arte contemporanea

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Crowdfunding per l’arte? Yes.Always.

La cultura e gli operatori culturali italiani hanno sofferto duramente a causa della pandemia. Gli eventi annullati, l’impossibilità di esporre le proprie opere in mostra e l’assenza di aiuti statali hanno creato una situazione estremamente difficile da affrontare e da recuperare.

Lanciare una campagna di crowdfunding culturale oggi significa comprendere che esiste il modo per mettere in moto dinamiche e comportamenti atti a stimolare  nelle persone l’interesse a partecipare (e farsi quindi supportare economicamente)

Ormai è noto che che proporre una raccolta fondi per la propria idea artistica è utile in primo luogo  a validare l’idea progettuale secondariamente serve per raccogliere una comunità di persone interessate al  progetto.

Individui che per naturale conseguenza lo sostengono economicamente, lo condividono e lo supportano. In ogni modo possibile e con qualsiasi mezzo a disposizione, tradizionale e digitale.

Recentemente abbiamo messo online la campagna promossa da Studio Urbana  di Roma. Si tratta di un  progetto ambizioso dall’indubbia valenza artistica che prende il nome di:  White, un cammino all’interno degli archivi reconditi ed artistici dell’artista Barbara Duran”.

Citiamo direttamente dalla pagina della campagna : il progetto White è dedicato a tutti coloro che fuggono dalle guerre, dalle ingiustizie, dalla tortura. Alle donne, alle madri, alle sorelle, agli uomini, ai fratelli, ai figli. A tutti gli esseri viventi che soffrono e che hanno il diritto di vivere. Dedicato alle nostre sorelle e ai nostri fratelli.

Ci è sembrata subito una call to action interessante, forte, di sicuro valore sociale oltre che artistico. Ma che cos’è White?  White è  un percorso che racconta e raffigura personalità femminili dell’iconografia antica e moderna – dipinte su tele di diversi formati che destrutturano le regole di pittura canoniche –  concepito per  proporre all’osservatore  un dialogo fra segno pittorico e spazio e  sollecitare una risposta emotiva.

White intende dimostrare come l’arte possa diventare strumento efficace per la trasformazione di un pensiero legato ad un’iconografia classica spostando in questo modo  l’asse dal piano visivo a quello delle sensazioni.

WHITE è un lavoro di sottrazione nelle sovrapposizioni sensoriali e strutturali che annebbiano l’immagine oggi, vuol essere la porta che attraverso il rumore bianco, possa aprire la percezione all’empatia. Icone contemporanee del mondo introducono a comprendere che la gioia e il dolore che si scontrano nell’esistenza dell’umanità possano ricondursi in essenza ad un’ assenza della percezione dell’altro, che è altro da noi solo se volutamente ignoriamo che il nostro essere , è, solo nella relazione ad un altro da sé , nel presente del tempo, nella comprensione della differenza.


Il progetto espositivo WHITE include molteplici linguaggi visuali: video, disegno e pittura ed è strutturato su  quattro cicli di opere di cui tre sono già state presentate in preview a Parigi, Torino ed al Castello di Santa Severa. Con il patrocinio di: MiBAC / Sovrintendenza  Archeologica, Belle Arti e Paesaggio  per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, Lazio Crea, Coop Culture, visitlazio.com, Comune di Santa Marinella, Fondazione Il Gabbiano Rome/New York, Fondazione Valentina Moncada, WithoutBorders Film Festival, Centre  Culturel Italien, Galerie Metanoia.

Dove avverrà la mostra?

La mostra avrà  sede nell’ex Cartiera Latina,tra i pochi impianti industriali sopravvissuti nella città di Roma, una struttura unica nel suo genere ed eccezionale per la posizione strategica a ridosso delle Mura Aureliane, lambita per tutta la sua lunghezza dal fiume Almone che unisce idealmente l’Appia Antica alla via Cristoforo Colombo.

Quando potremo immergerci nelle opere esposte da White?

L’evento si svolgerà nell’autonno del 2021. La programmazione era per aprile ma il lockdown e le misure di contenimento hanno rallentato il percorso, ecco perché adesso è importante partecipare alla campagna di crowdfunding per arrivare pronti alla data di apertura.

Chi decide di partecipare a una campagna di crowdfunding sceglie il progettista prima ancora del progetto.

Che cos è Studio Urbana? La sede è a Roma. Si tratta di  uno spazio indipendente di produzione culturale, creato e diretto dagli artisti Barbara Duran  e Corrado de Grazia in cui la parola ricerca fa da garante non solo nella produzione artistica ma anche nel pensiero alla base di questa.

Possiamo certamente affermare che Studio Urbana sia una bottega, come quelle dei grandi maestri di una volta. Un luogo dove  le idee creative nascono dallo  scambio fra artisti prendendo forma e vita.

Chi è Barbara Duran?

Barbara Duran è un’artista nel vero senso della parola. Italiana, cosmopolita, lavora attraverso molteplici linguaggi spaziando dalla pittura alla fotografia alla video art. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, italiane ed estere. Docente, autrice  e illustratrice di libri per l’infanzia, danzatrice ed esperta in Metodologie Biografiche e Autobiografiche specializzata alla Scuola triennale della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.

Gli ingredienti perchè la campagna di crowdfunding per WHITE vada a buon fine ci sono tutti. Se ti è piaciuto questo post per favore condividilo. Se vuoi partecipare alla campagna di crowdfunding digita questo link https://www.innamoratidellacultura.it/projects/sostieni-white-duran-project/ e scegli la tua ricompensa.

redazione www.innamoratidellacultura.it

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Scrivi a progetti@innamoratidellacultura.it

Felici di aiutare

Brut, marginale, outsider. Irregolari, eccentrici, solitari. In mostra a Torino. Stay Tuned.

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Individuale, senza ascendenze e discendenze. L’Outsider Art è una variabile impazzita che mette in crisi gli strumenti consueti e classificatori della critica d’arte. Ma, provenendo dall’interiorità dell’autore, bussa alla parte più profonda di noi, lasciando spesso riemergere forme e simboli antichi e universali”.  Questa è la riflessione che arriva dal sito dell’Osservatorio “Outsider Art” dell’Università di Palermo. Un ente di ricerca istituito nel 2008 per esplorare, diffondere e sostenere l’universo composito dell’arte “irregolare”.

Di che cosa si tratta?

È l’arte di chi non è artista. Perlomeno, di chi non è artista in forma ufficiale. Questo tipo di arte, che nasce da una pulsione profonda di chi non sa di avere ina vocazione e vuole liberare emozioni, fobie, fantasie. Spesso usando tecniche e materiali inconsueti. Un secolo fa il critico Jean Dubuffet la battezzò “Art Brut” e nel 1972 Roger Cardinal la rinominò “Outsider Art
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Chi sono questi artisti?

Sociopatici, autistici, disabili, psicotici, bambini, visionari, analfabeti o vittime di traumi, ex tossicodipendenti. Ma anche persone comuni. Tutti accomunati dalla produzione artistica creata per sé stessi, nata per definire il proprio mondo interiore in maniera catartica e non speculativa. Già Paul Klee e Pablo Picasso andarono alla ricerca di un’arte spontanea, per certi versi primitiva. Espressionismo significa creare partendo dalla spontaneità e dando spazio alle emozioni profonde, alle intuizioni. Picasso si appassiona a strane produzioni tribali, Kandinski è attratto dai disegni popolari. Gauguin si innamora dei mari della Polinesia. Il legame fra arte e pazzia è quindi molto stretto. Genio e follia sembrano essere l’elemento indispensabile perché un artista possa essere definito tale ma non è detto che la pazzia produca necessariamente arte.

Arte irregolare

Arte irregolare

Sulla scia di tutto questo, a Torino, crogiuolo creativo d’eccellenza, la storica Associazione Arte Giovane propone, dal 22 di gennaio,  la mostra “Orizzonti Diversi”.  Curata da Ivana Mulatero,  presenta una selezione di opere di artisti regolari e affermati insieme a opere di artisti irregolari. Non possiamo anticipare altro. Partirà una campagna d crowdfunding. Il cui ricavato servirà in parte per sostenere la mostra e in parte verrà devoluto.

#Stay Tuned #donate #share #love
Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

La settimana dell’arte contemporanea. Artissima, Paratissima. Torino? Bellissima.

Artissima standUna settimana luccicante. Densa di eventi. Artissima. Paratissima. The Others. Flashback. Torino per la settimana dedicata all’arte contemporanea si è riempita del popolo colorato e sensibile innamorato dell’arte. Contemporanea e non. Di turisti. Di semplici amanti dello struscio. Di curiosi. Di artisti e di giornalisti. Alla conferenza stampa, l’Assessore regionale alla cultura ha spiegato come il Piemonte crede e veste nel sistema dell’arte contemporanea. Un sistema voluto dalle giunte precedenti, comunali e regionali, e che mette in moto una macchina che ovunque, non solo a Torino, produce tonnellate di denaro. E muove le folle. L’Oval è ormai da anni sede istituzionale di Artissima. Personalmente la trovo bella ma fuori mano. E’ vero, c’è la metro. Ma in tempi green perché costringere folle di persone a prendere mezzi e auto? La sorella giovane e un po’ scapigliata di Artissima, Paratissima, nata per prendere in giro la solennità radical e chic della fiera cittadina è uscita l’anno scorso dal “recinto” del quartiere San Salvario e si esprime oggi in tutta la sua creatività divertente negli ampi spazi di Torino Esposizioni. Esattamente il luogo dove io farei stare Artissima. A tiro di passeggiata. Vicino al parco e al fiume. Lasciando i giovani e ribelli dentro agli spazi del quartiere più amato e movidaro della città. Che se non ne aveva abbastanza di due fiere, ha fatto en plein con la notte bianca dedicata alle gallerie. Che cosa ho visitato?

MertzAlberto Peola. In Via della Rocca 29, nel pieno centro cittadino. Mi sono incantata davanti alle opere di Fatma Bucak. Poi ho scelto Biasutti. Con una esposizione incantevole dedicata al Maestro Scanavino. Ho provato strani cappelli piumati in una temporary gallery di fianco a Biasutti. Mi sono spinta fino in Piazza Carignano ad ascoltare le nove sinfonie di Behetoveen allestite dentro ad un appartamento vuoto dall’artista per la galleria Noero. L’ultimo stop della giornata da Daniela Foresto in Piazza Gran Madre ad ammirare i suoi famosi portraits. Bella gente resa ancora più bella dall’obiettivo sapiente della fotografa più amata dai torinesi e, a quanto ho visto, anche da diverse celebrities italiane: Massimo Boldi, Ewa Herzigowa, Isabella Ferrari. E molti altri ancora. Il giorno dopo, stanca ma felice, dopo il passaggio all’irrinunciabile Fondazione Mertz, ho assistito all’apertura del “Terzo Paradiso” con il Maestro Michelangelo Pistoletto.

terzo paradisoSituato davanti al Mastio della Cittadella, il famoso simbolo è composto di pietre squadrate e spicca nel prato verde chiaro circondato da alberi dalle foglie multicolori. Bellissimo. Come la mostra della “Biennale Italia- Cina” che ho avuto modo di visitare dopo aver fatto finta per mesi di non avere tempo da dedicare. Arrivata a sera, mi rimane un senso di leggerezza, quasi di euforia. L’arte muove denaro, muove folle di persone. A me, innamorata della cultura,  muove soprattutto l’anima.

