È un momento di grande cambiamento a tutti i livelli. Le aziende stanno attraversando diverse turbolenze che richiedono una grandissima capacità di adattamento e trasformazione.
Dal modello organizzativo dei primi del Novecento, ispirato alla metafora dell’orologio in cui il contributo umano era standardizzato e misurato in
termini di efficienza, tempo, presenza, si è passati ad un modello basato su asset intangibili (l’innovazione, l’esperienza, il brand, i servizi) in continua riconfigurazione. Alle aziende viene chiesto sempre di più di connettere le persone, condividere la conoscenza, le esperienze e apprendere continuamente.
I Social Media sono nati dal basso e sono cresciuti grazie a meccanismi di selezione molto rigidi e hanno dimostrato una fortissima capacità di creare collaborazione (con i Wiki), connettere e comunicare con il proprio network di contatti e attraverso i blog e i microblog, condividere e sfruttare l’intelligenza e le competenze collettive, e sempre più dimostrano di potersi integrare con le dinamiche del lavoro e i vari processi operativi.
Tutto questo si traduce in un investimento fortissimo in comunicazione basata su contenuti interessanti e di qualità. Perché se una volta c’era il sito, oggi il sito da solo non è più sufficiente. Il nuovo consumatore ha subito una sorta di mutazione antropologica. Viene definito “social customer” ed è più intelligente, sa sfruttare le informazioni che gli arrivano sull’azienda e dall’azienda con maggiore efficienza dell’azienda stessa ed è in grado di imporre modalità di comunicazione, servizio e marketing.
Questo significa che l’azienda, o il professionista che non possiede una strategia di social business, presto sarà costretto ad uscire dal mercato.