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La piattaforma di crowdfunding dedicata alla cultura italiana

Lezione di Crowdfunding n°23: una lista da verificare prima di lanciare la propria campagna

 

soldiUno dei principali motivi per cui le campagne di crowfunding falliscono è il lancio prematuro.  Molti imprenditori per la fretta di avere il denaro di cui hanno bisogno saltano alcuni passaggi fondamentali.

Qual è quindi l’ingrediente segreto?  La mia risposta è sempre la stessa. Il successo di una campagna è il risultato di un’attenta preparazione. Il successo viene determinato già prima che la campagna venga lanciata e c’è ben poco da fare o da correggere una volta che è andata online.
Certo, non è un assoluto che se la campagna viene preparata con attenzione il successo è  garantito.
Per rendere le cose più semplici a tutti, ho pensato di scrivere una lista.  Si tratta di un elenco di passaggi che ritengo indispensabili prima che la campagna venga lanciata. Il contadino raccoglie se prima ha preparato bene la terra, seminato e curato le sue piantine con amore.  Il crowdfunding è uguale. Cresce bene se viene seguito con amore.

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1 – lanciare una pre-campagna
So che questo punto farà aggrottare le sopracciglia a più di una persona ma pensare di partire da zero per far conoscere la propria campagna è un azzardo. Ci sono campagne che crescono da sole, è vero, ma la maggior parte delle campagne fa fatica ad uscire dalle mura della propria città ed è proprio questo uno dei punti su cui insisto perchè che il progettista si metta subito a lavorare. Creare attenzione e consenso non è qualcosa di banale. Ci vogliono tempo, costanza e dedizione. Come? Creando una optin page per attirare nominativi di persone interessate.  Il costo è minimo ed questa attività è  un ottimo punto di partenza per verificare la propria idea e costruire intorno a sé una comunità di persone interessate e, quando inizierà la campagna vera e propria, pronti a condividerla e a generare buzz. Volete saperne di più? Scrivetemi su enf@innamoratidellacultura.it

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2 – aspetti legali e fiscali legati alla campagna
Il denaro raccolto con le campagne di crowdfundning è denaro che va dichiarato. Pensare alla parte fiscale e tributaria prima di partire è un pezzo di lavoro in meno che si farà dopo. Comunicare che tipo di ricevuta verrà inviata a seguito della donazione è una garanzia di trasparenza e professionalità importante. Settare un conto corrente dedicato, aprire un conto Paypal Business. Sono tutti aspetti che richiedono attenzione e, una volta iniziata la campagna, facilitano le operazioni di raccolta prima e contabili dopo. Il crowdfunding presenta un indubbio vantaggio di trasparenza. E’ finita l’epoca delle raccolte fondi a mano, su conto corrente postale o iban. Le piattaforme mostrano nominativi e importi dei donatori ed è questo il punto di forza che spinge le persone a donare. Lo fanno perchè hanno fiducia..

group-people-social-networking3 – crescere nei social
Quando viene caricata una campagna sulla piattaforma, il progettista riceve una mail in cui gli vengono ricordate le cose necessarie per avere successo. Il terzo punto riguarda i canali social. Non è mai troppo tardi per aprire i propri profili e se sono già aperti, farli crescere e aumentare di visibilità. Ci sono strumenti per farlo più in fretta, mi riferisco alla possibilità di sponsorizzare i propri annunci su Facebook e Twitter. Con Twitter la faccenda è interessante così come lo è esplorare quotidianamente chi sta parlando dello stesso argomento (usando la funzione esplora). In fase di prelancio questa attività si rivela cruciale per il lancio vero e proprio della campagna. I follower raccolti prima della campagna sono infatti più disposti ad ascoltare e supportare e possiedono maggiore autorevolezza. Il tempo medio per costruire una comunità di follower è di circa 3- 6 mesi.

4 – Cercare la piattaforma giusta.
Non sto scherzando. Le piattaforme non sono tutte uguali. Ce ne sonno di molti tipi da quelle generaliste come Produzionidalbasso ed Eppela a quelle verticali come www.innamoratidellacultura.it (cultura e arte) Musicraiser (musica) . Negli USA è abitudine consolidata tracciare i risultati di campagne simili alla propria su appositi portali e decidere in base al successo. In Italia non siamo ancora arrivati a questo livello di sofisticazione, ma il criterio “grande è meglio” non è anche vero. La campagna la conduce il progettista, non il portale e,  a volte, entrare dentro ad un grande portale può esporre al rischio di perdersi in un mare di campagne. Magari molto simili alla propria.

5 – Fissare l’obiettivo
Ci vorrebbe la sfera di cristallo per sapere con esattezza quale è la cifra giusta da chiedere. Siccome ogni campagna è unica, è fondamentale che il progettista faccia bene i propri conti basandosi su:
• costo necessario a completare il progetto
• costo delle ricompense (non siate tirchi, le persone se ne accorgono!)
• commercialista
• PR e marketing
• Percentuale della piattaforma
• Percentualel dei processori di pagamento (dall’ 1.5 al 3%)
• 30% di ammortizzatori per eventuali costi aggiuntivi
Un aspetto che segnalo  è il fatto che raramente negli USA le campagne superano i 100.000 dollari (circa il 2%) . La media italiana si attesta sugli 8000.  Meglio quindi mantenersi entro dei margini di ragionevolezza sperando con la propria attività di raccogliere di più.  Molto dipende poi dal contratto proposto dalla piattaforma.  Nel caso di contratto “fisso” se la raccolta non va buon fine il rischio è di perdere tutto quello che si è raccolto. Nel caso di contratto “flessibile” qualsiasi cifra può essere raccolta ma solo per realizzare una parte del progetto. www.innamoratidellacultura.it li propone tutti e due a seconda del tipo di campagna che verrà pubblicata.

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6 – Inserire ricompense che piacciono
Dico no alle ricompense poco creative. Noiose. Inutili. La campagna piace anche perché la ricompensa piace. Dare un grandissimo spazio alla fantasia è certamente un buon inizio. Così come lo è andare a guardare quali sono state le ricompense offerte da campagne simili alla propria. Il prezzo medio negli USA è di 25 euro. Si possono già offrire molte cose . Basta avere voglia di trovarle.
7 – Lo storytelling
La storia è la chiave per il successo. Perché viene lanciata questa campagna? Dove sta il sogno? Dove si nasconde la vostra verità? Le persone amano leggere le storie.  Meglio sono  descritte e più raccolgono consenso. Lo sanno bene le grandi aziende che lasciano in mano il successo dei propri prodotti alle agenzie di pubblicità. Oggi la reclame si fa con lo storytelling e i biscotti si vendono perché viene raccontata una storia che piace e tocca il cuore. Non non tutti sono pubblicitari.  Per questo ci sono professionisti in grado di offrire consulenza ed esperienza.  I corsi con laboratorio ormai fioriscono un po’ dappertutto (occhio a chi li offre) . Sono un ottimo investimento per chi vuole lanciare una campagna e avere successo. Chi parte pronto arriva bene e raccoglie.

Il 21, 23 e 25 marzo ne terrò uno a Torino insieme allo staff che ha condotto al successo l’Indice dei Libri del Mese  Costa 15 euro la serata di presentazione (2 ore ) e 120 il laboratorio esperienziale.

Per informazioni accademiadelcrowdfunding@gmailcom oppure enf@innnamoratidellacultura.it

 

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8 – Il video
Come deve essere il video?  Vero, spontaneo, semplice e , importante, deve raccontare la vostra storia. In tre minuti scarsi  dovrete  spiegare alle persone chi siete, cosa fate, perché volete raccogliere i soldi. Con allegria, leggerezza, empatia. Suggerisco di non fermarsi al primo video. Una volta che la campagna è lancita, per mantenere alta l’attenzione,  giratene   altri più corti  per spiegare alle persone cosa sta succedendo, come vanno le cose, quali sono le difficoltà, i dubbi, successi e gli insuccessi.  Semplicità e simpatia = successo.   Le persone sanno che se state facendo una campagna di crowdfunding avete bisogno di soldi. Quindi il video deve essere visibilmente fatto da voi. Fatelo vedere a perfetti sconosciuti prima di metterlo online. La loro opinione conta. Se non va bene correggetelo fino a quando non è a posto e il feedback che ne ottenete è positivo.

9 – Pubbliche Relazioni e ufficio stampa
Chi pensa di poterne fare a meno si sbaglia di grosso. I blogger, i giornalisti, le radio e le testate sono la base fondamentale da cui partire per far conoscere la vostra idea. Ci sono progettisti attivi che sanno come muoversi ed altri che non lo sanno. In questo secondo caso è bene investire qualche soldini e farsi aiutare. “Non ho soldi” è la risposta standard. Vero, ma si può  sempre dare un acconto e saldare a fine campagna. Magari incentivando lo staff di comunicazione con una fee se l’obiettivo viene superato. Noi offriamo questo servizio per campagne sopra i 10.000 euro .Per saperne di più manda una mail a enf@innamoratidellacultura.it

students at a further education college

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10 – Il team
Pensare di condurre una campagna di crowdfunding da soli è un azzardo.  Più persone si attivano a seguire i vari aspetti della campagna e maggiore è la probabilità di successo. Il che non significa che non ci debba essere un referente che coordina le varie attività. Ma insieme è meglio. Più amici, più contatti, più canali di diffusione.
Emanuela Negro-Ferreroenf@innamoratidellacultura.it

15 marzo 2016: corso base di crowdfunding per la cultura

crowdfunding 5Ce l’abbiamo fatta!  Finalmente, dopo mesi di gestazione, il  15 marzo 2016 alle ore 18.30 presso la Sala Grande dei Rinascimenti Sociali in Via Maria Vittoria n° 38, Torino – www.rinascimentisociali.org) partirà il nostro primo corso base di crowdfunding!

Abbiamo pensato a un primo incontro di due ore, non è nostra intenzione annoiarvi con fiumi di parole. Vogliamo però farvi uscire dall’aula con le idee chiare, gli strumenti giusti e le armi bene affilate, pronti per progettare la vostra campagna, metterla onlineconcluderla con successo.  Sappiamo tutti che l’argomento crowdfunding è vastissimo, ci sono tante cose da sapere, da imparare e da capire. Molte di queste nozioni sono teoriche e altre, moltissime altre, pratiche. Ecco perché la docenza verrà suddivisa fra due realtà: www.innamoratidellacultura.it   e  Fahrenheit452 www.effe452.it

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Chi c’è dietro Fahrenheit 452? A noi piace molto definirle le “Charlie’s Angels” della cultura.   Tre donne, coraggiose e intraprendenti proprio come i famosi angeli.  L’anno scorso hanno unito la loro professionalità in ambito comunicativo-culturale e  fondato un’agenzia torinese specializzata, per l’appunto, in comunicazione culturale crossmediale. Insieme a loro abbiamo ideato la fortunata campagna di comunicazione e crowdfunding per L’Indice dei Libri del Mese.

E’ solo grazie a Fahrenheit, alla loro professionalità, grinta e determinazione, la storica rivista letteraria oggi è dotata di un nuovo portale multimediale: www.lindiceonline.com. E a tutti i donatori, ovviamente.

La campagna dell’Indice dei Libri del Mese, che abbiamo segnalato come esempio a Ivana Pais per il report delle piattaforme del crowdfunding 2016 http://crowdfundingreport.telecomitalia.com/ è effettivamente un exit da studiare per poter replicare il successo. In due mesi sono stati raccolti oltre 15.000 euro. Molti, se si pensa che la media italiana delle raccolte nel 2015 si attesta sui 5.000 euro.

Insieme a Fahrenheit452 abbiamo costruito quello che può essere definito a pieno titolo una “best practice”, e come tale ve la vogliamo trasmettere. Crediamo nella condivisione e facciamo della co-creazione il nostro credo.

 

Alcune informazioni pratiche: 

il corso base sarà una serata introduttiva dedicata a chi vuole sapere e capire il crowdfunding e avrà un costo di 15 euro a persona (10 euro se porti un amico). Avrà una durata di due ore e sarà rivolto a chi è incuriosito da questo fenomeno in crescita, a chi ha in mente un progetto e vuole verificarne la scalabilità con l’assistenza di professionisti e a chi vuole imparare come si costruisce una campagna di crowdfunding.

Seguirà il laboratorio pratico che si svolgerà il 21 e 23 marzo dalle 18.00 alle 20.00 sempre presso i Rinascimenti Sociali.

Come già per il corso base, gli “innamoratidellacultura” e Fahrenheit 452 lavoreranno insieme.

Il costo di partecipazione al laboratorio è più alto: 120 euro a persona con promozione a 100 euro per chi porta un amico.

Ecco il programma del corso base:

  • Evoluzione storica: crowdsourcing e crowdfunding
  • Cos’è il crowdfunding e qual è il suo potenziale
  • I vari tipi di crowdfunding
  • Le donazioni e la normativa italiana
  • Differenza tra fundraising e crowdfunding
  • Tipologie di raccolta fondi e piattaforme esistenti italiane e straniere
  • Il crowdfunding secondo “Innamorati della cultura”: differenza fra una campagna in ambito culturale e campagne in altri settori (tecnologico,PMI, Startup)

Docente: Emanuela Negro-Ferrero

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  • Esame della campagna per L’Indice dei Libri del Mese
  • Dall’idea al piano di comunicazione
  • Strategie: cosa serve e cosa non serve fare
  • Posso fare da solo?

 Docenti: Raffaella Ronchetta – Laura Savarino

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Informazioni pratiche:

Per il corso introduttivo i posti sono limitati. Potete iscrivervi inviando una mail ad accademiadelcrowdfunding@gmail.com, indicando il numero di persone che verrà con voi (in due avrete lo sconto!) Il pagamento avverrà in loco. 

Per il laboratorio pratico potete già prenotarvi inviando una mail ad accademiadelcrowdfunding@gmail.com e riceverete tutte le informazioni sul laboratorio . Come prenotarsi? versando un acconto pari a 50 euro su c/c Intesa San Paolo IT44P0306901083100000061768 intestato a PinkFishMarketing Ltd indicando come causale “iscrizione al laboratorio di crowdfunding” oppure su Paypal@pinkfishstyle.co.uk

Vi aspettiamo numerosi!

Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

 

A Venezia per il carnevale #innamoratidellacultura in visita al Museo Correr.

Museo Correr

Museo Correr

L’ultima volta che sono stata a Venezia era il 2014, faceva un caldo da morire e la città animata dal Festival del Cinema sembrava una dama vestita a festa. La settimana scorsa, il freddo umido si infilava sotto al cappotto facendomi tremare. Ma la follia colorata delle maschere che affolla le calli e le piazze è talmente magica che non ci ho fatto caso. La mia attività preferita è da sempre visitare le mostre. A quella esposta al Museo Correr (meraviglioso!) non potevo certo mancare . Intitolata “Gli splendori del Rinascimento a Venezia” è infatti la prima mostra dedicata ad Andrea Schiavone: oltre 140 tra dipinti, disegni e stampe, più un ricco nucleo di libri e documenti storici) spesso dalle prestigiosissime provenienze. Per la prima volta sono riuniti oltre 80 lavori di Andrea Meldola – dipinti, disegni, incisioni – la maggior parte dei quali mai esposti in una mostra e prestati, tra l’altro, dalle Royal Collection di Elisabetta II, dal Kunsthistoriches Museum e dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan Museum of Art di New York, dall’Accademia Croata di Scienze e Arti di Zagabria, dalla Gamdälde Galerie di Dresda, dal Musée du Louvre di Parigi e dal British Museum di Londra

Schiavone "Cupido e Psiche

Schiavone “Cupido e Psiche

Sono rimasta incantata, gli occhi pieni dei colori fastosi delle “Nozze tra Cupido e Psiche”, (1550 ). La scena, con i personaggi in movimento, abiti e capelli ondeggianti, ha una modernità dirompente rispetto a quella di altri artisti dell’epoca. Forse è per questo che l’artista era molto criticato dall’opinione pubblica. Rispetto alle opere rinascimentali dei suoi colleghi posso dire che in effetti la pittura di Andrea Schiavone è molto attuale, moderna.
Che dire poi della prospettiva e dei movimenti dello “Sposalizio mistico di Santa Caterina” ? Un’opera tridimensionale, bellissima.
Da visitare!  La città è incantevole.  Il Museo meraviglioso. e poi, San Valentino è alle porte. Cosa c’è di meglio che  concedersi un po’ di turismo culturale?

Sposalizio mistico di Santa Caterina

Sposalizio mistico di Santa Caterina

Se non sapete come organizzare, lasciate perdere i turistifici perchè fra le numerose ricompense offerte da Enrico Corsini per chi sostiene la sua campagna di crowdfunding ci sono viaggi e visite guidate. nelle principali città d’arte italiane .

Dove? al link www.innamoratidellacultura.it/campaigns/ogmyguide Dategli una mano e…fatevi un giro a Venezia, la città più bella del mondo.

Emanuela Negro-Ferrero –- enf@innamoratidellacultura.it

Lezione di crowdfunding n°22. Per avere successo servono fortuna e cuore.

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In questi giorni stavo studiando i dati delle campagne di crowdfunding che hanno avuto  successo sul portale www.innamoratidellacultura.it nel 2015 . E’ mia intenzione  costruire una sorta di metrica in un mercato ancora talmente nuovo che qualsiasi dato pubblicato mi spinge a volerne controllare la  veridicità. Ogni giorno diverse persone  mi chiedono  quali siano secondo la mia esperienza gli elementi che hanno portato al successo alcune campagne e quali invece quelli  che hanno contribuito all’insuccesso o – personalmente preferisco questa versione – al non raggiungimento dell’obiettivo.

Questo  portale si occupa in maniera esclusiva di pubblicare campagne di tipo culturale. Le campagne di crowdfunding in questo ambito sono infatti profondamente differenti rispetto a quelle di tipo sociale o tecnologico. Sembra un assurdo, ma le persone generalmente non riescono ancora a considerare la cultura come uno degli aspetti chiave perché una società possa definirsi  democratica.  Chiedere soldi per realizzare un progetto culturale in Italia, paese che ospita il più grande patrimonio storico e architettonico di tutto il pianeta, produttore della creatività più copiata e invidiata non è percepito come urgente o indispensabile.  Per me questo ha dell’incredibile ma le cose stanno così.

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I progettisti ormai sanno che raccogliere donazioni non è affatto semplice. Le campagne, a meno che si tratti di artisti noti, gruppi musicali arcinoti o produzioni nate nell’ambito del cinema, hanno la necessità indispensabile di comunicare al proprio pubblico la propria iniziativa in maniera il più possibile professionale e, emotiva. Perché l’unico modo che conosco per convincere una persona a sostenermi è quello di coinvolgerla emotivamente spiegando con estrema chiarezza perché deve farlo e che cosa ne ricaverà.  Un’analisi delle campagne pubblicate nel 2015 sul portale (mi riferisco a “Gipo lo zingaro della Barriera” ; “L’Indice dei Libri del Mese” ; “Il Giovane Salvator Rosa”)  fa emergere come fattore comune come  tutte queste campagne  avessero  realizzato un’ottima comunicazione (video impattanti, testi descrittivi ben scritti ed esaurienti, ricompense allettanti, belle immagini, comunicazione social e tradizionale ben fatta, divertente e abbastanza martellante)  ma che il vero “ingrediente segreto” per tutte queste campagne è stato senza  alcun dubbio  la presenza di un leader carismatico in grado di organizzare e dirigere una squadra di persone entusiaste e  focalizzate al raggiungimento dell’obiettivo.  cena in bianco io 3

 

Questo non significa che se la campagna viene condotta in solitario non è possibile avere successo. Quasi sempre in forma volontaria e del tutto gratuita. Noi italiani siamo bravi a creare reti, ma facciamo ancora fatica ad accorgerci di possedere questo talento.  Le mie statistiche mi dicono che quando c’è una squadra che lavora il risultato nel crowdfunding arriva  e senza troppa fatica. In alcuni casi,  la squadra era formata da due, tre persone. Per altre campagne la folla di sostenitori entusiasti si è formata poco a poco . Perché? Come è successo? Empatia. Simpatia. Allegria. Entusiasmo. Spesso chi si mette a fare troppi conti (il famoso “ quanto mi costa?”) non comprende che è esattamente il loro livello ragionieristico ad inchiodare  le campagne. In inglese viene definito “greed”. Le persone avare e avide non saranno mai in grado di raccogliere denaro dalla folla. Gli entusiasti e i generosi intuitivamente sanno che se chiedi ottieni. Chiedere senza attaccamento al  risultato porta, scusate il bisticcio, un grande risultato. Le persone se possono danno con grande generosità. Se la richiesta viene posta nel modo giusto. E la ricompensa che viene data esce dal cuore, non è un costo ma un ringraziamento per la donazione ricevuta.  Cioè denaro ottenuto gratis. Niente male.  Certo, l’atteggiamento non è tutto. Ho visto progettisti organizzare un piano strategico di attività da svolgere quotidianamente degno di un generale di corpo d’armata.  E su queste attività rimanere determinati e soprattutto fiduciosi. La verità è che non ci sono ricette segrete. Ci sono passi imprescindibili da compiere ma, alla base di tutto c’è un atteggiamento irriducibile e determinato verso la vittoria.

Emanuela Negro-Ferrero – CEO – enf@innamoratidellacultura.it

Il turismo ci può salvare dalla crisi. Innamorati della cultura di tutto il mondo unitevi.

DuomoAbitiamo nel paese conosciuto universalmente per la sua grande ricchezza culturale: 3.609 musei; quasi 5.000 siti tra aree archeologiche, monumenti e musei . 46.025 beni architettonici vincolati; 34.000 luoghi di spettacolo; 49 siti Unesco a cui si aggiungono diverse centinaia di iniziative culturali , tradizioni storiche e folcloristiche e festival . Tutto questo rappresenta il nostro passato ma, anche e soprattutto il nostro possibile futuro. Alcuni lo hanno definito il vero “giacimento petrolifero” dell’Italia. Senza andare a scavare in fondo al mare, il nostro “petrolio” lo abbiamo sotto agli occhi tutti i giorni. Ma, sappiamo bene che questa risorsa da tutelare e valorizzare assolutamente se vogliamo r attrarre turisti da ogni parte del mondo, non necessita solamente di essere conservata e valorizzata, ma di un progetto strutturato e ben organizzato che possa rendere questa spettacolare risorsa fruibile.

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E’ noto a tutti come negli ultimi decenni l’Italia abbia perso la posizione di leader del mercato degli arrivi internazionali e, anche se ultimamente la domanda sta crescendo,(meno di quanto non accade a livello internazionale dove nel 2012 gli arrivi turistici hanno raggiunto la cifra record di 1 miliardo con un incremento del 3,8% rispetto al 2011) la vera emergenza è rappresentata dalla carenza di servizi culturali che rendano facilmente fruibili i beni artistici. Che cosa significa questo? Le parole chiave sono “informazione”, “ricettività”, “comunicazione” ,“Trasporti” . Non è sufficiente rendere accessibili musei o aree archeologiche, biblioteche e parchi. E’ indispensabile modernizzare e migliorare la rete di servizi. Spesso i musei restano chiusi durante le festività (ci ricordiamo di Pompei?) , hanno orari impossibili. Siti web orripilanti. Obsoleti. Incapacità di comunicare e attrarre investimenti privati. Hanno personale per lo più inadeguato. Eppure il turismo , soprattutto se di tipo culturale, può veramente diventare il comparto industriale trainante del paese. I dati parlano chiaro. Quello turistico è già oggi un settore chiave della nostra economia perché rappresenta il 10% del Pil. All’interno di questo 10% il turismo culturale occupa oltre 2 milioni di persone. Il settore culturale e creativo, come il design per esempio, invece, produce circa il 5% del Pil e impiega 1,5 milioni di persone.

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Esiste un’Italia che funziona, frutto di una lungimirante visione di programmazione pubblica e di una capacità di gestione manageriale di livello europeo. Ma anche da persone inteligenti e capaci come come Enrico Corsini. Dopo aver perso il lavoro Enrico non ha perso il coraggio e con grande creatività e lungimiranza ha deciso di aprire la piattaforma Ohmyguide. Questa Startup, come accade in molti casi, è alla ricerca di fondi per poter crescere e prosperare. L’idea è semplice e geniale allo stesso tempo. Creare una piattaforma in grado di offrire visite in formato personalizzato nelle città d’arte italiane. Attualmente i tour disponibili a tema sociale, culturale, artistico ed eno-gastronomico, comprendono le seguenti città: Piacenza, Parma ,Milano, Bologna, Ravenna, Ferrara, Cremona, Mantova, Lodi e Pavia, Firenze, Verona ma a breve verranno integrate nuove destinazioni come: Torino, Como, Siena, Pisa, Venezia, Perugia, Napoli, Genova.

Enrico ha bisogno di essere sostenuto e per questo ha attivato una campagna di crowdfunding visibile all’indirizzo Ihttps://www.innamoratidellacultura.it/campaigns/ohmyguide-scopri-cultura-delle-citta-italiane/#.Vp_ENPnhDIU

Gli diamo una mano? Piccoli gesti fanno grandi successi.!!

Se vi è piaciuto l’articolo e  pensate che Ohmyguide sia interessante e che Enrico meriti il vostro aiuto. Se anche voi  credete nel valore della condivisione, allora suggerite questo articolo ai vostri amici e offrite a Enrico Corsini una donazione.

Emanuela Negro-Ferrero – Ceo www.innamoratidellacultura.it

Lezione di Crowdfunding n° 21 – Facebook e la nuova funzone “dona”.

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Leggendo il report 2015 delle piattaforme di crowdfunding l’informazione che emerge con evidenza è che si tratta di un mercato in crescita e che, in Italia,  si sta rivelando sempre più affollato. Le grandi piattaforme sono sotto pressione, soprattutto quando si tratta di no-profit.

Il crowdfunding per campagne di tipo sociale come, ad esempio, calamità naturali, persone scomparse, cresce velocemente attraverso i canali digitali perchè la connessione è velocissima e il risultato spesso è eccellente.

Il colosso YouTube mette a disposizione dei suoi iscritti il sistema “Funfunding” e anche Facebook ha una sezione dedicata alle raccolte no-profit ma solo per alcuni tipi di campagna. Questa funzione è attiva dal 2013 e,  da quanto ho letto, sarà il 2016 l’anno della svolta. Non c’è ancora nulla di ufficiale ma è facile pensare che presto sarà possibile ottenere su FB una funzione dedicata al crowdfunding di tipo reward. Potrebbe rivelarsi  di grandissima utilità per campagne di ogni genere. In fondo si tratta di rimuovere il “non” davanti a “non- profit” e consentire raccolte dotate di una viralità straordinaria.

screenshot 3E’ un dato di fatto che le persone non surfano  sulle piattaforme di crowdfunding per vedere quali campagne sono pubblicate. Quando donano lo fanno perchè il progettista li ha coinvolti o perchè in qualche modo la campagna tocca un loro interesse specifico.

I pro di questo nuovo tipo di funzione a cui sta pensando Facebook, riguardano sostanzialmente:

  • Integrazione immediata
    Quando una campagna esce sui social media, il donatore deve comunque linkarsi alla piattaforma che ospita la campagna stessa ed eseguire il versamento uscendo quindi da Facebook.  Se quindi FB offrisse la possibilità di donare direttamente dalla pagina della campagna, questo giro di accorcerebbe.
  • Viralità
    Facebook consente ai suoi utilizzatori di unirsi alla campagna anche se non effettuano una donazione. Di laikarla, di condividerla e commentarla. Questo aumenta a dismisura la viralità del messaggio rendendo più semplice per il progettista allargare il proprio crowd.
  • Costi
    Al momento Facebook non carica alcuna provvigione per il servizio di raccolta donazioni. Ma, se e quando partirà il nuovo sistema, si può essere certi che la fee sarà molto più bassa dell’attuale 8% che rappresenta la media di quanto trattenuto dalle piattaforma per i servizi erogati.

I contro sono sicuramente il fatto che:

  • in Italia moltissime persone non utilizzano internet
  • la scarsa capacità di sfruttare appieno le potenzialità dei social media da parte dei progettisti italiani
  • Il lavoro di comunicazione effettuato dalla piattaforma da un lato e dal progettista dall’altro e sicuramente più incisive e penetrante rispetto a quello realizzato dal solo progettista. Come dire, two is better than one.

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Rimaniamo affacciati a vedere che cosa succederà. Il mercato italiano, soprattutto quello digitale, è molto diverso rispetto a quello americano. In Italia gli e-commerce stentano a decollare perché le persone amano toccare e vedere le merce con mano.  Sarà così anche per le campagne di crowdfunding?  Staremo a vedere.

Emanuela Negro-Ferrero – CEO – enf@innamoratidellacultura.it

Il museo che vorrei. Da semplice contenitore a costruttore di relazioni con la comunità. Possibile? Si

Il museo che vorrei

Il museo che vorrei

Negli ultimi mesi del 2015 il Ministero ha nominato nuovi direttori per importanti istituzioni museali nazionali. Molti dei bandi pubblicati riportavano l’indicazione di scrivere una lettera di interesse contenente la propria idea progettuale. Uno spunto suggestivo, che ha messo in moto molti pensieri e ragionamenti. Alla luce di ciò che osservo quando visito penso che per i musei italiani sia arrivato il momento di cambiare. Come? Innovando, ovviamente. Conquistando una nuova identità che non è più limitata all’esposizione delle collezioni. Ma che ha a che fare con la costruzione di una forte interazione fra il museo e il suo pubblico e, ancora, con il suo territorio di riferimento. Il pubblico, e questo è un fenomeno diffuso in ogni settore, è sempre più esigente, curioso, attento.

Studio Azzurro. installazione multimediale

Studio Azzurro. installazione multimediale

La direzione che intravedo come virtuosa per il museo è quella di uscire dalla mera funzione di produzione e conservazione ed evolversi sempre più verso una valorizzazione del territorio circostante in termini di identità e di riconoscimento della comunità che lo vive. Il museo, soprattutto se importante ed alto traffico di visitatori, a mio avviso deve soddisfare le esigenze dei vari pubblici diversificando l’offerta. Senza andare troppo distante, Palazzo Madama e il Castello di Rivoli hanno attivato un dipartimento educativo efficace, efficiente e in grado di offrire attività formativo- educative di altissima qualità. La parte espositiva se da una lato è quasi ovunque di elevatissima qualità, dal versante informativo è carente.

Una visita indimenticabile

Una visita indimenticabile

La mia passione per l’innovazione digitale mi fa sospirare allestimenti multimediali con elevati gradi di edutainment. Amo imparare giocando. Detesto guardare immense collezioni di opere con le cuffiette alle orecchie. Mi fanno venire mal di testa, dopo due o tre stanze le rimetto nella borsa. La mostra torinese allestita alle OGR per i 150 anni della storia d’Italia è stata visitatissima. Perché? Perché era educativa e divertente. Non sto dicendo che i musei italiani debbano diventare dei luna park. Ma consentire ai visitatori sempre più digitalizzati di trasformare la visita in un’esperienza educativa e indimenticabile a livello sensoriale. Il museo dovrebbe interagire con il territorio. Costruendo tour dedicati, visite speciali, legami con altri enti del territorio per trattenere e intrattenere i turisti il più a lungo – e meglio – possibile. A tutto questo manca sempre un pezzo. Fondamentale. Il museo deve comunicare con il pubblico. Ci sono molti modi per farlo. Il crowdfunding è certamente uno ed è quello più indicato per creare una relazione strettissima con il pubblico. Cioè con il crowd di riferimento. Si tratta quindi di uscire dal ruolo di conservazione ed esposizione e di consentire alle persone di entrare a fare parte. Di un progetto specifico, certo, ma che li legherà per sempre al museo.

Esperienza Italia alle OGR di Torino

Esperienza Italia alle OGR di Torino

Il direttore non sarà necessariamente un esperto di storia dell’arte (ci sono i curatori che se ne possono occupare). Il direttore del museo che vorrei è un manager, un professionista dotato di skill in ambiti diversi ma, soprattutto capace di creare utile oltre ai fondi pubblici e una rete fitta e ampia di relazioni e connessioni. Cosa ne pensate voi? Come vi piacerebbe fossero i musei che visitate? Belli? Gratis? Interessanti? Colti? Con o senza bar? Con o senza shop? Con la biglietteria al’ingresso o con un ingresso che faccia sentire a casa?

Emanuela Negro-Ferrero – ceo – enf@innamoratidellacultura.it

Brut, marginale, outsider. Irregolari, eccentrici, solitari. In mostra a Torino. Stay Tuned.

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Individuale, senza ascendenze e discendenze. L’Outsider Art è una variabile impazzita che mette in crisi gli strumenti consueti e classificatori della critica d’arte. Ma, provenendo dall’interiorità dell’autore, bussa alla parte più profonda di noi, lasciando spesso riemergere forme e simboli antichi e universali”.  Questa è la riflessione che arriva dal sito dell’Osservatorio “Outsider Art” dell’Università di Palermo. Un ente di ricerca istituito nel 2008 per esplorare, diffondere e sostenere l’universo composito dell’arte “irregolare”.

Di che cosa si tratta?

È l’arte di chi non è artista. Perlomeno, di chi non è artista in forma ufficiale. Questo tipo di arte, che nasce da una pulsione profonda di chi non sa di avere ina vocazione e vuole liberare emozioni, fobie, fantasie. Spesso usando tecniche e materiali inconsueti. Un secolo fa il critico Jean Dubuffet la battezzò “Art Brut” e nel 1972 Roger Cardinal la rinominò “Outsider Art
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Chi sono questi artisti?

Sociopatici, autistici, disabili, psicotici, bambini, visionari, analfabeti o vittime di traumi, ex tossicodipendenti. Ma anche persone comuni. Tutti accomunati dalla produzione artistica creata per sé stessi, nata per definire il proprio mondo interiore in maniera catartica e non speculativa. Già Paul Klee e Pablo Picasso andarono alla ricerca di un’arte spontanea, per certi versi primitiva. Espressionismo significa creare partendo dalla spontaneità e dando spazio alle emozioni profonde, alle intuizioni. Picasso si appassiona a strane produzioni tribali, Kandinski è attratto dai disegni popolari. Gauguin si innamora dei mari della Polinesia. Il legame fra arte e pazzia è quindi molto stretto. Genio e follia sembrano essere l’elemento indispensabile perché un artista possa essere definito tale ma non è detto che la pazzia produca necessariamente arte.

Arte irregolare

Arte irregolare

Sulla scia di tutto questo, a Torino, crogiuolo creativo d’eccellenza, la storica Associazione Arte Giovane propone, dal 22 di gennaio,  la mostra “Orizzonti Diversi”.  Curata da Ivana Mulatero,  presenta una selezione di opere di artisti regolari e affermati insieme a opere di artisti irregolari. Non possiamo anticipare altro. Partirà una campagna d crowdfunding. Il cui ricavato servirà in parte per sostenere la mostra e in parte verrà devoluto.

#Stay Tuned #donate #share #love
Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

Art Bonus, questo sconosciuto.

La Chiesa della Gran Madre di Dio a Torino

La Chiesa della Gran Madre di Dio a Torino

Se ne parla da quando è uscito. Ma sono pochissime le persone che ne sanno veramente qualcosa. L’Art Bonus è un sistema di incentivi fiscali in favore di enti, società e privati che in cambio di donazioni liberali in sostegno a cultura e spettacolo ottengono in cambio un credito d’imposta pari al 65% di quanto hanno erogato detraibili nell’arco di tre anni. Si tratta di una vera e propria innovazione per la cultura italiana tartassata da tagli e riduzioni continue operati da qualsiasi governo di qualsiasi colore politico sin dal secondo dopo guerra ad oggi. Uno scandalo se si pensa che il patrimonio artistico e architettonico del nostro paese è fra i più importanti e ricchi dell’intero pianeta.

Area di Verona

Area di Verona

Come funziona l’Art Bonus?
Esiste un elenco ben preciso di beni che possono beneficiare del credito di imposta. L’elenco è pubblicato sul sito http://artbonus.gov.it/ nell’apposita sezione. Qualche esempio? A Torino abbiamo la chiesa della Gran Madre di Dio, Villa della regina, il Teatro Regio. A Saluzzo il museo di Casa Cavassa, a Prato il Palazzo della Musica. A Roma un progetto di restauro di 4 fontane, a Bassano del Grappa il famoso “Ponte degli Alpini”. La lista è lunga e si riferisce a specifici interventi, non al bene complessivo. Le azioni di restauro e conservazione devono infatti riguardare la manutenzione, la protezione e il restauro di beni culturali pubblici ; il sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica, come i musei e le fondazioni lirico-sinfoniche e i teatri di tradizione; la realizzazione di nuove strutture, il restauro e il potenziamento di quelle esistenti, di enti o istituzioni pubbliche che svolgono esclusivamente attività nello spettacolo senza scopo di lucro.
Le donazioni sono riferite comunque agli anni di imposta 2014, 2015 e 2016. Una volta effettuata la donazione, bisogna mettersi in contatto con il beneficiario per concordare i dettagli dell’erogazione e ottenere le necessarie ricevute da inserire nella propria dichiarazione.

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Come si fa a donare?
Le regole sono definite dall’Agenzia delle Entrate.Niente contanti, perché non sono tracciabili. I versamenti devono avvenire esclusivamente attraverso le banche , la posta e con strumenti ufficiali come le carte di credito e gli assegni bancari e circolari. Per diventare mecenate, bisogna selezionare il bene culturale l’attività di sostegno o la struttura pubblica di spettacolo che si vuole sostenere con la propria donazione, in coerenza con quanto previsto della legge che regola L’Art bonus. Successivamente è necessario contattare il beneficiario per concordare i dettagli dell’erogazione.

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Quanto si può detrarre e in quanto tempo?
La legge di stabilità 2016 ha confermato che lo sgravio riguarda il 65% della donazione da ripartire in tre quote annuali di pari importo. Per le persone fisiche e gli enti che non svolgono attività commerciale il credito d’imposta è riconosciuto nel limite del 15% del reddito imponibile, mentre per i soggetti titolari di reddito d’impresa (società e ditte individuali) ed enti non commerciali che esercitano anche attività commerciale il credito d’imposta è invece riconosciuto nel limite del 5 per mille dei ricavi annui.

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L’Art Bonus funziona?
IL Ministro Franceschini ha pubblicato un dato molto interessante lo scorso ottobre. Con Art Bonus il Ministero dei Beni Culturali ha incassato 34 milioni di euro da 790 mecenati. Una cifra pari a quanto la Regione Piemonte destina alla cultura. Enti, imprese e privati cittadini hanno assicurato 272 interventi sul patrimonio artistico, culturale e monumentale del paese. “L’Art Bonus è andato bene per le piccole e medie donazioni – sottolinea – ma a parte un solo caso, quello di Unicredit che ha offerto 14 milioni in tre anni per l’Arena di Verona, non c’è stata ressa di grandi aziende italiane. Vorrei che come in altri Paesi, la valutazione sull’impatto sociale delle imprese fosse misurato anche in base a quanto donano per il recupero del nostro patrimonio. Per introdurre la cultura del mecenatismo nel nostro Paese serve tempo”. Secondo i dati presentati dal Mibac, i moderni mecenate sono stati prevalentemente persone fisiche (il 73%), seguite dalle imprese (20%) e dagli enti (6%). Le persone fisiche hanno donato in media 1.670 euro, le imprese 167.290 euro e gli enti 132.152 euro.
L’intervento più importante è stato quello sostenuto con 7 milioni di euro da Unicredit per l’Arena di Verona A Firenze, invece, in lista ci sono la basilica della Santissima Annunziata e alcune sale degli Uffizi, riallestite grazie alla donazione di 600 mila euro da parte Gruppo Ferragamo.
Il vademecum del novello mecenate
Agevolazioni fiscali
Per questi versamenti compete un credito d’imposta pari al 65% delle erogazioni liberali effettuate nel 2015 e al 50% di quelle effettuate nel 2016 usufruibile in tre quote annuali di pari importo.
Limiti e obblighi
Per le persone fisiche e gli enti non commerciali il credito d’imposta lorda è pari al 15% del reddito imponibile. Per i titolari di reddito d’impresa non può superare il 5 per mille dei ricavi annui.
Secondo quanto previsto all’art. 1 comma 5 del citato D.L. 83/2014, i soggetti beneficiari di erogazioni liberali sono tenuti a comunicare al MIBACT e a pubblicare sul proprio sito web istituzionale la loro destinazione e il loro utilizzo, fatte salve le disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali.
Esempi
Contributo 2015: 1.000 euro
Detrazione fiscale/credito d’imposta 65%: 650 euro
Recuperati nel 2016/2017/2018 in tre quote di pari importo: 216,66 euro
Contributo 2016: 1.000 euro
Detrazione fiscale/credito d’imposta 50%: 500 euro
Recuperati nel 2017/2018/2019 in tre quote di pari importo: 166,66