 
Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

“Luci d’Artista” a Torino inaugurano il mese dell’arte contemporanea

la_gran_madre_di_torino_di_notteLe attendevo con ansia. Ogni anno, quando le smontano, per me è un piccolo lutto. Parlo delle “Luci d’Artista”. Opere d’arte luminose create da artisti per abbellire Torino durante le lunghe e fredde notti invernali. Una felice intuizione dell’ex assessore alla cultura della città, Fiorenzo Alfieri, le “luci d’Artista” tornate a brillare ieri sera per il 18° anno consecutivo. La cerimonia di apertura è stata inaugurata dal “défilé” (creato da Torinodanza e dalla Biennale de la Danse di Lione nel 2014) in una nuova versione curata da Elena Rolla, figlia del famoso architetto. Il corteo di ballerini e musicisti – a cui si sono uniti i cittadini e i turisti – si è snodato per le vie della città: in Via Garibaldi troviamo “Lui e l’arte di andare nel bosco” di Luigi Mainolfi. In Piazza San Carlo troviamo un’opera di Nicola De Maria , “Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime” di Nicola De Maria. In Via Pietro Micca e Cernaia “Volo su…” di Felice Casorati e in Via Roma “Planetario” di Carmelo Giammello.
In tutto sono venticinque le luci che si accendono quest’anno, con sei novità, mentre l’opera simbolo è “Migrazione” di Piero Gilardi in Galleria Subalpina.
luci d'artista 2Quali sono le nuove installazioni? In via San Francesco d’Assisi “Il Mito” di Nello Ferrigno, una new entry arrivata da Salerno come anche “Mosaico”, di Enrica Borghi. In piazza Castello, dal lato di via Accademia delle Scienze, si trova un’altra nuova luce, “Mattang Lucente. La rete celeste di Gaia”, prodotta dall’Istituto Nazionale di Astrofisica per l’anno internazionale della Luce e ideata da Ugo Locatelli. Si tratta della ricostruzione luminosa di un antico “mattang” polinesiano, una mappa in bambù dei sistemi di correnti marine e venti, fabbricato dagli isolani per muoversi nell’arcipelago. Sono venticinque le luci che si accendono quest’anno, con sei novità, mentre l’opera simbolo è “Migrazione” di Piero Gilardi in Galleria Subalpina. E’ bello andare in giro per la città e scoprire le opere a mano a mano.

luci d'artista 1La mia preferita, da sempre, “Piccoli spiriti blu” al Monte dei Cappuccini. Una magia azzurra illumina come una corona il santuario rendendo la notte misteriosa e irreale. Dalla prossima settimana la città illuminata si riempirà di arte e di cultura. Giovedì inaugura Artissima. Sabato, ci sarà la consueta notte bianca con tutte le gallerie aperte per uno struscio colto, inusuale e divertente.Torino perde per qualche giorno la sua dignità riservata per diventare una allegra signora un po’ radical e un po’ chic. Quella delle Olimpiadi invernali. Indimenticabile.

Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it

La Grande Madre. Una mostra, a Milano, per celebrare il potere della donna.

La Grande Madre.

