi è necessario coprire , quali sono gli asset che si possono sfruttare. Nel caso di una campagna di raccolta fondi si tratta principalmente del patrimonio che abbiamo a disposizione composto da relazioni e contatti. Ritengo fondamentale inoltre la selezione della piattaforma e del tipo di crowdfunding. La scelta di una piattaforma verticale per certi tipi di progetto è sicuramente più vincente e utile che quella di una piattaforma generalista perché la comunità che si viene a creare attorno al sito è già orientata verso un certo tipo di campagne ed è più propensa a sostenerle. Altro fattore decisivo è la cifra da raccogliere. Meglio stare bassi che puntare a cifre troppo alte. In Italia le campagne, salvo pochi casi di successo, non sono ancora arrivate alle punte milionarie di oltre oceano. E’ preferibile quindi moderare la richiesta, magari modularla “a step” e poi , piuttosto, sforare. Perché pochi lo sanno ma non esiste un limite massimo per le raccolte. L’unico problema nel caso di overbudget è quello di utilizzare i fondi per qualcosa di reale e concreto e di doverlo in seguito dimostrare ai propri sostenitori.
Quanto tempo si impiega a preparare una campagna?
Dipende. Ci sono progettisti velocissimi e molto organizzati e altri che preferiscono fare le cose con calma, consultare il manager ogni tanto e procedere con cautela per paura di sbagliare l’impostazione. Certamente, una volta lanciata la campagna l’impegno deve essere full time. Non mio stancherò mai di ripetere che le campagne che non raccolgono non sono brutte. Semplicemente non sono seguite. Dal primo momento, quindi, visto che sollevare l’interesse della comunità non è né semplice né banale, il lavoro di comunicazione e, in particolare, di digital PR e Seo deve essere intenso, mirato e soprattutto costante.
Avete domande? Potete postare un commento ,sarò felice di rispondervi.
Emanuela Negro-Ferrero – ceo – enf@innamoratidellacultura.it