Alla mostra di Pablo Picasso

Entro Emanuela Negro Ferrero

“Per me un dipinto è l’esito di una distruzione. Faccio un dipinto e poi lo distruggo.”

Pablo Picasso.

Adoro il suo genio, trovo straordinaria la sua arte, ed è per questo che non avrei mai potuto perdermi la mostra al Palazzo Reale di Milano. Vedere dal vivo le sue Demoiselles d’Avignon, le bagnanti, è stata una vertigine.

“L’arte astratta non esiste – disse – bisogna sempre partire da qualcosa… Ogni cosa ci appare sotto forma di figura, persino nella metafisica le idee si esprimono attraverso figure.”

E le sue di ‘figure’ mi hanno letteralmente estasiato; ripenso alle sue donne, ai loro volti, allo spigoloso e vivace ritratto della fotografa Dora Maar, alla posa di porcellana della moglie Olga, alla vigile Celestina del periodo blu.

Passando da un’opera all’altra, quello che ho trovato sorprendente è la varietà, la costante evoluzione, un’arte in trasformazione continua. Pungente, sovrapposta, profonda. Impossibile non amarla. E la mostra, molto ampia e davvero ricca (ben 250 opere), strutturata secondo un ordine cronologico, mi ha dato modo di godere di questa straordinaria ricerca. Per chi ama Picasso è senza  dubbio un’occasione imperdibile.

Al tempo stesso però, ho notato che manca qualcosa: l’interattività, un aspetto per me importante che, in questo caso, è totalmente assente. Bisogna affittare le cuffie oppure non vi è modo di intervenire con un po’ di edutainment, che invece renderebbe il percorso molto più istruttivo, oltre che leggero e divertente. Ognuno di noi, infatti, ha le proprie attitudini di apprendimento: c’è chi è visivo, chi uditivo e chi cinestetico. Visitare una mostra in grado di stimolare tutti i canali sensoriali è certamente un’esperienza più ricca e istruttiva.

Alcune foto dei lavori in mostra: