Un campione di saliva prima e dopo la visita alla cupola è stato prelevato alle 100 “cavie della cultura”. Dove? A Vicoforte, più precisamente in provincia di Cuneo, vicino a Mondovì.Nel 2015 la cooperativa Kalatà ha messo in sicurezza e aperto un percorso che, a partire dal prossimo 23 aprile, consentirà al pubblico di salire sino alla vetta della cupola salendo lungo un percorso appositamente messo in sicurezza, attraverso scale a chiocciola e antichi passaggi riservati alle maestranze e finora mai aperti al pubblico. Questa originale visita, chiamata “Magnificat” (http://www.magnificat2015.com ) consente di vedere in prospettiva diversa la più grande cupola di forma ellittica del mondo ( appena 5 metri più piccola di quella di San Pietro).
Il percorso permette di salire fino ad un’altezza di 63 metri e , una volta arrivati in cima si possono ammirare da vicino i maestosi affreschi e godere di una vista davvero mozzafiato. E qui sta il bello dell’esperimento realizzato dall’università di Bologna in collaborazione con l’ASL di Cuneo e con il solito provvidenziale contributo della Compagnia di San Paolo e del gruppo alimentare Michellis.
Ma in che cosa consiste questo test? Si tratta infatti di verificare se il livello di cortisolo prelevato è rimasto uguale oppure è sceso grazie alla magnifica esposizione artistica a cui la “cavia culturale” è stata esposta. Il cortisolo è l’ormone dello stress e, logica vuole, che se la salita è stata gratificante, il livello di cortisolo deve risultare inferiore rispetto . Al momento l’esperimento si è appena concluso. Attendiamo con ansia il risultato. Perché, se è assodato che l’arte fa bene all’anima, e oggi venisse verificato scientificamente che fa anche bene alla salute, si aprirebbero nuove ed interessanti strade per la terapia. In realtà, a ben pensare, già si sa che l’arte fa bene. L’uso del colore all’interno delle strutture ospedaliere è noto anche se, curiosamente, non sempre viene applicato. Quindi,se questo esperimento risultasse positivo, ipotizzo cure a base di intense esposizioni ad opere d’arte al posto – o in supporto –a lunghe e invasive terapie farmacologiche. Sarebbe bello. In caso di malattia, penso che potrei stare meglio con dosi massicce di Klimt e Dalì. Da ricordare al primo mal di testa.
Emanuela Negro-Ferrero – Ceo – enf@innamoratidellacultura.it