È stato proiettato il 17 febbraio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ed è il film più contestato degli ultimi mesi, la cui proiezione, prevista al Maxxi di Roma, è stata posticipata a dopo le elezioni, creando una serie di polemiche tuttora in corso. Stiamo parlando di “Girlfriend in a Coma”, il documovie sull’Italia di Bill Emmott.
L’ex direttore dell’Economist, insieme alla filmaker Annalisa Piras, ha lavorato lo scorso anno a un documentario sull’attuale situazione politica del nostro paese, confrontando la “Mala Italia” con la “Buona Italia”, e quindi i fattori che impediscono la crescita e quelli che potrebbero favorirla. Per raccontare il suo percorso, Emmott ha intervistato numerosi esponenti del mondo imprenditoriale, politico e culturale italiano, come Mario Monti, Umberto Eco, Roberto Saviano, Sergio Marchionne, Emma Bonino, Susanna Camusso e Nanni Moretti.
Alla base del film c’è un forte attacco al declino culturale e politico del paese, causato – secondo la tesi dell’autore – dall’ingresso in politica di Silvio Berlusconi (verso cui Emmott è sempre stato molto critico). Una pellicola che ha inevitabilmente creato una serie di polemiche e che ha portato alla decisione di Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, di posticipare la première della proiezione del film, prevista inizialmente per lo scorso martedì 13 febbraio all’interno del Museo Maxxi.
Ho trovato interessante la suddivisione del film in tre capitoli ideali che rimandano alla struttura della Divina Commedia: l’Italia dall’inferno al paradiso. Dalle origini del declino al riscatto eventuale del futuro. I temi: mafia, ‘ndrangheta, camorra. Berlusconi. Le banche. La corruzione. L’Italia che scorre sullo schermo nelle immagini di agghiaccianti fatti di cronaca, nelle numerose interviste e testimonianze, nei versi danteschi. Ma l’inchiesta va avanti, non si ferma al declino e spera. Cita le eccellenze, gli esempi di Ferrero e Slow Food, analizza l’emigrazione e guarda al potere della mobilitazione femminile. Aspetto, quest’ultimo, che condivido totalmente, perché le donne – coraggiose, preparate, abituate da sempre a dividersi tra più impegni e dimensioni – sono imprescindibili agenti di cambiamento, possono salvare l’Italia. Sono le donne che rappresentano il vero welfare e consentendo loro di lavorare – cioè di essere libere – l’economia ne trarrebbe un enorme vantaggio, il PIL segnerebbe una crescita vertiginosa ma, soprattutto, l’intero scenario futuro del paese cambierebbe e solo in meglio, sotto ogni punto di vista.
Per raggiungere il paradiso, però, è indispensabile cambiare rotta, non basta fermare il declino. Per risvegliare il nostro paese, questa ragazza in coma, bisogna cambiarlo e farlo con coraggio e in profondità.