La Grande Madre. celebra il potere della donna

Venerata e invocata con nomi diversi da popolo a popolo, la Dea incarnava sempre e ovunque il potere femminile di dare la vita, era la Madre dal cui grembo ogni forma di vita scaturisce e a cui alla morte ritorna per poi ancora rinascere, come nell’eterno ciclo della vegetazione. Brigid, Nimue, Durga, Verdandi, Aa, Ambika, Cerere, Astarte, Lakshmi, Urd, Hel, Maman Brigitte, Oya Yansa, Skuld, Sedna, Kali. E ancora, Diana, Artemide, Athena, Venere, Tara, Yemanya, Isis, Sekhmet. I nomi della Dea sono centinaia presenti in ogni religione e tradizione.
la Grande madre Oggi, 25 agosto, a Milano inaugura “La Grande Madre”a Palazzo Reale. La mostra di Fondazione Trussardi in collaborazione con il Comune di Milano ideata per essere parte integrante di Expo in Città è una grande collettiva con opere di 127 fra artiste e artisti del Novecento curata da Massimiliano Gioni. Si tratta di un racconto iconografico della maternità e il tema scelto non è frutto del caso. Il titolo di Expo recita Nutrire il pianeta. Energia per la vita. Cosa ci può essere meglio di una madre per riunire la vita, il nutrimento e l’umanità?
Si tratta di una mostra grandissima che si estende lungo circa 2mila metri quadri al piano nobile di Palazzo Reale e ospita opere di artisti ultra famosi come Salvador Dalì, Frida Kahlo e Man Ray e figure meno note quali Niki de Saint Phalle, Louise Bourgeois e Mina Loy le cui carriere hanno raccontato un femminile per cui la maternità era problematica, negativa, oscura.
La prima parte del percorso si apre con i ritratti di idoli antropomorfi della Preistoria. Qui l’immagine della Grande Madre emerge in tutta la sua prepotenza come simbolo femminile di fertilità. Un’immagine archetipica che mi colpisce sempre perché la ritengo fonte di ispirazione per ogni donna. Una sezione espositiva è dedicata alle “avanguardie storiche”, in particolare al Futurismo, con opere, tra le altre, di Benedetta, Umberto Boccioni, Valentine De Saint-Point, Mina Loy, Marisa Mori e Regina; al Dada, con il riferimento al mito della donna meccanica attraverso le opere di Francis Picabia, Marcel Duchamp, Man Ray, Sophie Taeuber-Arp e Hannah Höch; e al Surrealismo con, tra l’altro, la presentazione di 50 collage originali di Max Ernst dalla serie The Hundred Head Headless Woman, e opere e documenti di André Breton, Hans Bellmer, Salvador Dalí, Leonora Carrington, Frida Kahlo, Dora Maar, Lee Miller, Meret Oppenheim, Dorothea Tanning. Marinetti, nel famoso “Manifesto Futurista” denigra la donna e il femminile. Il salto di consepovelezza è immenso e ben evidente nella seconda parte della mostra. Gioni seleziona i lavori di Louise Bourgeois, intorno a cui si dispongono artiste degli anni ’60 e ’70 quali, per esempio, Magdalena Abakanowicz, Ida Applebroog, Lynda Benglis, Judy Chicago, Eva Hesse, Dorothy Iannone, Yayoi Kusama, Anna Maria Maiolino, Ana Mendieta, Marisa Merz, Annette Messager, Carla Accardi, Joan Jonas, Yoko Ono, Martha Rosler, Sherrie Levine, Ketty La Rocca.
frida khaloSi arriva quindi agli anni ’80 con Katharina Fritsch, Cindy Sherman e Rosemarie Trockel, e agli ’90 di Rineke Dijkstra, Sarah Lucas, Catherine Opie, Marlene Dumas, Pipilotti Rist e le post-umane Nathalie Djurberg e Kiki Smith. La selezione delle opere più vicine a noi comprende la la prima presentazione in Italia della serie di ritratti realizzati da Nicholas Nixon, Brown Sisters.
Molto interessante la performance Teaching to walk, dell’artista slovacco Roman Ondák a cui si affianca la open call su Instagram con l’hashstag #TeachingToWalk. E’ possibile postare e condividere le foto dei primi passi propri e degli altri per testimoniare il distacco fisico dalla “grande Madre”. Tutte le foto saranno raccolte in un album che potrà essere sfogliato sul sito www.lagrandemadre.org. La mostra è a pagamento. Da visitare.
Emanuela Negro-Ferrero – enf@innamoratidellacultura.it – twitter@emanegroferrero

Modigliani in mostra alla Gam di Torino. Molto bohèmien.

 La mostra è prodotta da Skira e il curatore, Jean Michel Bouhours, ha selezionato con estrema perizia solo 12 disegni di Modigliani e due sculture.

La mostra è prodotta da Skira e il curatore, Jean Michel Bouhours, ha selezionato con estrema perizia solo 12 disegni di Modigliani e due sculture.

Non bisogna farsi ingannare dal titolo. La mostra dedicata a Modigliani esposta da venerdì – 13! –  alla Gam di Torino  con il titolo “Modigliani e la Bohème di Parigi”  e prenotabile sul sito www.modiglianitorino.it su 90 opere, solo 8 pochine sono del grande maestro livornese. La mostra merita, molto bella e interessante, ma la sezione più ampia è dedicata alla Parigi del periodo bohèmien e offre quindi tutt’altro tipo di contenuto.  La mostra è  prodotta da Skira e il curatore, Jean Michel Bouhours, ha selezionato con estrema perizia solo 12 disegni di Modigliani  e  due sculture.

Il percorso, che inizia con Modigliani, si snoda fra pareti e divisori azzurro carta da zucchero, con opere intense, colorate e affascinanti di grandi artisti :Picasso, Chagall, Fattori Utrillo, Soutine, Brancusi, Dufy,

Il percorso, che inizia con Modigliani, si snoda fra pareti e divisori azzurro carta da zucchero, con opere intense, colorate e affascinanti di grandi artisti :Picasso, Chagall, Fattori Utrillo, Soutine, Brancusi, Dufy,