Emanuela Negro Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

 

Lezione di Crowdfunding n°20 – Dietro ad ogni campagna di successo si nasconde un professionista di valore.

Rivoluzione-innovazioneIn rete ormai abbondano articoli, manuali e corsi sul crowdfunding. Alcuni sono efficaci e altri molto meno. Altri ancora sono offerti da persone che di crowdfunding  sanno poco o  niente ma, siccome l’argomento  è di moda, dispensano consigli che si rivelano spesso del tutto inefficaci se non addirittura dannosi. Il dato che emerge comunque, è che anche se non è ancora un’abitudine consolidata, la consulenza in questo campo esiste e ,anzi, mi permetto di affermare che in molti casi è davvero  necessaria. Le richieste e le domande per questo genere di sostegno aumentano e questo vuole dire che l’approccio al crowdfunding si sta facendo più consapevole anche nel nostro Paese ed evidenzia che le persone hanno compreso la complessità che si nasconde dietro il crowdfunding in generale e alle campagne in particolare.
Perché dico questo? E’ semplice. Se si comprende che una campagna di crowdfunding è in realtà un vero e proprio progetto di comunicazione (a cui ci si deve avvicinare con consapevolezza) e che condurla con successo richiede:
• un mix di competenze ben precise e molto variegate
• tempo da dedicare alla campagna
• un team di lavoro affiatato
• un budget
allora si capisce che non è qualcosa che si può improvvisare e nemmeno delegare a qualcuno che non ha mai seguito una campagna.

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Ma come si fa a riconoscere se il crowdfunding manager è esperto oppure no?Ogni campagna di crowdfunding è diversa e un buon consulente, oltre a dover presentare le case history di campagne di successo su cui ha già operato, deve dimostrare di conoscere i principi chiave  del fenomeno. Le domande sono alla base di tutto. Perché è dalle risposte che vengono ottenute che il consulente può aiutare il progettista ad organizzare i contenuti e le informazioni e, nell’ambito della discussione, spiegare ed educare i progettisti alla conoscenza del mondo in cui si stanno lanciando, spesso senza sufficiente consapevolezza.

Crowdfunding
Per avere successo è sufficiente farsi seguire da un crowdfunding manager? Purtroppo no. E’ fondamentale comprendere che, come per ogni progetto, non è sufficiente affidare la propria campagna ad un consulente esperto. Il crowdfunding manager si occupa infatti di ideare la strategia e di condurre il progettista lungo un percorso formativo e operativo. Ma in nessun caso si può sostituire  nel coinvolgere la comunità ( il famoso crowd di riferimento), nel trasmettere il credo e infondere passione per il vostro progetto . Che cosa significa questo? Che la parte operativa va lasciata ai progettisti. Sono loro infatti che devono investire il loro tempo e risorse nella gestione fattiva della campagna.
Ma che cos’è la strategia per una campagna di crowdfunding?
Prima di tutto, se non si conosce a fondo il crowdfunding nelle sue varie forme, è meglio informarsi, magari leggendo uno dei molti manuali disponibili sia in italiano che in inglese. Come per qualsiasi progetto, è importante definire gli obiettivi , il valore che ha e che quindi è necessario coprire , quali sono gli asset che si possono sfruttare. Nel caso di una campagna di raccolta fondi si tratta principalmente del patrimonio che abbiamo a disposizione composto da relazioni e contatti. Ritengo fondamentale inoltre la selezione della piattaforma e del tipo di crowdfunding. La scelta di una piattaforma verticale per certi tipi di progetto è sicuramente più vincente e utile che quella di una piattaforma generalista perché la comunità che si viene a creare attorno al sito è già orientata verso un certo tipo di campagne ed è più propensa a sostenerle. Altro fattore decisivo è la cifra da raccogliere. Meglio stare bassi che puntare a cifre troppo alte. In Italia le campagne, salvo pochi casi di successo, non sono ancora arrivate alle punte milionarie di oltre oceano. E’ preferibile  quindi moderare la richiesta, magari modularla “a step”  e poi , piuttosto, sforare. Perché pochi lo sanno ma non esiste un limite massimo per le raccolte. L’unico problema nel caso di overbudget è quello di utilizzare i fondi per qualcosa di reale e concreto e di doverlo in seguito dimostrare ai propri sostenitori.
Quanto tempo si impiega a preparare una campagna?
Dipende. Ci sono progettisti velocissimi e molto organizzati e altri che preferiscono fare le cose con calma, consultare il manager ogni tanto e procedere con cautela per paura di sbagliare l’impostazione. Certamente, una volta lanciata la campagna l’impegno deve essere full time. Non mio stancherò mai di ripetere che le campagne che non raccolgono non sono brutte. Semplicemente non sono seguite. Dal primo momento, quindi, visto che sollevare l’interesse della comunità non è né semplice né banale, il lavoro di comunicazione e, in particolare, di digital PR e Seo deve essere intenso, mirato e soprattutto costante.
Avete domande? Potete postare un commento ,sarò felice di rispondervi.

Emanuela Negro-Ferrero – ceo – enf@innamoratidellacultura.it