Amare la cultura significa anche e soprattutto andare alle inaugurazioni . Sono occasioni preziose perché consentono di  stazionare davanti alle opere senza incorrere nei rimbrotti di chi attende il suo turno.  Di  incontrare  amici e conoscenti in un clima informale. Interessante e misteriosa la   testa femminile. ,Ricorda in maniera impressionante  quella del famoso scherzo organizzato anni fa proprio a Livorno da un gruppo di studenti.  Guardando bene e leggendo le spiegazioni, in effetti si nota   la forte influenza  dell’arte africana, nella stilizzazione e semplificazione estrema dei tratti. Il collo lungo, gli occhi a mandorla.  Modigliani nel suo purismo è molto africano.  Il percorso, che inizia con bellissimi ritratti di Modigliani, si snoda fra pareti e divisori di un bel colore azzurro carta da zucchero e continua, dopo le sculture, con le opere intense, colorate e affascinanti di grandi artisti :Picasso, Chagall, Fattori Utrillo, Soutine,  Brancusi,  Dufy.

testa femminile che, non so se mi sbaglio, ricorda molto quella del famoso scherzo organizzato anni fa proprio a Livorno

testa femminile che, non so se mi sbaglio, ricorda molto quella del famoso scherzo organizzato anni fa proprio a Livorno

La  natura morta di Setge Feral è un vero incanto . A onore del vero, non si tratta di una  mostra sul periodo bohèmien. Entrando ci si aspetta Modigliani. Non è andata così. Non eravamo pronti, non avevamo letto niente per prepararci. L’unica in casi come questo è di  andare a sensazione.  Forse è poprio questo l’approccio corretto all’arte. Allora, se emozione deve essere, che le opere in mostra siano meno numericamente parlando e più artisticamente divagando.

redazione – www.innamoratidellacultura.it

Shit and Die. Artissima 2014 ospita un Maurizio Cattelan cucito su misura per Torino.

Shit or die, la mostra di Maurizio Cattelan ad Artissima 2014

Shit or die, la mostra di Maurizio Cattelan ad Artissima 2014

Maurizio Cattelan ha scelto un titolo irriverente e provocatorio tratto da uno dei famosi slogan al neon di Bruce Nauman, per l’edizione 2014 di One Torino.

La sede scelta dall’artista milanese è lo storico Palazzo Cavour, un  magnifico  edificio  nel centro cittadino con ampi saloni affrescati e un grande scalone monumentale. L’artista ha ideato insieme a due giovani curatrici, Myriam Ben Salah e Marta Papini, un percorso diviso in sette sezioni differenti, ognuna dedicata  a un aspetto peculiare della città .

Shit or die mostra di Maurizio Cattelan ad Artissima 2014

Shit or die mostra di Maurizio Cattelan ad Artissima 2014

La mostra è composta da un insieme eterogeneo di oggetti d’arte, pezzi di design e opere prese un po’ da collezioni private e in parte dalle istituzioni cittadine e altre opere create appositamente per la mostra e che richiamano il tema esistenziale della vita e della morte. L’allestimento, molto complesso,  presenta lavori di artisti affermati accanto a quelli di giovani emergenti.

La mostra inaugura il 5 novembre e termina l’11 gennaio.

www.artissima.it

Redazione – www.innamoratidellacultura.it

Al Castello di Rivoli, il “Ritratto dell’artista da giovane”

Pillole d’arte

Quest’anno, il Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea festeggia i suoi trent’anni e numerosi sono gli eventi che accompagnano questo grande evento.

Tra le rassegne che avvicinano il museo alla data fatidica, abbiamo  trovato molto interessante la mostra “Ritratto dell’artista da giovane“, un’edizione speciale della Borsa per Giovani Artisti Italiani dove, per la prima volta, vengono presentati insieme i lavori dei candidati più meritevoli che hanno preso parte alla Borsa. Francesco Arena, Rossella BiscottiLara Favaretto, Marzia MiglioraMarinella SenatoreSeb Patane, sono solo alcuni dei nomi degli artisti protagonisti.

Tra incontri e similitudini, distanze e differenze, il progetto espositivo, che prende in prestito il titolo dall’omonimo libro di James Joyce, ci invita ad esplorare il percorso seguito dai vari artisti nel tempo e, soprattutto, ci offre un ‘ritratto’ dell’arte italiana negli ultimi dieci anni e della sua evoluzione.

Da un lato, c’è la storia della Borsa che riflette anche quella del Museo e, dall’altro, si ritrova l’impegno di un’iniziativa pensata per sostenere la ricerca artistica e promuovere l’arte italiana, in un contesto come il nostro, dove le difficoltà e i problemi che s’incontrano per ‘aiutare’ la cultura a crescere sono sempre più numerosi.

Vi lasciamo  con alcune foto della mostra, che potrete vedere fino al 21 settembre.  ☛  Qui tutte le info sul progetto, a cura di Marcella Beccaria.

Ritratto dell'artista da giovane Ritratto dell'artista da giovane Ritratto dell'artista da giovane Ritratto dell'artista da giovane Ritratto dell'artista da giovane Ritratto dell'artista da giovane 07_rivoli

Arte e Resilienza. A Torino una mostra curata da Luciana Littizzetto e Caterina Fossati

L’arte che guarda al futuro… con ottimismo

 Finalmente una mostra che non fa dell’autodistruzione e dell’autoreferenzialità i suoi punti di forza. Succede a  Palazzo Saluzzo Paesana che, fino al 19 settembre, ospita “Resilienze 2.0“, un progetto espositivo a cura di Luciana Littizzetto e Caterina Fossati.

“Da quello che si legge, si vede, si ascolta in giro, c’è un generale senso di non futuro. Anzi. Non si tratta neanche più di senso ma di profonda convinzione che nulla possa veramente cambiare. Che il passato è stato, il presente non soddisfa e il futuro latita. Questo si respira anche nel mondo dell’arte dove pochi sono i segnali di modernità e di ricerca e molti quelli di stasi. Le opere “Stanno” come in un lunghissimo fermo immagine. Quasi che non ci fosse più voglia e soprattutto tempo per inventare, cambiare, rinnovare, essere di nuovo.”

Resilienze 2.0

Partendo da questa ‘condizione’, le due curatrici hanno invitato 10 artisti, italiani e internazionali, a declinare il concetto di resilienza, intesa come capacità di reagire all’usura del tempo e della crisi, di affrontare e superare le avversità, di tenersi in equilibrio nonostante tutto.

Resilienze 2.0

L’arte è stata così chiamata a indagare la possibilità, a declinare di nuovo una qualche forma di futuro. Perché il domani c’è. Tocca solo esercitare di nuovo gli occhi a vederlo. La risposta è stata immediata, plurale e poco scontata. Ogni artista ha indicato in modo personalissimo la propria direzione. C’è chi l’ha fatto con il colore,(Mizokami Kazumasa), chi con l’ironia (The Bounty Killart), chi con la leggerezza della sospensione (Valerio Berruti) e chi con la provocazione (Nicus Lucà).

Resilienze 2.0

Andate a dare un’occhiata e leggete la vostra visione. Vi lascio con un invito a visitare questa mostra e con una riflessione: “I problemi non si risolvono: si superano. Questo è il segreto. Provare a scavalcare il presente e ridare un senso al futuro.”

Redazione – www.innamoratidellacultura.it

Nicus Lucà - L'IGNORANZA

 

Una rete d’arte internazionale per Torino e una grande mostra nel 2015 per Joan Mirò

Pillole d’arte

È fresca la notizia che il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid e i Musei di Torino sigleranno un accordo pluriennale di cooperazione.

Torino fa rete non solo all’interno con un solido sistema di arte contemporanea, ma anche all’esterno, ampliando le proprie relazioni con le principali istituzioni museali internazionali, tra cui rientrano anche l’Ermitage di San Pietroburgo, il Guggenheim e il Metropolitan di New York, il Musée d’Orsay di Parigi, il British Museum di Londra e molti altri.

La collaborazione con il museo madrileno porterà in città nel 2015 Joan Miró, con una mostra che ospiterà 60 opere, molte delle quali mai uscite dai confini spagnoli. Finalmente a Torino potrò rivedere uno dei miei artisti preferiti! Ma non finisce qui, perché altre cooperazioni nasceranno da questo accordo, tra cui quella della Casa del Lector con il Circolo dei Lettori, della Cineteca nazionale con il Museo del Cinema, del Centro de arte contemporanea con Artissima e tra gli Archivi delle due città. E ancora, tra gli assessorati alla cultura si avvieranno anche programmi di scambio di giovani artisti e iniziative comuni di promozione turistica.

L’arte si fa strada, il 2015 è in arrivo e la rete è sempre più forte. Segno che la collaborazione a sostegno della cultura funziona, sempre.